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D'Alesio (Coord.Ippodromi): "Separare filiera ippica e scommesse"

08 marzo 2014 - 09:30

“La necessaria riforma dell'ippica di cui tanto si discute in ogni sede dovrà fondarsi su un nuovo principio fondamentale: la netta separazione tra ippica e scommesse”. Lo afferma il presidente del Coordinamento Ippodromi, Attilio D’Alesio, il quale aggiunge: “Le scommesse devono essere riformate e su cui devono lavorare Monopoli, concessionari, Confindustria giochi e Ministero dell’Economia.

Scritto da Sara Michelucci
D'Alesio (Coord.Ippodromi): "Separare filiera ippica e scommesse"

A noi filiera ippica, insieme al dipartimento delle politiche ippiche del Mipaaf, spetta il compito di agire per una riforma profonda del prodotto corsa, delle regole, della tutela del cavallo, della governance del settore, del rilancio degli ippodromi e dello spettacolo ippico. Dal 1998 con le leggi 662 e169 questo principio è stato affermato dal legislatore, ma la nostra Unire non lo ha mai fatto suo, anzi ha continuato, pur non avendo alcuna competenza, a ‘confondere e mescolare’ ippica e scommesse. E noi ippici abbiamo assecondato questa confusione e così è nato il tutto e di più: dalle matinee, ai palinsesti, alle corse nazionali, ai due totalizzatori, alle sette tris giornaliere, a improponibili scommesse come la V7 e nel frattempo perdevamo pubblico, passione, cavalli, ruolo e competenze. Eppure, proprio nello stesso anno il Coni, le cui risorse fino a quel momento dipendevano tutte dai proventi del Totocalcio, si staccò nettamente dal gioco e fece proprio bene. Infatti non abbiamo mai sentito un presidente del Coni parlare di scommesse sportive o un presidente di una società di calcio parlare di quanto si sia scommesso sulla partita della sua squadra o un giocatore o un allenatore discutere di riforma delle scommesse sportive e questo vale per il ciclismo, per il Basket e per tutti gli sport sui quali ci sono scommesse sportive. Nessun di  loro è preoccupato di quanto incassano le scommesse virtuali che nel mese di febbraio hanno raggiunto la bella somma di 90 milioni, mentre noi ippici siamo disperati anche perché le scommesse ippiche hanno perso in due mesi il 47% rispetto ai primi due mesi del 2013. Si facciano le necessarie Riforme delle scommesse ippiche e la Francia  può rappresentare un punto di riferimento e noi filiera dobbiamo collaborare, ma soprattutto dobbiamo preoccuparci di fare bene il nostro lavoro. Come fa il Coni che svolge il suo lavoro occupandosi di sport, come fanno le leghe sportive e le federazioni sportive, mentre Aams e i concessionari delle scommesse fanno il loro lavoro. Ebbene noi ippici dovremo fare altrettanto: preoccuparci dei nostri cavalli (gli atleti), dei nostri professionisti (allenatori, fantini, guidatori), dei nostri lavoratori, dei nostri teatri (ippodromi), dei nostri appassionati (proprietari) e dei nostri imprenditori agricoli (allevatori) e delle nostre corse e del pubblico. Questo è il compito che la legge ci affida e per questo il settore è amministrato dal Ministero delle Politiche Agricole e le risorse economiche destinate all’ippica sono iscritte nel bilancio del Ministero e sono stabilite annualmente dalla legge di Stabilità. Questo è il quadro legislativo in essere, prendiamone piena consapevolezza e lavoriamo per una riforma che sviluppi questi principi”.

 

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