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Ippica: le soluzioni per il rilancio dal punto di vista degli operatori

25 febbraio 2014 - 08:52

Si è parlato di ippica ieri a Napoli, in occasione del convegno ‘Ippica Futura’. “È stato un convegno molto partecipato e ho invitato i presenti a non disperdere il lavoro fatto ed incontrarsi quanto prima per presentarsi uniti al nuovo Ministro Martina, richiedendo la istituzione di un tavolo della filiera che possa accompagnare il complesso lavoro del Dipartimento delle politiche ippiche, in attesa che divenga pienamente operativa la riforma attualmente all’esame del Parlamento”, afferma il presidente del Coordinamento Ippodromi, Attilio D’Alesio.

Scritto da Sm
Ippica: le soluzioni per il rilancio dal punto di vista degli operatori

“Ci auguriamo quindi che questo invito venga accolto da tutte le rappresentanze del settore e che nei prossimi giorni si riesca ad organizzare un nuovo e operativo incontro tra il Comitato Nazionale del Galoppo, la Federazione Nazionale del Trotto, Snai e gli ippodromi, per i quali auspichiamo la nascita, come è avvenuto per le categorie del trotto e del galoppo, di una nuova Federazione nazionale che li rappresenti tutti”.

 

IMPRENDITORI IPPICI - È intervenuto anche il presidente di Imprenditori Ippici, Enrico Tuci, che aggiunge: Credo sia inutile esprimere per l’ennesima volta il disagio a cui, noi ippici, siamo stati costretti negli ultimi anni. La domanda che pongo a tutte le componenti del settore è molto semplice: Intendete continuare a lavorare ed investire in un sistema di questo tipo? Tutti quanti noi vogliamo il cambiamento e vogliamo fortemente rilanciare questo settore, che ha delle potenzialità enormi.

Il modello che noi proponiamo prevede una entità composta dai migliori imprenditori del settore che si facciano carico della gestione dell'ippica sotto il controllo dello Stato. Occorrerà stabilire dei requisiti, di serietà e di imprenditorialità, con i quali sarà identificata una ampia base di imprenditori, che devono essere i migliori del settore, che si facciano carico di gestire e di governare il settore. Questo non deve escludere nessuno, perché tutti saranno affiliati, ma, attraverso libere elezioni, dovrà emergere un gruppo di persone che abbiano una visione imprenditoriale che consenta al settore di essere gestito come una azienda. Una azienda che vuole crescere e produrre un benessere diffuso per tutta la filiera. Le associazioni, lo dico con fermezza, saranno fondamentali perché dovranno avere un ruolo di stimolo e di controllo sull’operato della governance e, soprattutto, dovranno comporre gli enti tecnici”. Tuci vuole poi fare chiarezza sul nome del progetto: “Il nostro progetto si è, da sempre, chiamato Lega Ippica Italiana nella proposta fatta attraverso il Pd e si è da sempre chiamato Unione Ippica Italiana in quella portata avanti dal Pdl. Per capirci, in questo momento sto utilizzando il nome Lega Ippica Italiana perché, di fatto, è quello attualmente riportato nell’art. 14 della Delega Fiscale. Fortunatamente molti di noi hanno recentemente partecipato e toccato con mano i sistemi ippici degli altri paesi europei, in particolare quelli del trotto sono stati spesso a correre in Svezia, in Francia ed in altri paesi che ci hanno dimostrato come potremmo essere. Voi credete che possa esistere una Ippica italiana diversa da quello che abbiamo visto in questi paesi?”.

 

LE SOLUZIONI – Secondo Tuci “giunti al punto in cui siamo, produrre le risorse necessarie sarà la vera sfida. Se andiamo ad analizzare le entrate del settore possiamo facilmente vedere che le scommesse ippiche sono state boicottate, trascurate, ammazzate dall’incuria e, forse, anche da chi aveva altri interessi. Bisognerà però ripartire da queste. Ma per vendere qualsiasi prodotto bisogna che il prodotto sia attraente. Il nostro prodotto è la corsa dei cavalli e tutto quello che avviene poco prima e poco dopo. In Italia il pubblico ha una pessima stima del nostro settore, bisogna invertire la tendenza e per questo serve una grande disciplina. Per tornare ad avere corse belle e pulite servono regole chiare e chi non le rispetterà andrà fuori dal sistema. Per questo motivo è assolutamente necessario che la giustizia sportiva e la disciplina siano nelle mani di Lega Ippica Italiana, esattamente come in tutti i paesi del mondo ed in tutte le Federazioni sportive del mondo. Per questo serve il vincolo di giustizia e la clausola compromissoria. E, a tal proposito, vorrei specificare, perché su questo tema si sono dette cose che non corrispondono al vero, che la clausola compromissoria non significa il dover rinunciare al diritto alla difesa, ma l’impegno a farsi giudicare dalla giustizia sportiva accettandone, dopo i vari gradi di giudizio, la sentenza definitiva.

