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Ippodromo Palermo, scommesse illegali: arresti fra fantini e scuderie

12 dicembre 2018 - 11:45

Nove indagati per scommesse illegali e associazione mafiosa all'ippodromo di Palermo, coinvolti reggenti di Cosa nostra, fantini e proprietari di scuderie.

Scritto da Francesca Mancosu
Ippodromo Palermo, scommesse illegali: arresti fra fantini e scuderie

Nubi nere si addensano nuovamente sull'ippodromo di Palermo, chiuso qualche mese fa dopo l'interdittiva antimafia emessa a carico della società che lo gestiva per infiltrazioni criminali nelle scommesse.

All’alba di oggi, 12 dicembre i Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal Gip del Tribunale di Palermo nei confronti di 9 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso e frode in competizioni sportive.

 

L’attività d’indagine, denominata convenzionalmente “Corsa nostra”, si legge in una nota dei carabinieri, ”costituisce l’approfondimento di alcuni elementi investigativi acquisiti nell’ambito dell’operazione Talea, che, a dicembre del 2017, aveva portato alla disarticolazione degli organigrammi dei mandamenti mafiosi palermitani di San Lorenzo e di Resuttana e che aveva già fatto parzialmente emergere anche le infiltrazioni di Cosa nostra all’interno dell’ippodromo La Favorita di Palermo”.
 
Lo sviluppo “di tali elementi investigativi - che avevano portato il Prefetto di Palermo all’emissione, in via preventiva, di una misura interdittiva antimafia, il 9 dicembre 2017, nei confronti della società privata che gestiva l’ippodromo - consentiva ai militari del Nucleo Investigativo di Palermo di documentare come l’associazione mafiosa esercitasse sull’ippodromo di Palermo un controllo pressoché totale: richiedendo, attraverso addetti del settore 'vicini', una percentuale del volume d’affari dell’ippodromo, quantificabile in 4mila euro al mese; manipolando le corse ippiche attraverso alcuni storici fantini, vicini agli affiliati mafiosi, i quali minacciavano i colleghi in modo da alterare il risultato; lucrando sulle scommesse relative alle corse ippiche, effettuate sia presso gli sportelli presenti all’interno dell’ippodromo sia presso la rete delle agenzie esterne dislocate sul territorio, facendo confluire le relative vincite nelle casse dell’organizzazione mafiosa”, rilevano le forze dell'ordine.
 
 
In particolare, “le indagini facevano emergere che i responsabili di tutte le attività relative all’ippodromo per conto di Cosa nostra fossero i reggenti del mandamento di Resuttana.
I due uomini d’onore, in periodi storici diversi, si facevano affiancare da soggetti del mondo delle corse ippiche i quali si adoperavano per veicolare le direttive e far sì che diversi titolari di scuderie e fantini compiacenti ponessero in essere una serie di condotte fraudolente e di intimidazioni nei confronti degli altri colleghi finalizzate a consentire al prescelto di Cosa nostra di vincere la gara. Nel caso in cui uno dei fantini non si fosse sottomesso alle indicazioni provenienti dagli esponenti mafiosi, venivano poste in essere gravi ritorsioni nei suoi confronti: dalle minacce di morte (come rivelato dalle intercettazioni eseguite in questo segmento di indagine), agli attentati intimidatori (le investigazioni consentivano di accertare che ad uno di essi era stato bruciato un furgone per il trasporto cavalli) e alle aggressioni (con veri e propri pestaggi eseguiti nei confronti dei fantini)”, si legge ancora nel comunicato dei Carabinieri.
 
 
Le indagini hanno consentito anche di accertare che “almeno quattro corse ippiche, svolte tra il 2016 e il 2017 negli ippodromi di Palermo, Follonica e di Taranto, erano state palesemente truccate su mandato degli uomini d’onore siciliani.
Veniva accertato anche che grazie a queste alterazioni dei risultati delle corse ippiche, Cosa nostra realizzava ingenti profitti attraverso le scommesse”. Ma raccomandandosi attraverso i suoi uomini di “effettuare le scommesse in gran segreto, per evitare che gli appassionati del settore, a conoscenza di tale meccanismo di controllo, effettuassero le stesse puntate facendo emergere l’anomalia dai sistemi elettronici del Ministero (anomalia che avrebbe potuto comportare la sospensione della gara).
Nell’attuale provvedimento restrittivo viene contestato il concorso esterno nell’associazione mafiosa ad alcuni proprietari di scuderie e ad alcuni fantini, per aver collaborato, in un vasto arco temporale, con gli affiliati mafiosi al fine di realizzare il pieno controllo delle corse ippiche.
Gli attuali sviluppi investigativi hanno permesso, quindi, di contestare: il concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso nei confronti di due proprietari di scuderie e di 5 fantini; la frode in competizioni sportive a 3 degli odierni indagati, avendo alterato complessivamente il risultato di almeno 4 corse ippiche avvenute, tra il 2016 e il 2017, presso gli ippodromi di Palermo, Taranto e Follonica; il trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso, avendo i due uomini d’onore sopra citati trasferito la titolarità dei loro 3 cavalli da corsa a due prestanome. Tali animali, contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari personali, dovranno essere sottoposti a sequestro in quanto costituenti prodotto/profitto del reato”, conclude il comunicato. 
 

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