skin

Padova: As.Tro "Stessa ordinanza, stessi ricorsi"

06 novembre 2014 - 16:04

“Il sindaco di Padova ‘si allinea’ ai provvedimenti di Milano e Pavia, decretando lo spegnimento degli apparecchi per il gioco lecito per una fascia oraria equivalente al 50% delle possibilità temporali di esercizio degli stessi, incidendo per oltre il 70% sulla capacità di raccolta degli stessi.

Scritto da Redazione
Padova: As.Tro "Stessa ordinanza, stessi ricorsi"

 

La motivazione ‘clone’ adottata dall’ordinanza sindacale padovana, rievoca quelle lombarde, e da qui lo scontato avvio dei ricorsi al Tar per vederne affermata, dapprima, la sospensiva, e poi la illegittimità”. È quanto dichiara l’associazione Sapar, commentando l’ordinanza del primo cittadino di Padova, Massimo Bitonci.

“Balzano agli occhi’ nell’ambito dell’ordinanza, le due grandi ‘inesattezze’ che la sostengono in punto di fatto, mentre sotto il profilo giuridico saranno i Giudici a verificarne la correttezza".

Sulla spesa al gioco legale in Italia e in Padova, "il sindaco stima, attraverso i dati Ausl e non i dati Aams, in 760 i milioni spesi dai padovani nel 2011 al gioco legale (tutti i prodotti complessivamente), ciò derivando una spesa pro-capite di 870 euro per ‘cittadino. Dall’analisi dei dati ufficiali del ‘2013’ si comprende come la previsione del Sindaco di Padova sia ampiamente errata. Nel 2013 in tutto il Veneto si è ‘speso’ agli apparecchi di gioco (perché è di questo che il Sindaco si occupa) 850 milioni di euro, che suddiviso per la popolazione censita alla sola anagrafica elettorale (2,1 milioni di persone), oltre alla presenza straniera incontestata (maggiorenne), circa 500.000 persone, comporta una spesa media annua pro capite – agli apparecchi leciti – pari a euro 326", aggiunge As.Tro.

Il dato ‘padovano’ "evito dalla azienda sanitaria è pertanto travisato, a meno che i Padovani riescano a giocarsi, da soli, anche la ‘quota’ di spettanza del 70% del comprensorio regionale".

 

NUMERO DI MALATI DI GAP NELLA CITTÀ DI PADOVA - Effettivamente "Lombardia e Veneto registrano il numero più alto di ‘casi presi in carico’ dai Servizi, e proprio il caso del Veneto dovrebbe far riflettere: nella regione, infatti, il numero di persone prese in cura è passato da 660 del 2012, al numero di 1.335 del 2013, a fronte, però, di un ‘calo’ della spesa di gioco legale, passata dai 1329 milioni di euro   nel 2012 a 1282 milioni di euro nel 2013, e ‘nel dettaglio degli apparecchi legali’, dagli 883 milioni di euro del 2012, agli 850 milioni di euro del 2013. ‘Cala la spesa’ al gioco lecito e raddoppiano i malati? In disparte restando il singolare rapporto che la locale Ausl vorrebbe insinuare tra i malati dell’intero Veneto e quelli esclusivamente padovani (che semmai imporrebbe una indagine del motivo per cui proprio a Padova si insedia il 45% dei malati veneti, a fronte della ‘normalità’ delle 6 altre grandi città sedi di province e almeno altri 10 grandi Comuni), pare evidente ‘il robusto’ coinvolgimento delle offerte non autorizzate di gioco nell’ambito della ‘genesi’ del fenomeno.

 

L’ordinanza del sindaco di Padova spegne i soli congegni legali e nulla dispone a tutela di una ‘popolazione’ di giocatori che, per esempio, dalle 13.00 alle 17.00, nonché dopo le ore 22.00, sicuramente non leggerà poesie, ma incrementerà il solo gioco illegale. Che orario stabilirà il Sindaco nel 2015, quando i dati sanitari evidenzieranno, a fronte di un ulteriore calo della raccolta del gioco lecito, un ulteriore raddoppio delle casistiche dei malati?”, conclude l’associazione.

Articoli correlati