La legge, poi, dovrà dare a Lega Ippica Italiana ampia possibilità di intervento sulla proposta delle scommesse ippiche, altrimenti non potremo mai raggiungere l’autonomia finanziaria, che è il nostro obiettivo nel giro di 3 o di 5 anni al massimo. Mentre si tenta un rilancio delle scommesse, potranno esserci altre entrate aggiuntive che consentano il rilancio? Certamente. Dovranno esserci. Lo Stato dovrà mantenere gli impegni esistenti, e mi riferisco in particolare alla legge 185, che compensava tutti i soprusi che il settore ha subìto negli anni. Non saranno le cifre sostanziose degli anni passati, ma questo ci spetta e guai a chi ce lo tocca. Ma dobbiamo anche sfruttare il fermento che sta avvenendo nel settore dei giochi. Abbiamo infatti una grande potenzialità, la legge delega ci consente di avere un grosso vantaggio dalla raccolta di qualsiasi gioco negli ippodromi. Già oggi molti ippodromi sono aperti a tutti i giorni e raccolgono scommesse ippiche e sportive, molti di questi hanno già aree adibite a slot machine o Vlt, due dispongono anche di una sala bingo, situazioni che, al momento, non portano un centesimo all’ippica. Purtroppo sono partite anche le corse virtuali e anche queste non stanno portando un centesimo all’ippica, pur sfruttandone i canali di vendita e l’immagine. Gli ippodromi italiani, con la nostra riforma, otterrebbero lo status di ‘punto privilegiato degno di tutela pubblica’ che si manifesterebbe nel rapporto economico tra l’ippodromo ed Aams e che riconoscerebbe a Lega Ippica Italiana una forte remunerazione delle imposte raccolte su tutti giochi commercializzati in ippodromo con il vincolo di destinarli al montepremi e alla manutenzione degli ippodromi stessi. Dalle corse virtuali, invece, arriverebbe al settore il 50% del prelievo erariale.

Tutti gli ippodromi devono avere un ruolo. Ma sia chiaro che questo ruolo se lo dovranno inventare, se lo dovranno costruire, perché le risorse, in Italia, per mantenere 40 ippodromi in maniera assistenzialistica non ci sono e non ci saranno mai più.

Sarà fondamentale che tutti capiscano che le risorse dobbiamo produrcele e chi non porta risorse, chi non valorizza le nostre corse e i nostri cavalli, chi non contribuisce a creare nuovi proprietari, nuovi appassionati, nuovi scommettitori, non sarà premiato economicamente, indipendentemente dal fatto che sia piccolo o grande, in una grande città o in provincia.

Ma abbiamo una emergenza ancor più impellente di quella economica e di quella organizzativa: dobbiamo, da subito, salvare e rilanciare il ruolo dell’allevamento e del proprietario ed il valore del cavallo da corsa. Se non interveniamo subito su queste leve il settore morirà per mancanza di puledri, di cavalli da corsa e di proprietari. Da subito serve un intervento strutturale sull’allevamento, che non tolga risorse al montepremi, e una forte azione che metta il ruolo del proprietario al centro di tutto, primo attore protagonista, ed organizzare un sistema di pagamenti dei premi che tuteli non solo il proprietario, ma anche l’allenatore, il driver, il veterinario, il trasportatore e tutta quanta la filiera”.

