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Il trotto minaccia lo sciopero e l'ippica si divide

23 giugno 2014 - 08:07

Da oggi il trotto, come annunciato mercoledì scorso dalla Federazione Nazionale del Trotto, si asterrà dalla dichiarazione dei partenti. “Arrivati a questo punto dopo l'invito alla Federazione Nazionale Trotto, di cui Siag fa parte, dovremo solo aspettare che il direttore generale del Ministero dell'Agricoltura, Emilio Gatto, al quale facciamo riferimento, ci fornisca le risposte ufficiali sui pagamenti dell'ultimo trimestre 2012, sul pagamento del corrente e da chi sarà corrisposto, ovvero se dal dirigente delegato o dall’Ucb, sul pagamento dei rimborsi Tris e sul calendario 2014 e rispettivo montepremi.

Scritto da Sm
Il trotto minaccia lo sciopero e l'ippica si divide

La minaccia di astensione dei partenti per mancanza di fondi ha portato all’immediato invito per delucidazioni, dopodiché i portavoce della Federazione comunicheranno a tutta la filiera, le risposte ufficiali. Da quel momento tutta la filiera dovrà decidere democraticamente sul da farsi tramite le risposte ricevute. Non vediamo cosa possa cambiare nel dare i partenti invece di lunedì, martedì come già successo in altre situazioni (si ricorda che nell’ultimo stop la filiera ha dato i partenti alle 10,30 di sera)”, afferma il Siag.

 

Secondo il Comitato Lega Ippica italiana “le richieste di Fnt sono tutte assolutamente legittime, ma, a nostro avviso, è inadeguato lo strumento con cui spera di soddisfarle. Lo dimostrano i precedenti. Analizziamo gli elementi che abbiamo a disposizione. La legge dice che tra sei mesi il settore sarà consegnato agli ippici, che dovranno gestirlo attraverso la costituzione di Lega Ippica Italiana. Il Mipaaf, prima della ‘consegna delle chiavi’, dovrà chiudere i suoi bilanci e, al riguardo, usiamo il plurale, perché non si tratta solo di quello del 2014. Alla politica e alla burocrazia, ormai consapevoli che l’ippica non sarà più materia di cui occuparsi nell’ormai immediato futuro, interessa poco dei destini del settore, ma solo di chiudere i bilanci il più in pari possibile, da cui deriva un disinteresse su quanto accade, a meno che non sia fonte di risparmio (e lo sciopero lo è). Il disinteresse del Mipaaf nei confronti dell'ippica, peraltro, è alimentato dalla gestione a ‘compartimenti stagni’ del settore: in realtà noi siamo gestiti con un fisso annuale e ciò che produciamo è incamerato dal Mef, che non lo ‘rigira’ al Mipaaf. Ecco perché, tanto per fare un esempio, i soldi per acquistare i diritti sulle corse estere, che generano reddito, sono finiti a novembre e perché il Mipaaf non è incentivato ad investire per realizzare un utile migliore. Quali azioni intraprendere di fronte a una situazione simile? Abbiamo due strade: stringere i denti, credere nel futuro e provare ad arrivare il più ‘incolumi’ possibile (quindi senza perdere altre risorse con uno sciopero inutile) al momento in cui potremo finalmente gestire noi stessi, tutti insieme, democraticamente e seriamente il settore attuando tutte le riforme necessarie di cui parliamo ormai da oltre due anni. Continuare a rivendicare i nostri diritti e mendicare ad uno Stato ormai sordo alle nostre richieste e preoccupato solo di far quadrare i propri conti. Noi, ovviamente, siamo per la prima ipotesi. Uno sciopero, in questo momento, porterebbe solo danni agli ippici e un bel risparmio alle casse del Mipaaf, che eviterà di spendere soldi per l'organizzazione delle corse e per il montepremi e userà quelle risorse per fare bella figura al momento della chiusura dei bilanci”.

 

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