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Consiglio di Stato, non si possono dimostrare le vincite al gioco

30 gennaio 2013 - 09:43

Vincite al gioco o redditi non dichiarati? Secondo un'ordinanza emessa dal Consiglio di Stato sarà difficile dimostrare all'Agenzia delle Entrate che la disponibilità di somme denaro non riconducibili alla propria attività lavorativa possa essere dovuta ad una giocata particolarmente fortunata.

Scritto da Fm

Il provvedimento, che riprende la sentenza n° 01649/2012 del Tar della Toscana, fa riferimento alla vicenda di una coppia di romani, che avevano chiesto alla Snai di fornire le matrici di alcune giocate per potersi difendere in sede tributaria dagli avvisi di accertamento dell’Agenzia delle Entrate.

Tanto la Snai, quanto la società gestore del punto vendita dove sono state effettuate le giocate hanno respinto l’istanza ritenendola troppo generica. Legittimamente, secondo il Tar della Toscana e il Consiglio di Stato, in quanto la Snai "non è un esercente di pubblico servizio cui può essere rivolta la richiesta di accesso ai sensi dell’art. 23 L. 241\90", poiché l’attività di raccolta delle giocate non è inquadrabile in tale categoria e pertanto manca la qualifica soggettiva di pubblica amministrazione.

Secondo la sentenza del Consiglio di Stato, la richiesta presentata dai due vincitori è inammissibile per la sua "assoluta genericità ed indeterminatezza". Per essere accolta "avrebbe dovuto specificare, anche indicativamente il numero e le date della matrici vincenti che i ricorrenti assumono essere state oggetto di vincita al gioco".  Poiché le matrici delle giocate non contengono neppure il nome del giocatore "non possono pertanto costituire prova innanzi all’amministrazione finanziaria".

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