 

COMITATO NAZIONALE GALOPPO - Pio Bruni, rappresentante del Comitato Nazionale Galoppo, aggiunge: “A questo punto a me sembra che il primo problema sia quello delle risorse. Se non si risolve, l’ippica è destinata a morire e noi a sognare tempi non più ripetibili. La situazione economica del Paese non lascia spazio ad illusioni. L’unica fonte sicura sono (come in tutti i Paesi) le scommesse ippiche, che appunto perchè non è un gioco sui numeri, va attentamente programmata. La Tris, una volta colonna dei ricavi, banalizzata e non più redditizia sotto nessun profilo. Bisogna tornare a due o tre Tris settimanali ma veramente giocabili ed attraenti. Si è fatto proprio ora un regolamento che forse è peggiorativo. Il quartè e il quintè che non decollano per non parlare di V7. Prelievi da rivedere. Tipi di scommesse nuove da monitorare attentamente. Il totalizzatore nazionale va unificato ma non a svantaggio del monte premi. Un palinsesto da studiare attentamente e da rivedere. Una televisione che sta pian piano e con fatica migliorando ma è ancora lontana da quanto sarebbe necessario per coinvolgere un pubblico più ampio e non limitato agli addetti ai lavori. Le corse estere sono necessarie ma va fatta una scelta di corse più vicine alla conoscenza dello scommettitore (parlo di corse francesi specie per il trotto e di corse inglesi o estere di eccellenza, o corse in cui siano impegnati cavalli, fantini, guidatori, allenatori italiani). Particolare attenzione va posta per la scommessa a quota fissa che è stata la madre delle scommesse ippiche in tutti i Paesi certo oggi possibile solo su corse di alta qualità ed aperte. Premessa indispensabile è che allo scommettitore (che è il nostro cliente) venga offerto un prodotto di qualità e assolutamente affidabile per correttezza e regolarità (mi riferisco a doping, disciplina, osservanza dei regolamenti), senza di che è facile capire il calo della scommessa ippica. Oggi, i proventi delle scommesse non bastano. E’ necessario che lo Stato accompagni, per un certo periodo come previsto, lo sforzo di riorganizzazione e che sui ricavi delle giocate delle corse virtuali una buona percentuale sia riservata all’ippica. Come pure una percentuale più modesta sui ricavi delle slot machine e videogiochi. Altre risorse possono provenire da contributi comunitari per l’allevamento, sponsorizzazioni, vendita di immagine, ecc. Importante argomento è riportare pubblico negli ippodromi. I Comuni, specie quelli proprietari di impianti, devono rendersi conto del contributo di immagine e di turismo che possono ottenere con le corse. Io avevo anche proposto di approfondire la possibilità di riservare agli scommettitori nell’ippodromo un vantaggio sulla quota.

Gli ippodromi devono operare con ogni mezzo per aumentare l’affluenza.

Cesena è sempre stato un esempio.

A Milano, nell’ultimo periodo una mirata comunicazione attraverso i principali giornali (Corriere della Sera e Gazzetta) unita ad una curata ricezione e rinnovata dignità dell’ambiente. ha già dato notevoli risultati.

Credo che il tema di oggi sia principalmente come costruire un soggetto capace di governare il settore. Si tratta di coinvolgere, in modo equilibrato, tutto il mondo dell’ippica che deve trovare concordia, democrazia, rispetto delle reciproche funzioni. La componente galoppo è assolutamente coesa e voglio indicare alcuni irrinunciabili principi: i rappresentanti delle categorie nella governance devono essere designati dal Ministero dell’Agricoltura scegliendo tra una rosa di candidati proposti dalle Associazioni di Categoria con personalità giuridica riconosciuta o, in assenza, da quella maggiormente rappresentativa. Le Associazioni rappresentano la memoria storica e tecnica del settore. Garantiscono il contatto con la base reale e sono espressione vera di democrazia. Anche il cavallo da sella deve essere rappresentato. Gran parte degli attuali problemi nascono dalla mancanza di un organo tecnico. Ciò rende necessaria la costituzione di consulte per ciascun settore che abbiano fra i compiti principali: calendario, programmazione, regolamenti tecnici, programmi allevatoriali e di sviluppo agricolo, ecc. Il parere di tali consulte dovrà essere vincolante. Mi sembra che anche il mondo del Trotto, che ha costituito recentemente un raggruppamento per una rappresentanza unitaria, sia sulla stessa linea”.

Per Cesare Meli (Federnat) l’Italia ha i migliori cavalli del mondo ma è convinto che “la gente non sappia dove si trovino gli ippodromi. Dobbiamo far sapere quanto e’ bello lo spettacolo delle corse”.

Il deputato di Forza Italia, Paolo Russo, componente della Commissione Agricoltura alla Camera ribadisce invece la necessità dell’affidamento diretto della gestione ippica alla filiera privata e del solo compito di controllo lasciato al Ministero.

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