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Sbc Digital Italia: 'Regole e revisione scommesse per rilanciare l'ippica'

28 luglio 2021 - 13:32

Dal panel ' La nuova immagine dell'ippica' di Sbc Digital Italia emerge fra gli operatori una visione pressoché comune in tema di scommesse e governance, ma con un'importante eccezione.

Scritto da Redazione
Sbc Digital Italia: 'Regole e revisione scommesse per rilanciare l'ippica'

Una governance chiara, un progetto che riporti il pubblico negli ippodromi, e una revisione della tassazione sulle scommesse legate alle corse. Questi i capisaldi del rilancio del settore secondo i protagonisti del panel "La nuova immagine dell'ippica" tenutosi oggi, 28 luglio, nell'ambito di Sbc Digital Italia, il nuovo evento di riferimento per l'industria del gioco e delle scommesse, organizzato da Sbc e Gioco News, nel primo dei due giorni della conferenza ed esposizione online.

In apertura il moderatore Mauro De Fabritiis, di Mdf Partners, consulente delle principali aziende internazionali online e terrestri del gaming, sottolinea la necessità di una riforma dell'ippica, “caratterizzata oggi da una crisi profonda e irreversibile se non si pongono dei rimedi su nascite, calo degli appassionati, spopolamento degli ippodromi e assenza del settore dai media, in parallelo al tracollo delle scommesse”.

 

Tracciando uno scenario generale, De Fabritiis illustra le componenti su cui lavorare per invertire il trend, a cominciare da governance, visibilità mediatica e scommesse. Quest'ultimo è un elemento che può dare una spinta alla ripartenza dell'ippica; guardando al panorama internazionale si vede come l'Italia, contrariamente a Francia, Regno Unito e Stati Unit si trova in una fase discendente rispetto ai trend generale. Ad oggi la capacità delle scommesse di alimentare il settore è ridotto, che quindi poggia sul contributo statale.
Un ciclo che va invertito definendo un piano da coordinare e condurre per un'esecuzione ottimale. Al momento non c'è un piano con una regia unitaria, né lo strumento deputato a farlo a flessibilità gestionale per farlo.
Le scommesse sportive con una tassazione diversa dell'attuale potrebbero essere un volano per la ripresa, insieme ad altri interventi”.
 
Elio Pautasso, presidente di Federippodromi, partendo dai dati, evidenzia che i volumi delle scommesse ippiche attuali non sono in grado di sostenere la filiera anche con una riforma delle scommesse. Non si può prescindere da un sostegno pubblico, come accade per altri comparti, dall'agricoltura alla cultura, poi, sì, è necessaria la riforma già contenuta nella Finanziaria del 2018, finora attuata solo in parte con l'introduzione del palinsesto complementare ippico.
Noi società di corse non siamo ancora riuscite a firmare un disciplinare con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, e ciò impedisce di accettare scommesse a quota fissa sul palinsesto complementare negli ippodromi.
Altro punto è il prelievo erariale, servirebbe a rivitalizzare le scommesse ippiche, cosi come il lancio di un nuovo prodotto alfanumerico, magari con un nuovo concessionario.
Gli altri interventi imprescindibili sono il riconoscimento degli ippodromi della possibilità di commerciare tutti i giochi, e destinare Preu a finanziamento dell'ippica, cosi come la fiscalità generale del settore.
Serve migliorare gli impianti e la loro capacità ricettiva, con investimenti paritetici di pubblico e privato.
A nostro avviso manca organismo dedicato con controllo pubblico che governi la riforma e serve un sostegno pubblico che indirizzi investimenti privati per rivitalizzare il settore e ammodernare gli ippodromi”.
 
