Per il settore gioco, sembra ormai acclarato, gli esami non finiscono mai.
Dopo il “sollievo” per la riapertura delle sue attività nelle “zone bianche”, arrivata solo a giugno in seguito a 10 mesi di lockdown fra 2020 e 2021, è già chiamato a fronteggiare nuove prove: la corsa contro il tempo per fermare l'entrata in vigore di alcuni distanziometri regionali entro quest'anno.
Una spada di Damocle contro la quale gli operatori e parte della politica stanno tentando di opporre alcune proposte di modifica delle normative vigenti.
Mentre si attendono novità in merito dalle Marche, il Piemonte è alle prese con il travagliato iter del disegno di legge promosso dalla Giunta di centrodestra per eliminare la retroattività delle norme varate nel 2016 dal precedente Esecutivo, al momento gravato da circa 900mila emendamenti proposti dall'opposizione e atteso alla prova della discussione generale in Aula da martedì 29 giugno.
La situazione sembra essere meno complicata nel Lazio, dove la Giunta di centrosinistra propone una proroga di 12 mesi dell'entrata in vigore della legge del 2020 – prevista a settembre - attraverso il Collegato di bilancio. Proroga che potrebbe arrivare a 24 mesi, se dovesse passare l'emendamento a firma dei consiglieri regionali di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.
A svelare la genesi di questa mossa è la presidente della commissione Attività produttive e sviluppo economico del Consiglio del Lazio Marietta Tidei (Italia Viva).
La giunta regionale del Lazio ha deciso di prorogare di 12 mesi l’entrata in vigore della legge che introduce per le sale da gioco il distanziamento dai luoghi sensibili inserendo il provvedimento nel Collegato di bilancio. Quali sono le tempistiche e le modalità per la sua discussione?
“La decisione della Giunta è arrivata dopo una serie di approfondimenti sul tema. Innanzitutto un’audizione da parte delle commissioni I, IX e XI in cui varie associazioni rappresentative del settore ma anche dei pubblici esercizi hanno sottolineato le possibili conseguenze dell’applicazione della legge così com’è ora soprattutto per l’occupazione ma anche per il tessuto imprenditoriale del Lazio.
In secondo luogo un seminario di approfondimento a cui ho partecipato in cui sono stati presentati una serie di studi scientifici sui temi dell’occupazione, dei rischi di illegalità derivanti dalla chiusura del gioco pubblico e non ultima la perdita di gettito erariale. Inoltre, nel corso della manifestazione dei lavoratori del gioco pubblico, lo scorso 29 aprile, ho avuto modo di confrontarmi con alcune delle persone scese in piazza che mi hanno rappresentato come molti di loro abbiano fatto importanti investimenti confidando nelle leggi dello Stato e che l’applicazione immediata della legge avrebbe messo in ginocchio tante famiglie. Nella stessa giornata i lavoratori sono stati ricevuti dal capo di gabinetto del presidente della Regione e hanno avuto modo di raccontare la situazione particolarmente grave dopo quasi un anno di chiusura delle loro attività.
La decisione è quindi maturata da un lungo e costruttivo confronto tra le parti sociali coinvolte e i rappresentanti delle istituzioni.
Adesso siamo nella fase finale. A breve sarà calendarizzata la discussione in consiglio regionale del Collegato di bilancio dove la giunta ha proposto la proroga di ulteriori 12 mesi per l’entrata in vigore della legge”.
Ritiene che, essendo proposta dalla Giunta, la proroga possa essere una cosa “certa"?
“Ritengo che la decisione della Giunta sia maturata in un clima di comprensione della situazione non solo da parte della Giunta stessa ma anche dei consiglieri regionali: mi sembra ci sia ampia condivisione sul fatto che la legge debba tenere conto delle esigenze dei lavoratori, delle imprese e ovviamente dei clienti, soprattutto quelli a rischio ludopatie.
Dobbiamo tutelare lavoro e salute e per fare questo c’è bisogno di tempo. A ciò si aggiunge il fatto che la legge prevedeva un periodo transitorio di 18 mesi dalla sua approvazione all’entrata in vigore e praticamente all’indomani della sua pubblicazione è scoppiata la crisi pandemica che ha causato la chiusura di tutte le attività azzerando di fatto il periodo transitorio. Sono tutte considerazioni che i consiglieri hanno ben chiare”.
Cosa ne pensa della richiesta avanzata da lavoratori del settore e sindacati di aprire un tavolo di confronto per costruire una vera e propria modifica della legge vigente?
“Le buone leggi nascono sempre dal confronto e dall’ascolto delle parti che sono interessate dalle norme. Non si può negare che esistono delle sensibilità di parte della società civile sui danni che possono essere causati dall’abuso di attività di gioco che creano dipendenza. Occorre ascoltare chi solleva queste istanze e poi sono convinta di una cosa: anche se ci fosse solo una persona con dipendenza da gioco, quella persona va aiutata e sostenuta, guai a mettere la testa sotto la sabbia. Allo stesso tempo occorre ascoltare le ragioni degli imprenditori e dei lavoratori che fanno affidamento sulle leggi dello Stato e, non da ultimo, dobbiamo guardare con attenzione a come si muove il mercato illegale: tutti i dati ci descrivono uno scenario inquietante anche nel Lazio, dove i clan della malavita, approfittando della chiusura forzata delle attività, stanno entrando nelle nostre città con giocate illegali e bische clandestine. Il ruolo della politica è quello di mediare tra le diverse istanze per raggiungere una regolamentazione equilibrata senza lasciare nessuno indietro.
Questo approccio non vale solo per il tema del gioco ma per tutti gli ambiti che la politica è chiamata a regolare, come dice il presidente Mattarella: 'La politica dev'essere un punto alto di mediazione nell'interesse generale'”.
Il Lazio non è l'unica regione dove l'entrata in vigore del distanziometro potrebbe portare alla chiusura migliaia di attività di gioco legale, già messe in crisi dal lockdown nazionale per il Covid. Lo stesso problema, infatti, c'è in Piemonte e nelle Marche.
Secondo lei, non sarebbe giunta l'ora di un riordino nazionale per evitare situazioni del genere e tutelare la salute dei giocatori allo stesso tempo?
“È chiaro che le istanze di cui parlavo poc’anzi non sono tipiche della mia regione ma sono temi comuni a tutta la realtà italiana. Pertanto è chiaro che sarebbe auspicabile una regolamentazione equilibrata nazionale.
Le leggi regionali stanno intervenendo e sono intervenute finora per colmare una lacuna creata dalla mancanza di risposte da parte della politica nazionale.
Da vari anni vedo che i vari governi che si sono succeduti hanno posto il tema del riordino del settore del gioco pubblico come una questione da affrontare.
Il Governo Renzi ha anche cercato di dare una risposta concreta con l’Intesa in Conferenza unificata purtroppo mai attuata a causa della fine della legislatura.
Sono convinta tuttavia che la strada maestra sia proprio quella: la Conferenza Stato-Regioni è il luogo deputato a trovare quella mediazione tra interessi nazionali e interessi locali, tra interessi del settore produttivo e quello delle associazioni del terzo settore, tra gli interessi erariali nazionali e le giuste rivendicazioni degli enti locali, tra i lavoratori del settore e la tutela della clientela”.