skin

Tedeschini: "Prudenza su coinvolgimento enti locali nel gioco"

18 novembre 2014 - 16:32

Roma - Quando si parla di gioco pubblico si sta parlando di interessi pubblici che devono convivere con interessi privati, ma non ha senso parlare di interessi locali. Quindi non si capisce per quale motivo dovrebbero essere avanzate richieste - come avviene nella delega fiscale - di coinvolgere gli enti locali nel processo abilitativo per l'attivazione di giochi sul territorio.

Scritto da Ac
Tedeschini: "Prudenza su coinvolgimento enti locali nel gioco"

È la tesi del professor Federico Tedeschini, docente di istituzioni di diritto pubblico presso l'Università La Sapienza.

 

"E non può avere senso neppure invocare un chissà quale collegamento in termini di riduzione della ludopatia. Gli enti locali - osserva - hanno già la facoltà di intervenire, se del caso, sulla base delle previsioni ordinarie". Secondo il professore, alcune disposizioni previste dalla delega in rapporto agli enti locali sono in palese conflitto con leggi statali e comunitarie e pensare di attuare tali previsioni porterebbe senza ombra di dubbio ad aprire dei contenziosi in sede comunitaria".

Il professore aggiunge poi che la questione è diventata più politica che normativa, "in quanto se gli enti locali non hanno competenza in materia è perché è stato chiaramente stabilito e ribadito da più giudici. È un potere che gli enti non hanno e che ora evidentemente stanno chiedendo".

 

 

L’INTERVENTO DEGLI ENTI LOCALI – Tedeschini sottolinea come gli enti locali non sembrano tenere nel debito conto “la circostanza per cui è la stessa azione dell’ente concedente ad insistere pesantemente sui concessionari per renderne l’attività sempre più onerosa: circolari, ispezioni, revoca che più o meno motivate e cambi di indirizzo nei loro confronti sono gli episodi più frequenti del rapporto già difficile fra concedente e concessionari. Possiamo quindi dire che la disciplina dei giochi e delle scommesse rappresentano- sul fronte imprenditoriale - uno dei più completi punti di affioramento delle difficoltà di fare impresa in Italia. Purtroppo per noi, in tempi di concorrenza fra ordinamenti, di questo passo saranno i concessionari ad esser costretti ad abbandonare il campo”.

 

I POSSIBILI RIMEDI – A giudizio di Tedeschini, “il mantenimento di una ‘filiera corta’ fra Monopoli, gestori e questure - contenendo il più possibile i tentativi di inserimento dei Comuni in questa materia - diventa perciò -il primo passo per recuperare il terreno imprenditoriale che le imprese di gioco sono venute progressivamente a perdere a causa delle scelte pianificatorie delle Amministrazioni comunali, che hanno individuato nella ludopatia il nuovo fronte dove esercitare il loro potere sui concessionari dei giochi.

Si tenga altresì presente che gli operatori, i quali pur in possesso di idoneo titolo concessorio vengano per qualunque ragione paralizzati nell’esercizio della loro attività, potranno, oltre che domandare il risarcimento del danno, segnalare gli impedimenti incontrati alle competenti Procure Regionali della Corte dei Conti, che potrà così intervenire a contrastare il “danno in entrata” per l’Amministrazione Finanziaria derivante dalla mancata percezione delle somme di propria competenza scaturenti dall’attività di gioco”.

 

Articoli correlati