Secondo Antonio Somma, presidente di Snapt - Sindacato nazionale proprietari trotto, "è palese che il prelievo sulle scommesse ippiche è esagerato e va confezionato un prodotto appetibile per il giocatore, cosa che da anni non succede per tanti motivi. Finché non si fa un organo di controllo non si può arrivare a questo. Poi la rete commerciale va ristrutturata. Ad esempio in Francia, c'è sempre un punto dove giocare: la passione per i cavalli c'è, ma va alimentata, prendendo esempio dall'estero.
L'Italia come risultati nelle corse non è seconda a nessuno, ci manca la ciliegina sulla torta: un prodotto da vendere che trovi mercato. E serve anche una programmazione diversa. Concessionari ed operatori dovrebbero fare fronte comune per presentare e realizzare un progetto condiviso”.
 
il deputato Paolo Russo (Forza Italia), membro della commissione Affari costituzionali della Camera, esordisce affermando che “la vicenda ippica in Italia ha un livello di politicizzazione elevatissimo. Dobbiamo decidere quale valore dare alla filiera ippica, se riteniamo che abbia un ruolo strategico, e che il rapporto del Paese con il cavallo possa essere un elemento di valore dal punto di vista culturale e del Pil. In caso affermativo va messo in campo un modello organizzativo di filiera industriale che si deve reggere nel mercato.
Lo Stato non può farsi carico di finanziare questa filiera, crederlo è un errore strategico; non si può fare una statalizzazione. Ma c'è una potenzialità inesplosa che risiede in investimenti privati, ingegno, passione, capacità tecniche della filiera.
Dobbiamo costruire un prodotto che sul mercato si sostiene, privo di connotazione assistenzialistica.
Bisogna migliorare l'appetibilità della corsa in sé e quindi a che delle scommesse ippiche, credo che vada modificato il livello di tassazione, che è doppio rispetto agli altri tipi di betting. Credo che sia ragionevole pretendere una tassazione uguale per tutte le scommesse.
Il tutto per rendere questa filiera un po' più autonoma – dallo Stato e dal Ministero - e responsabile. E venuto il momento di riflettere su un ente – non un carrozzone - che si riappropri della valorizzazione dell'ippicoltura e dell'ippicità del nostro Paese”.
 
Sul versante dei concessionari, arriva il punto di vista di Massimo Temperelli, Managing director – Betting di Sisal: “Gli operatori di gioco continuano a credere nell'ippica, fin dal 1988 con il Totip, e ancora prima nel 1956, mentre nel 2020 abbiamo lanciato il palinsesto ippico complementare, che consente oggi di aumentare le risorse per l'ippica, con i costi dei diritti tv delle corse straniere a carico degli operatori e i benefici che vanno tutti alla filiera.
La situazione odierna vede una serie di operatori che continuano a crederci al di là della convenienza economica.
C'è un fatto che ci limita: il numero degli appassionati e dei giocatori.
Serve un progetto strutturato che lo aumenti, dando più visibilità e qualità all'ippica come intrattenimento, per arrivare all'indipendenza economica del comparto.
Siamo in una fase in cui l'ippica deve essere 'accompagnata' dal pubblico, e avere un allineamento dei prelievi sulle scommesse ippiche.
Poi, dobbiamo tirarci fuori da essere ippici consumati e guardarci un po' dall'esterno, arrivando ad un ingaggio meno faticoso al gioco. C'è bisogno di una visione strategica e a lungo termine, che si coniuga male con i tempi della politica".
 
Domenico Galizia, Ceo di Betflag - che punta molto sul settore nei suoi palinsesti per le scommesse a quota fissa, da 10 anni– nel suo intervento evidenzia che “la crisi dell'ippica non è dovuta al disinteressamento del pubblico, visto che in molte nazioni riveste un ruolo importante.
Ai giorni nostri con l'avvento del palinsesto complementare ci sono stati dei segnali positivi, con l'impennata della raccolta: ciò dimostra che esiste una platea da poter riavvicinare e intrattenere, riscoperta grazie all'obbligo di mostrare le corse in diretta, nell'intero arco della giornata.
Gli spazi ci sono, ma è necessaria una riorganizzazione, con una strategia per dare la giusta posizione al mondo dell'ippica in Italia.
La pressione della tassazione sul margine lordo – al 47 percento - rende questo settore un figlio di un dio minore, perché cosi non potrà mai competere con il resto delle scommesse, al 24 percento.
Senza la riforma altrimenti resta difficile fare pianificazioni e investimenti sulle scommesse ippiche: noi confermiamo la nostra volontà di proseguire, ma ci aspettiamo che ci siano gli interventi necessari a coinvolgere le grandi platee e creare nuovi appassionati dell'ippica”.
 
