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Videogame, Stato di Washington in difesa di sviluppatori e loot boxes

28 gennaio 2020 - 09:55

Nello Stato di Washington presentate due proposte di legge per tutelare gli sviluppatori di videogame da eventuali class action (salvando le loot boxes).

Scritto da Redazione
Videogame, Stato di Washington in difesa di sviluppatori e loot boxes

"Tutelare gli sviluppatori di giochi e gli editori che fanno affari nello Stato".

È l'obiettivo delle modifiche a due progetti sul gioco bipartisan presentati al Senato e alla Camera dei rappresentanti dello Stato di Washington.

Per proteggere gli sviluppatori da eventuali class action le proposte modificano la definizione di "giochi d'azzardo illegali" nella legislazione statale esistente per escludere specificamente la maggior parte dei videogiochi.

Il testo modificato recita: "Ai fini di questa sezione, i 'giochi d'azzardo illegali' non includono i giochi d'azzardo online se giocati esclusivamente a scopo di intrattenimento con oggetti virtuali se tali oggetti virtuali possono essere utilizzati solo per il gioco e non possono essere, per i termini di servizio del gioco, trasferiti, scambiati o riscattati per denaro o proprietà". 
 
Ciò includerebbe sicuramente le loot boxes (le "casse premio" dei videogame), poiché la maggior parte dei giochi proibiscono il commercio di beni virtuali attraverso i loro termini di servizio. Il ragionamento è simile a quello usato dalla Gambling Commission del Regno Unito nel 2017, quando l'organizzazione ha dichiarato che le loot boxes non sono gioco d'azzardo in quanto non possono essere incassati soldi spendibili nel mondo reale. (Sebbene il sentimento del Regno Unito sia tutt'altro che stabile, in quanto il direttore della salute mentale del Servizio sanitario nazionale ha suggerito che le loot boxes "incoraggino i bambini a giocare d'azzardo").
 
Ma mentre il testo sembra coprire le loot boxes l'obiettivo specifico di queste proposte è probabilmente quello di proteggere i social games "finti giochi di d'azzardo".
I due progetti di legge - Hb 2720 e Sb 6568 - affermano che "azioni legali di classe presentate di recente" potrebbero avere un effetto negativo sugli sviluppatori di giochi locali.
“Queste azioni legali, se decise negativamente per le società di giochi, rappresentano un rischio finanziario sostanziale per lo sviluppo di videogiochi in questo Stato. Esiste l'ulteriore possibilità che le società con sede a Washington trasferiranno la loro base operativa in altri Stati, il che rimuoverà migliaia di posti di lavoro dallo Stato e un importo attualmente incalcolabile, ma materialmente significativo, di dollari delle tasse".
 
Entrambi i progetti di legge sono stati introdotti nelle rispettive camere, ma non sono state prese decisioni sulla loro attuazione. La trattazione della Hb 2720 è prevista per l'udienza pubblica di oggi, 28 gennaio.
 
La questione anche se "geograficamente lontana" rispetto all'Italia pone l'accento su come il governo statale cerchi di tutelare gli operatori del settore dell'intrattenimento, anche per tutelare sé stesso (e le entrate che potrebbe perdere in caso di colpi all'economia legata al mondo dei videogame). Tutt'altra storia rispetto al nostro Paese, dove il settore non ha finora riscosso l'attenzione della politica, se non per chiedere limitazioni alla vendita per "tutelare la salute psichica dei minori". Una richiesta senza dubbio importante e doverosa, ma che non trova bilanciamento in un supporto istituzionale, che in Paesi come la Polonia, la Romania e la Germania ha favorito non poco il comparto.
 
 

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