skin

Divieto di pubblicità al gioco, l'ora del confronto

10 maggio 2022 - 10:03

Le polemiche in Belgio riportano alla mente quelle in Italia, per un tema non cessa di essere d'attualità in molti Paesi. Fatto che rende ancora più urgente una riflessione sul tema.

Scritto da Fm
Divieto di pubblicità al gioco, l'ora del confronto

La pubblicità del gioco con vincita in denaro va vietata oppure no? E quali sono i suoi reali effetti per la tutela del giocatore? Lo spinge verso l'illegalità o, davvero, lo aiuta a stare alla larga dalle “tentazioni”?

Questa miriade di domande, che di certo non ci poniamo per la prima volta, ma almeno dal 2018 – anno in cui l'Italia decise di vietarlo quasi in toto con l'approvazione del decreto Dignità – tornano nuovamente alla ribalta dopo il caos sollevato in Belgio dalla decisione del ministro della Giustizia federale, Vincent Van Quickenborne, di includere un disegno di legge sul tema in una bozza di regio decreto.

Scelta che ovviamente ha scatenato le ire degli operatori del settore i quali, a riprova di quanto possa essere inutile e anche oltremodo controproducente hanno chiamato in causa anche l'Italia, evidenziando come l'Adv ban abbia portato ad una crescita dell'illegalità “fino al 50 percento” per gli anni compresi fra il 2019 e il 2021.

 

Un risvolto portato alla luce da una recente ricerca della Bva Doxa, nella quale si è evidenziato che “il divieto di pubblicità è un’occasione mancata per educare, e genera maggiore disorientamento se ben gestita”, mentre la “comunicazione sul gioco” viene vista come un potenziale strumento di formazione al gioco responsabile, attraverso la possibilità di veicolare un corretto messaggio e di farlo arrivare a molti, risultando un “innegabile elemento di orientamento verso il gioco legale”.
Per tale ricerca, “eliminarla si traduce in una maggiore difficoltà per il giocatore di distinguere un operatore sicuro da uno che non lo è. Il divieto di pubblicità sotto forma di sponsorizzazione (ad esempio sportiva) incide negativamente sugli investimenti, ma non evita che il giocatore sia esposto a forme di comunicazione proveniente da altri Paesi”.
 
Sulla stessa linea gli operatori del nostro Paese, e in serie, anche da quelli di altri Stati, dopo che il “modello Italia” ha fatto scuola anche da loro, ed è stato attuato in modo più o meno integrale e integralista.
In Spagna, ad esempio, alla fine di agosto 2021 sono entrati in vigore i divieti previsti da un reale decreto approvato a novembre 2020, in virtù dei quali i messaggi pubblicitari collegati al settore, in primis alle scommesse ma non solo, saranno consentiti solo su web, social network e posta elettronica se esiste un consenso espresso.
I marchi degli operatori non potranno comparire nelle divise sportive né nei nomi di stadi, squadre o competizioni, l'Adv sarà vietato in radio e Tv fuori dalla striscia compresa fra l'una e le cinque del mattino, non si potrà mai usare l'immagine di personaggi famosi e saranno vietati “i bonus di cattura”.
Pochi mesi dopo il regolatore nazionale – Dgoj - Direzione generale per la regolamentazione del gioco d'azzardo - e l'Associazione per l'autoregolamentazione della comunicazione commerciale (Autocontrol) hanno firmato un nuovo accordo sulla pubblicità, la sponsorizzazione e la promozione delle attività di gioco a livello statale, per aggiornare il quadro della cooperazione esistente tra le due entità dal 2011, rafforzandola.
Mentre a febbraio 2022 il Governo della Spagna ha intimato alla Selae, società spagnola di lotterie statali e controparti monopolistiche Renfe (reti ferroviarie) e Correos (le Poste), un taglio drastico ai budget per il marketing sportivo e le sponsorizzazioni, in conformità a un'ordinanza della legge di bilancio del 2022. 
 
Stessa linea quella del Regno Unito, dove nell'aprile 2022 sono diventate operative regole più stringenti in tema di pubblicità del gioco, in primis per frenare l'ampio appeal degli annunci relativi a quello online e proteggere meglio i minori di 18 anni. Il Comitato per le pratiche pubblicitarie (Cap) ha introdotto di nuove norme, che avranno un impatto significativo sugli inserzionisti di giochi che cercano di promuovere i loro marchi utilizzando sportivi e celebrità di spicco, nonché individui come gli influencer dei social media, che hanno molta presa sui minorenni.
Gli inserzionisti hanno tempo fino al 1° ottobre 2022 per adeguarsi, quando le regole entreranno in vigore.
Da allora in poi gli annunci di giochi e lotterie non dovranno essere “di forte attrazione per i bambini o i giovani, soprattutto riflettendo o essendo associati alla cultura giovanile”. Quindi, saranno vietati i contenuti (immagini, temi e personaggi) che hanno un forte livello di attrazione per i minori di 18 anni, indipendentemente da come vengono visti dagli adulti.
 
In Francia, sempre nella primavera di quest'anno, il regolatore del gioco Anj ha proposto agli operatori del settore di "de-intensificare" il mercato pubblicitario collegato al gioco al fine di proteggere meglio i soggetti vulnerabili gruppi e minori.
L'Anj, dopo aver condotto, da settembre 2021, un'ampia consultazione pubblica sulle pratiche degli operatori di gioco in termini di pubblicità, inoltre ha presentato delle linee guida volte a chiarire la propria interpretazione delle norme vigenti che disciplinano il contenuto delle comunicazioni commerciali, così come accaduto anche in Italia, dove l'Agcom - Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nel 2019 ha fornito sull'applicazione delle disposizioni del decreto Dignità per quanto attiene il divieto di pubblicità al gioco. 
In Francia l'Autorità ha ribadito la finalità primaria della pubblicità del gioco d'azzardo, ovvero la possibilità offerta agli operatori di far conoscere al pubblico la propria offerta, in modo che possa essere distinta da quella (vietata) degli operatori illegali.
Le sue linee guida riguardano: i contenuti delle comunicazioni vietati perché incitanti al gioco eccessivo, comunicazioni che banalizzano il gioco d'azzardo, quelle contenenti affermazioni infondate sulle possibilità di vincita o equiparando il gioco a un vettore di cambiamento di stato sociale o alternativo al lavoro retribuito, ecc.; contenuti vietati perché potrebbero incoraggiare i minori al gioco: divieto di pubblicità con un minore, che incoraggerebbe i minori a considerare il gioco come una parte naturale del loro tempo libero o rappresentativi di personalità appartenenti al mondo dei minori, ecc. 
 
Insomma, come emerge da tutti questi casi, un quadro frammentario sul quale sarebbe interessante - anche se appare scarsamente probabile - avere una posizione netta da parte dell'Unione europea, che in tema di gioco ha più volte ribadito la potestà degli Stati membri di regolamentare in modo autonomo.
E anche in Italia il dibattito forse non si è del tutto esaurito dopo il tavolo tecnico istituzionale del mondo dello sport convocato a marzo dal sottosegretario Valentina Vezzali per rispondere al bisogno di interventi strutturali del settore, specie dopo gli stop agli eventi o al taglio della capienza degli impianti deciso in alcune fasi della pandemia di Covid-19, con l'ipotesi della sospensione temporanea del divieto di pubblicità al gioco, secondo quanto avanzato da Gabriele Gravina e dalla Figc già in occasione della discussione della legge di Bilancio per il 2022, così come dal presidente del Coni, Giovanni Malagò
Ipotesi che almeno per il momento sembra finita nel dimenticatoio. O solo “congelata”.

Articoli correlati