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Canali (AdM): 'Risolvere questione territoriale per tornare competitivi'

29 luglio 2021 - 15:29

Il vice direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Alessandro Canali a Sbc Digital Italia spiega le azioni da compiere per rilanciare il settore del gioco.

Scritto da Ac
Canali (AdM): 'Risolvere questione territoriale per tornare competitivi'

Superare la “Questione territoriale” e riordinare il comparto del gioco pubblico per dare stabilità e certezze al comparto e provare ad attirare investitori stranieri. Provando anche a sovvertire l'opinione pubblica negativa nei confronti del settore, spiegando che il gioco legale non è un nemico mentre il male risiede in quello illegale, che bisogna continuare a combattere. E' questa, in estrema sintesi, la posizione espressa dal vice direttore dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Alessandro Canali, intervenuto a Sbc Digital Italia nel panel dedicato alla regolamentazione del gioco moderato da Francesco Rodano, che ha messo attorno allo stesso tavolo (virtuale) i regolatori di Italia, Olanda, Francia e Canada.

I PROBLEMI IN ITALIA - “Il problema più grande che ha l'Italia nella regolamentazione del gioco – spiega Canali - è la confusione politica che accompagna il tema nel nostro paese: abbiamo più di 150 leggi che parlano di gioco e una serie di normative che si sovrappongono e rendono difficile operare.

Molto spesso vengono approvate delle leggi a livello più emotivo che in seguito a una precisa pianificazione. Per esempio abbiamo tre leggi approvate negli ultimi anni che sono piuttosto significative: una, approvata velocemente e senza concertazione (il Decreto Dignità, Ndr) che ha introdotto il divieto totale di pubblicità. Il motivo è chiaro, ma l'effetto è critico perché non consente al gioco legale di potersi distinguere da quello illegale. Sarebbe quindi molto più utile e ragionevole regolamtare le comunicazioni puntando sulla promozione del gioco legale e responsabile, con delle regole precise, ma non con un divieto totale.

Altra legge critica è stata quella che ha introdotto l'obbligo di inserire la tessera sanitaria sulle videolotterie per verificare la maggiora età. Questo ha portato a un crollo dei consumi perché molti giocatori temono di poter essere identificati e tracciati, mentre invece questo non avviene e non può avvenire per questioni di privacy, ma ha comunque scoraggiato fortemente i consumi. Ma ha creato soprattutto uno squilibrio sul mercato e una perdita per lo Stato visto che la tessera sanitaria italiana ce l'hanno soltanto gli italiani. Quindi tutti quelli che non sono residenti, come per esempio i turisti, non possono giocare con queste macchine in Italia, mentre un italiano può giocare ovunque nel mondo. Il terzo grande problema italiano è quello della questione territoriale perché nonostante il gioco dovrebbe essere regolamentato a livello centrale, ogni singola regione ha introdotto leggi proprie per limitare la diffusione del gioco. Questo in virtù del diritto di legiferare in termini di Salute pubblica che fa capo a ogni regione. Visto che in Italia abbiamo 21 regioni, non può essere questo un modo coerente di regolamentare un settore visto che le concessioni vengono assegnate a livello nazionale e poi un operatore si ritrova a non poter operare in un determinato territorio. Per questa ragione stiamo cercando di proporre in Parlamento un intervento legislativo che possa permettere di superare questa anomalia”.

TECNOLOGIA E NORME - Secondo il numero due di Adm, “La sfida che dobbiamo affrontare nel prossimo anno è quella di regolamentare adeguamente e adottare le ultime tecnologie per consentire al settore di combattere ad armi pari contro l'illegalità e per contrastare efficacemente l'offerta illecita. La nostra tecnologia oggi non ci consente di prevenire attività illecite online e questo crea uno squilibrio sul mercato e una concorrenza sleale per gli operatori leali. E' un terreno cruciale”.

LA PERCEZIONE DEL GIOCO – Nonostante gli altri temi e obiettivi, la “grande sfida” del settore e del regolare italiano è quella di cambiare la percezione distorta che di ha del gioco.
“Per quanto ci riguarda, siamo un'Agenzia governativa e non un'autorità autonoma, quindi dipendiamo strettamente dal governo. Quindi quello che facciamo e che possiamo fare come agenzia è proporre dei miglioramenti nelle leggi anche a livello interpretativo ma non sempre riusciamo a raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati. Per esempio avevamo proposto di intervenire con la modifica della legge che impone la lettura della tessera sanitaria sostituendola con la presentazione di un qualunque documento di identità nei locali, ma non è stata ancora adottata. Abbiamo proposto altri interventi che non sono tuttavia stati ancora adottati. Siamo però molto attivi anche nel contrasto al gioco illegale al rischio di infiltrazioni della criminalità nel settore e anche in questo ambito dobbiamo fare un grande sforzo per far capire che è il gioco illegale da contrastare e non il gioco legale, cioè quello di Stato. Sappiamo bene cosa succede adottato approccio proibizionista come accaduto in America con il divieto di alcol e per questo bisogna lavorare sul cambiamento della percezione del gioco. Serve quindi un riordino del settore anche a livello normativo e legislativo che consentirà anche di attrarre investitori stranieri nel nostro paese e per far capire che il gioco legale, se ben regolato, è in grado di tutelare adeguatamente i consumatori e la salute pubblica. E' uno sforzo grande ma è la vera sfida”.  
 

 

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