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Jarre: 'Impegno dei Comuni è pilastro fondamentale contro il Gap'

01 febbraio 2017 - 09:26

Paolo Jarre interviene a precisazione del suo intervento di Napoli sul gioco patologico, dopo la presa di posizione di As.Tro.

Scritto da Redazione
Jarre: 'Impegno dei Comuni è pilastro fondamentale contro il Gap'

 

“Non ho difeso la 'durezza' del regolamento del Comune di Napoli che personalmente ritengo ampiamente perfettibile, ma più in generale ho sostenuto che quanto messo in campo da oltre 300 Comuni in Italia per contenere l'offerta di gioco tramite apparecchi automatici di gioco rappresenta un pilastro fondamentale per la prevenzione primaria e la limitazione dei rischi del gioco in denaro, in particolare per alcune fasce di popolazione vulnerabili per età e per genere (anziani, adolescenti, donne)”. Lo afferma, in una lettera aperta di replica all'associazione As.Tro, Paolo Jarre, presidente Società Italiana Tossicodipendenze Regioni Piemonte e Valle d'Aosta, secondo il quale “nessuno ha mai dimostrato in alcun modo in Italia né che vi sia un rapporto inversamente proporzionale tra l'espansione del gioco lecito in denaro e la dimensione dell'offerta illegale né che la restrizione dell'offerta legale amplifichi in qualche modo il gioco illecito; anzi ci sono forti elementi indiziari che la verità sia l'esatto contrario, che la crescita del gioco legale conduca parallelamente ad un analogo aumento di quello illegale; da questo punto di vista sono fortemente suggestivi i dati della raccolta complessiva del gioco lecito in alcune Regioni meridionali (Sicilia, Calabria, Basilicata...) dove la raccolta pro capite ancora nel 2015 era poco più della la metà di quella nazionale, facendo presupporre la sussistenza di ampie sacche di gioco illegale nonostante la pervasività dell'offerta lecita”.

I DATI SUL GIOCO - Jarre evidenzia come nel suo intervento al recente convegno di Napoli non ha “accavallato alcun dato tra stime e censimento effettivo” che i numeri che ha esposto “sono tutti desunti da studi scientifici validati a livello internazionale, pubblicati anche su riviste peer reviewed (Journal of Gambling Studies ad esempio) o da dati ufficiali (Relazione al parlamento sulle dipendenze 2015 e 2016); il milione di persone 'a rischio moderato' (in realtà per la precisione 900.000) sono il 5,7 percento di coloro che dichiarano di aver giocato almeno una volta nell'ultimo anno e i 256.000 sono l'1,6 percento dello stesso campione. I dati sono desunti dallo studio Ipsad Italia 2013-2014, l'ultima grande survey nazionale disponibile per la popolazione adulta, utilizzando la versione italiana , validata scientificamente, del Canadian Problem Gambling Index, Cpgi”.
“Quanto sopra – aggiunge - dimostra che non mi sono in alcun modo espresso in modo 'incauto”. Inoltre, l'affermazione di As.Tro “circa il fatto che 'i dati industriali,...attestano un trend di crescita dell’online (legale e illegale) destinato a far retrocedere 'il terrestre' al secondo posto della graduatoria di raccolta entro breve...' non è – a detta di Jarre - in alcun modo supportata dai dati reali; nel 2015 la raccolta del gioco terrestre si attestava su circa 71 miliardi e quella online su 17, per non parlare della cosiddetta spesa (le perdite medie al primo giro di gioco...) che, avendo il gioco online un pay out molto più elevato vedono quest'ultimo rappresentare solo poco più del 4 percento del totale. Ciò quando gli apparecchi  complessivamente rendono conto ancora di oltre 47 miliardi di raccolta; può darsi che tra molti anni il gioco a distanza
superi quello 'land based', ma siamo ancora molto lontani e gettare l'allarme su di esso solo per allontanare i riflettori dal proprio business è, perdonatemi il gioco di parole, un gioco da asilo infantile”.
Jarre ricorda infine di aver parlato “di un milione di persone che giocano con un livello di 'rischio moderato' secondo la definizione del citato Cpgi” e chiede “qual è la fonte” dell'affermazione di As.Tro secondo cui, scrive, “nel 2003 c'erano 25 milioni di persone che giocavano convinti nella clandestinità”. Ancora, ribadisce di essere “a favore della limitazione anche del gioco a distanza” e che “il contenimento dell'offerta non serve per 'salvare' nessuno ma contribuisce, assieme ad altri interventi, a ridurre la probabilità di evoluzione verso il gioco problematico/patologico di una parte di quel milione di persone, ad esempio quelle che mettono in atto il comportamento di 'chasing', la rincorsa delle perdite, che trovando l'Awp o la la Vlt spenta al mattino appena svegli hanno così la possibilità di riprendere contatto con la realtà e mentalizzare il proprio esagerare con il gioco”.
Secondo Jarre, “As.Tro pertanto disconosce la 'dimensione scientifica e sanitaria' dell’intervento riportato...'. As.Tro può disconoscere quello che vuole, figuriamoci, ma non è né una società scientifica né un'organizzazione sanitaria e il sottoscritto si confronta, rispetto alla correttezza delle proprie affermazioni tecniche, in una sede congrua e competente per falsificarne eventualmente la veridicità e non in un confronto con chi deve affannosamente dimostrare che il proprio pericoloso prodotto commerciale non è affatto pericoloso solo perché è legale (come se sigarette e alcol non ammazzassero nessuno nel mondo solo perché la Legge non li vieta in gran parte della superficie terrestre)”.

 

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