Della chiusura di molte banche nei confronti degli operatori del gioco pubblico se ne parla da tempo. Qualcosa si è mosso anche a livello politico, dove si sono susseguiti appelli, interrogazioni e emendamenti. Molti rappresentanti del settore infatti lamentano un atteggiamento sempre più discriminatorio da parte degli istituti di credito, che citando regolamenti o codici etici interni, negano ad aziende e dipendenti del settore la possibilità di ottenere un prestito. Comunicazioni sempre orali (dirette o telefoniche), accompagnate da toni dimessi, quasi a volersi scusare, ma mai una riga scritta. Almeno sinora.
Siamo infatti riusciti a recuperare un documento con il quale una banca di fatto ha chiuso la porta in faccia ad un imprenditore con cui ha rapporti da molto tempo, ma che risulta ora un cliente non più gradito proprio a causa del settore di attività.
Ecco la comunicazione (nella foto di seguito), laconica ma inequivocabile, con la quale Crédit Agricole ha “salutato” uno dei suoi clienti, un imprenditore del Nord Italia, mettendo per iscritto la motivazione. “Basta il codice Ateco per vedersi negato un diritto – spiega l’imprenditore –. Non c’entra più il merito creditizio, ti fanno perdere settimane in attesa e poi ti bloccano qualsiasi richiesta”.
Una voce che si aggiunge a quella di decine di lavoratori. “Ci negano il mutuo prima casa”, “Non ci concedono prestiti necessari per affrontare questo periodo”, “Appena vedono il codice Ateco dell’azienda fatto dietrofront”. Sono solo alcuni dei commenti raccolti anche giovedì scorso, 18 febbraio, nelle piazze di Roma e Milano, dove i lavoratori del gioco legale hanno manifestato chiedendo la ripresa del lavoro, ma soprattutto uno stop alle discriminazioni: quelle di alcuni media, di parte dell’opinione pubblica, e quelle di molte banche e assicurazioni.
"Il problema esiste – ha confermato qualche settimana fa anche Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione As.Tro, intervistato da GiocoNews.it – e ci siamo mossi anche con il Governo, evidenziandolo anche nell'ultimo documento interassociativo alla luce dell'allarme di molti magistrati e del ministero dell'Interno sul rischio di infiltrazioni criminali nel gioco. L’usura è una delle attività che la criminalità organizzata sta mettendo in atto in questo periodo pandemico e gli imprenditori cadono nella trappola di questo odioso reato sempre dopo che gli istituti creditizi adottano la chiusura dei conti correnti, rientro immediato dei fidi o attività similari.”
Un fenomeno che qualche giorno fa è stato portato anche all'attenzione della politica internazionale grazie ad un interrogazione a risposta scritta presentata alla Commissione Ue dall'europarlamentare Fulvio Martusciello (FI-Ppe) e che ora, alla luce anche di un documento scritto con il quale una banca mette nero su bianco la motivazione del diniego, potrebbe portare ulteriori elementi alla politica, chiamata a prendere decisioni per il futuro dell’intero comparto.