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Pucci (As.Tro): "Una via diversa per il gioco lecito, si torni al vecchio contingentamento"

27 marzo 2013 - 11:46

Una ‘via diversa’ per ottenere una distribuzione di gioco lecito più sobria e più rispettosa dei territori. E, per quanto riguarda le slot, pensare a un ritorno al vecchio contingentamento. E' la proposta del presidente di As.Tro, Massimiliano Pucci, lanciata in occasione delll’incontro di ieri a Pavia, a cui ha partecipato, insieme agli imprenditori del settore del gioco, e a fianco del sindaco Alessandro Cattaneo e il presidente di Sistema Gioco Italia, Massimo Passamonti. Curcio (Sapar): “La revisione del contingentamento deve salvaguardare il sistema”

Scritto da Mc

IL VECCHIO CONTINGENTAMENTO - Innanzitutto ritornare al ‘vecchio contingentamento’, che non consentiva la trasformazione dei bar superiori a 100 metri quadrati in “sale giochi di fatto”, con otto slot, ma soprattutto – poi -  rivisitare proprio i criteri di allestimento delle sale dedicate, la cui insorgenza (massiccia e non sempre ordinata) ha coinciso con l’esplosione del “fenomeno” gioco eccessivo nelle città. Le Awp presenti sul territorio sino al 2009, infatti, non avevano generato alcun allarme sociale, né provocato alcuna reazione degli enti locali.

I TRE PUNTI - La proposta di cui As.Tro si è fatta portatrice, poi, era accompagnata da tre corollari ben precisi che ne chiarivano il senso: in primo luogo 'salvare' la slot light a moneta metallica e a vincita limitata nei bar, al fine di consentire la sopravvivenza di quella offerta diffusa di gioco 'light' (che peraltro tiene in vita anche 100.000 esercizi che altrimenti chiuderebbero), che non “impone” all’utenza l’ingresso nelle sale dedicate e dotate di giochi molto più aggressivi; in secondo luogo “disciplinare meglio, iniziando magari con un codice di autoregolamentazione”, i criteri di allestimento delle sale evitandone l’assembramento in zone ristrette e munendo i preposti di strumenti operativi e legali (con conseguente responsabilizzazione) per allontanare i giocatori manifestamente eccessivi; in terzo luogo evitare che un semplice bar possa trasformarsi in una sala giochi, con otto apparecchi. Su tale ultimo punto, poi, si è specificato come - spesso – i locali sono portati a 'saturazione quantitativa' solo per evitare che sia la concorrenza di altri operatori a procedere in tal senso, vanificando gli sforzi di decoro e di ottimizzazione gestionale delle aziende più serie. E’ oggettivamente raro che tutte questi apparecchi possano trovare contemporaneamente utenza di gioco, ed è per questo che la categoria potrebbe affrontare il sacrificio di rimuovere le slot light installate dopo l’ampliamento dei criteri quantitativi, compensando quanto speso per comprarle e munirle di garanzie fideiussorie con un ritorno di immagine del comparto in termini di sensibilità sociale ed etica imprenditoriale.

"Non si è mai detto che tornare al vecchio contingentamento sia operazione indifferente per i volumi di raccolta. Si è spiegato che per la categoria dei gestori “questo nuovo contingentamento” non ha portato che innalzamento dei costi, degli oneri, delle spese, unitamente ad una negativa immagine pubblica, derivante da una massiccia presenza di apparecchi, peraltro spesso installati solo per i motivi sopra illustrati", afferma l'associazione.

Il senso di responsabilità di "una categoria pronta a 'ridurre' il rispettivo parco apparecchi, poi, troverebbe logica ragione in un contesto normativo che dovesse cristallizzare la possibilità di installare le slot light a moneta metallica nei pubblici esercizi, magari con una legge nazionale che salvaguardi le ubicazioni veramente sensibili, ma senza le 1.000 disposizioni comunali – provinciali – regionali che attualmente alterano il mercato italiano", conclude.

 

 

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