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Aumento Preu newslot, Curcio (Sapar): "Così si uccide gioco legale"

14 ottobre 2014 - 18:17

«Non ci sono più i margini per continuare le attività, se passasse l’aumento della tassazione il settore andrebbe a ricadere completamente nell’illegalità: così si uccidono le aziende degli apparecchi e il gioco legale». È l’allarme lanciato da Raffaele Curcio, presidente dell’Associazione Nazionale Sapar (Sezione Apparecchi per le Pubbliche Attrazioni Ricreative), in rappresentanza di oltre 1.500 gestori e produttori di macchine da gioco, che commenta così l’ipotesi valutata dal governo di incrementare il Prelievo Unico Erariale sulle newslot. 

Scritto da Redazione
Aumento Preu newslot, Curcio (Sapar): "Così si uccide gioco legale"

 
«Con un ulteriore aumento della tassazione, che supererebbe quello già previsto a partire dall’1 gennaio 2015, quando il PREU sulle newslot raggiungerà il 13 per cento, gli effetti sul settore degli apparecchi sarebbero devastanti: in questo modo si ucciderebbe una categoria che crea occupazione in tutto il territorio nazionale secondo le regole stabilite dallo Stato. L’ulteriore aumento diminuirebbe ancora di più i margini per le aziende, già ridotti al minimo a causa della crisi economica, della diminuzione del giocato intorno al 5 per cento e dei provvedimenti restrittivi disposti da molte amministrazioni locali. Il risultato sarebbe uno solo: uscita dal mercato delle aziende, minor gettito erariale per lo Stato, e sostituzione dell’offerta di gioco lecita con quella illegale, come “totem” e Ctd, che sfugge al controllo e non prevede forme di tutela per i soggetti più deboli. Tutto questo non è più un semplice rischio, ma sta già avvenendo. Lo dice l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nell’ultima relazione presentata alla Camera: dal 2013 al 2014, 24mila aziende collegate agli apparecchi da gioco non hanno rinnovato l’iscrizione all’apposito registro, i sistemi illegali proliferano, il gettito derivante dalle macchine è in calo da tempo e aumentare le tasse, unendo questa misura al rinnovo forzato del parco apparecchi, provocherebbe danni per le casse dello Stato tra i 9 e i 13 miliardi di euro. Prevedere un aumento superiore al 13 per cento dunque provocherebbe l’effetto inverso rispetto a quello desiderato: con l'obiettivo di fare cassa  si produrrebbero danni gravissimi anche all'occupazione».

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