Lorenzo Stoppini, direttore Business unit Ippodromi di Snaitech, ricorda il progetto che prevede il rinnovamento dell'ippodromo San Siro di Milano “per creare un grande teatro del cavallo”, con eventi come la Jumping cup, ad esempio, dando un anticipo di integrazione fra ippica e spettacolo, “con un percorso che dal 2015 ha visto entrare nell'impianto quasi un milione di persone, alcune delle quali forse poco interessate all'ippica, ma consentendogli di scoprire una location. Credo che sia quello il punto di partenza, e portare l'interesse del pubblico negli ippodromi, sull'ippica.
Il primo punto è qualificare gli eventi, dare il giusto peso a eventi minori e maggiori, poi è necessario ottimizzare gli orari – ha senso una riunione di corse di quattro ore, oggi? Non sarebbero meglio due – anche in termine di distanza fra una corsa e l'altra, e di ritardi. La terza cosa è la valorizzazione dell'esperienza, sia in ippodromo che in agenzia. Cercare quindi di fare in modo che chi investe tempo su una corsa di cavalli sia gratificato, assicurando negli ippodromi i servizi.
L'interesse porta proprietari, e porta scommesse.
È fondamentale massimizzare la vendibilità con regole chiare e condivise, ad esempio con gli orari, poi la tempestività dei pagamenti delle spettanze dei proprietari e gli interventi sulle scommesse, sull'equiparazione della tassazione, un totalizzatore unico e la riforma del Quinté, che magari non arriverà ai valori francesi ma dobbiamo provare a copiare”.
 
Secondo Maurizio Ughi, presidente di Obiettivo 2016 (Federazione Giocare Italia), “il primo grande problema è la riduzione della clientela negli ippodromi e nei punti vendita delle scommesse. I motivi sono due: il primo, dal 2002-2003 lo Stato ha introdotto nel sistema di accettazione dei giochi tanti tipi di scommessa, giochi di sorte; prima c'era praticamente solo un gioco di abilità come l'ippica, era quello che teneva vivo il comparto e ancora oggi tiene vivi i superstiti. Oggi il giocatore quindi è diventato pigro e l'ippica è passata in secondo piano.
Per ricreare la filiera ippica si deve partire dal settore giovanile, creare gli appassionati, degli ippobabbi e delle ippomamme, riportare le famiglie negli ippodromi, valorizzando la dimensione sportiva".
Quanto alla riorganizzazione della governance del settore, "la parte della genealogia, l'allevamento dei cavalli dovrebbe andare al ministero dell'Agricoltura, le scommesse ad Adm e le parte delle regole e delle competizioni in una federazione autonoma sotto al Coni, cosi che gli ippodromi possano avvalersi del Credito sportivo e cosi fare innovazione e fare regole per creare l'interesse sportivo, che in questo momento manca.
Per quello che riguarda la tassazione, sarebbe sbagliato creare il cliente di scommesse per portarlo all'ippodromo, va fatto l'inverso: prima ci si appassiona al cavallo e alle corse, poi si sostiene questa passione anche con le scommesse".
 
Infine Nicola Casati, vice presidente dell'Associazione nazionale galoppo, espone tre punti fondamentali per rilancia l'ippica: “il riordino del settore e della relativa governance, perché è evidente che l'ippica restando legata al Ministero non può garantire quella specificità di cui ha bisogno e che prima aveva, con gli enti tecnici; l'intervento nel sistema scommesse; per ultimo la promozione dell'ippica, per recuperare il pubblico negli ippodromi, che poi diventa cliente per le scommesse. Senza nessuno che gode delle nostre vittorie e partecipa siamo destinati ad avvitarci su noi stessi”.
 

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