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Marcotti (Sgi): “Ammazzare il gioco vuol dire uccidere il terzo contribuente del Paese”

28 maggio 2013 - 09:02

“Ammazzare il gioco vuol dire uccidere il terzo contribuente del paese. L’intera filiera del gioco comprende 150 mila occupati e oltre 6 mila e cinquecento aziende, per un volume d’affari di 18 miliardi di euro, che producono un gettito diretto di 9 miliardi di euro. A questi va aggiunta la pressione indiretta verso le aziende. In parole povere, ogni euro che il cittadino italiano spende nel gioco, subisce in media una pressione fiscale di circa il 75%”.

Scritto da Redazione
Marcotti (Sgi): “Ammazzare il gioco vuol dire uccidere il terzo contribuente del Paese”

Lo ha dichiarato Italo Marcotti, vice presidente di Sistema Gioco Italia, intervenuto a KlausCondicio, il salotto televisivo di Klaus Davi in onda su YouTube.

PIU’ TASSE - E sulle richieste di alcuni politici di aumentare la tassazione sul gioco, Marcotti aggiunge: “Nuove tasse uccidono il settore. In questo momento di forte crisi abbiamo comunque avuto una contrazione, anche se non così forte come altri settori dell’economia. Quindi veniamo visti in controtendenza e, in un momento in cui si cercano risorse, bisogna motivare delle azioni per l’aumento della pressione verso un settore che rappresenta la terza voce di entrata erariale e che è già iper-tassato. È vero - continua - che esiste anche un problema sociale, ma si sta cercando la motivazione per tassare di nuovo il settore. Ricordo che l’incidenza della pressione che ci interessa è del 75% e che tra l’anno 2012 e il 2013 c’è già stato un incremento di oltre il 25% della tassazione. Noi siamo gravati in modo pesante”.

Marcotti fa poi un ‘tuffo’ nel passato, ricordando che “Nel 2002 ottocentomila videopoker sul territorio italiano producevano un giro d’affari pari a sessanta miliardi di euro e un gettito erariale pari a zero. Oggi, grazie alla più grande opera di legalizzazione mai vista, questi ottocentomila apparecchi videopoker sono diventati di intrattenimento, sono controllati e creano un gettito per l’erario dello stato per 4,5 miliardi di euro. Ogni gioco legale ha il suo alter ego illegale. Negli apparecchi ci sono due tipi di livelli, in termine tecnico è la Comma 6. Quotidianamente segnaliamo l’illegalità alla magistratura, dall’anno 2002 abbiamo fatto degli enormi passi avanti”.

IL BALDUZZI - Per quanto riguarda il decreto Balduzzi, poi convertito in legge, Marcotti aggiunge: “La norma Balduzzi va applicata in modo concertato perché se, al contrario, si guarda solo alla questione della salute, 150mila posti di lavoro sono a rischio. La legge Balduzzi non è ancora stata applicata. Noi dobbiamo fare in modo che lo sia non seguendo sentimenti dettati dalla pancia, ma con la logica, perché la norma nasce tenendo in considerazione un unico punto di vista, che è quello del Ministero della Salute, però non tutela il livello occupazionale perciò va applicata seguendo il buon senso. Per esempio – conclude - la legge ha identificato dei punti sensibili, quali scuole, chiese, ospedali. Ora, io vi chiedo di pensare ai paesi in cui vivete, tracciate ipoteticamente un raggio di 50, 100, 200 metri da ogni singolo campanile, scuola, ospedale, ambulatorio, bancomat, dentista o altro e capite subito che si va ad azzerare l’intero settore del gioco legale. Ma rimarrà quello illegale se si applica la Balduzzi nel modo più estremo”.

NON SIAMO FINANZIATORI OCCULTI DELLA POLITICA – Inoltre, il vice presidente di Sgi risponde alla accuse sollevate dal programma Le Iene su presunti finanziamenti degli operatori del gioco alla politica: “Non siamo finanziatori occulti della politica. Un servizio delle Iene accusa il nostro settore di aver fatto da busta paga ad un folto numero di parlamentari, ma la cosa singolare di questa accusa è che negli ultimi dieci anni non è passato alcun emendamento sul gioco e tutte le norme nate sul gioco nascono da una iniziativa di governo che è completamente diversa. Non è vero nemmeno che abbiamo legittimamente fatto attività di lobby quando è uscita la legge Balduzzi perché il ministro Balduzzi, quando ha partorito la norma, non ha svolto audizioni, quindi non siamo stati uditi. Quando nel Consiglio dei Ministri è stata discussa la norma Balduzzi, non siamo stati noi a stravolgerla, malgrado siamo stati accusati di averlo fatto. La verità è che questa norma, non avendo copertura, avrebbe inciso sulle entrate erariali, creando un buco per cui la commissione bilancio avrebbe detto no”.

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