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Ippica, Roma Capitale quante falle: Tar accoglie ricorso HippoGroup

14 maggio 2021 - 16:38

Secondo il Tar del Lazio l'amministrazione della Capitale, oltre a errori di valutazione, ha applicato anche un eccesso di potere togliendo, nel 2017, la concessione alla Hippogroup Roma Capannelle Srl.

Scritto da Redazione GiocoNews
Ippica, Roma Capitale quante falle: Tar accoglie ricorso HippoGroup

Torna in discussione la gestione dell'ippodromo delle Capannelle di Roma. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di Hippogroup Roma Capannelle Srl (all'epoca dei fatti HippoGroup Roma Capannelle Spa), che dopo alcune vicissitudini nel novembre 2017 si vedeva annullata la concessione da una determinazione dirigenziale, la n. EA/12002/2017 del 15 novembre 2017 (n. repertorio EA/147/2017), con la quale Roma Capitale diffidava l'allora gestore a rilasciare l'impianto medesimo libero da persone e cose entro 180 giorni.

Hippogroup, all'epoca, gestiva l'ippodromo dal 2004, con una concessione stipulata per la durata di 12 anni (a scadenza quindi il 31 dicembre 2016), ma gli accordi contrattuali, come riporta anche il Tar, erano stati più volte rinegoziati a causa delle difficoltà finanziarie della società concessionaria, connesse alla grave crisi del settore ippico. In particolare, sottolinea il Tar nel motivare la sentenza, "con la Delibera della Giunta 199 del 2013, Roma Capitale accettava le richieste della società di modifica del piano concordatario, subordinando tale accettazione ad una serie di condizioni tra le quali figurava la presa in carico da parte della concessionaria presso l’impianto in gestione anche delle corse da trotto in ragione della chiusura dell’Ippodromo di Tor di Valle". 

Nel contempo la HippoGroup "accettava le condizioni poste da Roma Capitale e, in virtù della condizione concernente la presa in carico delle corse da trotto e la conseguente necessità di realizzare a tal fine la pista da trotto ed ulteriori opere accessorie, richiedeva un prolungamento della durata della concessione finalizzato alla sostenibilità degli investimenti programmati".

Fin qui tutto chiaro e lineare, ma già iniziano le prime falle nella burocrazia della Capitale. Nella delibera 199 del 2013 Roma Capitale non si pronunciava sul prolungamento richiesto, non escludendo tout court la possibilità di un prolungamento della concessione ma indicando che la stessa sarebbe stata subordinata alla successiva valutazione del progetto proposto.

Si arriva al 27 maggio 2014 quando, la HippoGroup presenta al Comune di Roma l’istanza di proroga della concessione alla quale tuttavia Roma Capitale risponde solamente in data 11 ottobre 2017, quando la concessione era già scaduta, comunicando alla società il preavviso di rigetto dell’istanza di proroga presentata nel maggio 2014. Un preavviso cui, il 15 novembre 2017, faceva seguito il provvedimento di diniego della proroga. Il documento citato inizialmente, per l'annullamento del quale HippoGroup ha portato Roma Capitale di fronte al Tar.

Ed ecco la sentenza del Tar, che accoglie la richiesta dell'azienda e dà torto al Comune di Roma ritenendo che il documento sia viziato da "un eccesso di potere per difetto di istruttoria e di motivazione" e stabilisce che Roma Capitale dovrà "effettuare un nuovo esame dell’istanza di proroga della concessione" tenendo conto di quanto previsto dal Regolamento per gli impianti sportivi di proprietà comunale dell'epoca, che all'articolo 11 prevedeva la possibilità di una proroga.

"Roma Capitale - continua il Tar - aveva già preso atto, nella Delibera della Giunta 199/2013, delle previsioni economico-finanziarie poste dalla concessionaria a fondamento della rideterminazione del piano degli investimenti" ma "nel prendere atto di tali previsioni la Giunta non ha escluso in radice la possibilità di un prolungamento della concessione, ma si è limitata a rinviare la valutazione".

A fronte di ciò "Roma Capitale - secondo il Tar - avrebbe dovuto svolgere una istruttoria idonea a verificare la sussistenza dei presupposti per l’accoglimento dell’istanza di prolungamento della concessione valutando non solo gli investimenti già effettuati, ma anche gli investimenti non ancora effettuati per cause non imputabili alla concessionaria". 

Il Tar rileva che "Roma Capitale non effettua alcuna valutazione degli investimenti programmati per il periodo successivo alla naturale scadenza della concessione (2016-2028), ma si limita a rilevare che gli investimenti già effettuati sono stati compensati dalla riduzione del canone". 

Considerando tutti questi elementi il Collegio ritiene dunque che "il provvedimento impugnato debba essere annullato in quanto viziato da eccesso di potere per difetto di istruttoria e motivazione e che, per l’effetto, Roma Capitale debba effettuare un nuovo esame dell’istanza di proroga della concessione".

Il Tar del Lazio non ritiene tuttavia dovuto il risarcimento richiesto da HippoGroup, considerando la "riduzione del canone", e la "proroga della concessione che nei fatti è stata concessa da Roma Capitale sino alla data odierna in forza di una sospensione del provvedimento impugnato che l’Amministrazione ha spontaneamente disposto".

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