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Legge di Stabilità e tassa 500 milioni: As.Tro ‘Nessuno può pagare in Lombardia’

01 luglio 2015 - 15:29

“È ormai assodato come l’effetto prodotto dalle leggi Regionali della Lombardia sul gioco (unitamente alle ordinanze sugli orari delle slot adottate dai locali Sindaci) non abbiano rappresentato la regolamentazione tanto paventata dagli amministratori locali, ma l’espulsione tout cour di tutto il gioco lecito, a favore di ciò che legale non è”.

Scritto da Redazione
Legge di Stabilità e tassa 500 milioni: As.Tro ‘Nessuno può pagare in Lombardia’

Lo sottolinea l’avvocato Silvia Taraddei, direttore generale di As.Tro, associazione degli operatori del gioco lecito.

 

“Si sperava – prosegue - che l’esperienza vissuta precedentemente in Liguria (Genova) e Bolzano (Alto Adige) fosse servita a far capire gli effetti che generano i provvedimenti abolizionisti sui territori, non fosse altro perché si sono rivelati alla luce del sole (nessun malato di Gap in meno, tanta illegalità in più). Se qualcuno aveva pontificato che questa fosse la strada maestra per limitare e regolamentare il gioco statale, con il solo fine di contrastare il G.A.P., ha sicuramente fatto un errore di valutazione, che in Lombardia è diventato diabolico perseverare: le persone non hanno affatto smesso di giocare (soprattutto quelle che avrebbero dovuto farlo), ma le stesse hanno rivolto il loro interesse a congegni non legali, dopo che è stata loro tolta la possibilità di utilizzare i prodotti leciti (con tutte le garanzie che ne conseguono). Il caso Liguria fu azionato dall’inattività del Governo Monti di non impugnare la legge regionale e la stessa situazione si è ripetuta per la Lombardia, a seguito della scelta dell’Esecutivo di voltarsi dall’altra parte, pur non di non vedere come un provvedimento locale abbattesse tanto la fiscalità nazionale, quanto la riserva statale sul gioco. Ovviamente il contesto attuale risulta notevolmente peggiorato dall’introduzione della Legge di stabilità e del relativo abbattimento di ricavi per 500 milioni. Un paese definibile civile si dovrebbe porre una domanda inevitabile: come possono gli operatori della Lombardia garantire allo Stato il versamento di quanto dovuto secondo la legge di Stabilità se la Regione Lombardia, in generale, e i rispettivi Comuni in particolare, provocano l’abbattimento dei ricavi nell’immediato, e, a regime la cessazione delle attività? Al danno si aggiunge la beffa, perché gli amministratori locali, che tanto si preoccupavano di far vedere alle cittadinanze che qualcosa si faceva per contrastare il brutto e cattivo gioco lecito, non si sono mai premuniti di rendicontare sui costi e sulla perdita di fiscalità che la loro demagogia ha generato. Genova, Bolzano fanno storia: i totem, che hanno preso il posto delle slot legali, sono congegni non collegati alla rete statale, gestiti da pseudo operatori che non pagano le tasse in Italia; poco importa se hanno la sede in un paradiso fiscale, la cosa importante è far vedere che si fa. Allo stesso tempo assistiamo al triste spettacolo di chi sostiene che non si può essere imprenditori attaccando la spina di una slot al muro, ignorando che da circa vent’anni si percepiscono lauti stipendi /rimborsi spese, grazie alla fiscalità generata anche dalle ignobili braccia di chi attacca quelle spine. Oppure leggiamo di visionari retrò intenti a far partire il progetto di un braccialetto elettronico anti Gap, per monitorare le alterazioni vitali dei giocatori, nella convinzione che sia l’unico modo possibile per disincentivare giocatori problematici, addirittura finanziato dal Dipartimento delle politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, cioè da noi cittadini. Nessuno vuole santificare un prodotto che santo non è, come non lo sono le sigarette, gli alcolici, o i coloranti utilizzati per gli stessi, e come, per certi versi, non lo è neanche la Politica, ma arrivati a questo punto lo Stato deve dire ai 140.000 addetti del settore cosa vuole fare del suo prodotto gioco lecito: se si vuole cancellarlo a vantaggio di un passato fatto di videopoker e martingala (lasciandolo progressivamente morire per implosione) non si ha che da renderlo pubblico, e come sono scomparsi i distributori di vinile, spariranno anche gli operatori di gioco legale (ma solo di quello legale). La dignità di sparire non manca, come non manca l’indignazione e la capacità di reazione al cospetto del tentativo di eliminare il gioco sulla pelle dei rispettivi addetti e operatori, facendo finta che non esistano, che non abbiano aziende, non abbiano imprenditorialità. A chi si nega dignità non si chiedono tributi, oneri straordinari, etica imprenditoriale, responsabilità di impresa, e bilanci sociali. A chi si nega la dignità, tollerando che si possa rivendicare con orgoglio l’intento di espellerli dal territorio (benché non clandestini ma pienamente autorizzati e virtuosi contribuenti), non è neppure lecito chiedere collaborazione e sostegno alle linee guida del Paese”.

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