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Slot, gli aspetti fiscali della vendita dei noleggi

24 giugno 2017 - 07:48

La crisi del settore sta portando tanti operatori a valutare il trasferimento o la chiusura delle proprie aziende: gli aspetti contabili e fiscali.

Scritto da Francesco Scardovi
Slot, gli aspetti fiscali della vendita dei noleggi

 

Gli equilibri economici e patrimoniali dei gestori di slot che operano sul territorio sono stati messi a dura prova, in questi anni, dal progressivo aumento dei prelievi erariali, dalla continua necessità di investire somme considerevoli per la sostituzione degli apparecchi vista la loro rapida obsolescenza tecnica e commerciale, e da norme e regolamenti locali volti a limitare sempre di più la possibilità di operare sul territorio, in un clima sempre più concorrenziale e teso che ha favorito purtroppo anche la riemersione del gioco illegale.

IL TAGLIO DELLE SLOT - A preoccupare ulteriormente gli operatori è anche l'imminente taglio di oltre il 30 percento di apparecchi, previsto dalla Manovra Bis, che porterà a un nuovo contingentamento combinato con l'avvento delle nuove slot “da remoto”, installabili solo in locali con determinate caratteristiche (ad oggi ancora ignote), oltre allo spettro di un ulteriore incremento di prelievo erariale. Tale situazione impone ai gestori scelte oculate in merito al proprio futuro. Da un lato si sono susseguiti, negli ultimi anni, fenomeni aggregativi di diverso genere, volti a rafforzare e consolidare le società di raccolta sul mercato. Anche se è sempre più frequente la tendenza di molti gestori a mettere sul mercato le proprie aziende (dedicate alla gestione di slot e, in molti casi, anche di sale), per evitare il pregiudizio definitivo dei propri patrimoni, soprattutto, in favore dei grandi gruppi più strutturati, e in particolare di alcuni grandi concessionari di rete, che hanno avviato vere e proprie “campagne di acquisto”, in quanto muniti dei capitali necessari per investire, consolidare ed accrescere il proprio posizionamento sul mercato. Le modalità di trasferimento sono principalmente due: la cessione totale o parziale delle quote di capitale sociale della società di gestione pitale sociale o la cessione dell’azienda (o di un ramo di essa). In entrambi i casi elemento fondamentale della trattativa è la valutazione dell’azienda, che consegue ad una approfondita analisi (“due diligence” – in italiano “dovuta diligenza”) di tutti i componenti economici e patrimoniali della stessa oltre che dei contratti e dei rapporti commerciali esistenti.
Preliminarmente si consiglia sempre agli operatori di sottoscrivere, ad avvio della trattativa, un dettagliato accordo di riservatezza (Nda), per evitare il rischio di diffusione di dati e notizie riservate. Un tempo le valutazioni delle aziende di noleggio si effettuavano principalmente sulla base dei “mesi di incasso”, che ancora oggi sono alla base delle trattative, con l’aggiunta di criteri più articolati e corretti volti a determinare l’avviamento delle aziende in base alla loro effettiva marginalità economica futura (Ebitda o Ebit). Una volta definito il valore si andrà a stendere il relativo preliminare di cessione, con previsione anche di modalità e termini del trasferimento, oltre che delle opportune clausole a tutela dei contraenti.
LA CESSIONE DELLE QUOTE - La cessione delle quote è operazione sicuramente più complessa che determina il trasferimento della titolarità delle società, comprensiva di tutte le poste patrimoniali attive e passive, in capo ad altri soggetti, senza soluzione di continuità nella gestione delle slot e dei rapporti contrattuali in essere, con assunzione piena dell’acquirente di ogni responsabilità ed onere riferito alla precedente gestione. L’importo di cessione sarà in questo caso determinato dal valore attribuito all’azienda (sostanzialmente relativo ai beni immobilizzati ed all’avviamento) aumentato delle attività a breve (fondi cassa e crediti) e diminuito delle passività esistenti alla data del trasferimento (fornitori, concessionari di riferimento, banche erario, etc). Fiscalmente il cedente assoggetterà a tassazione il reddito da capitale derivato dalla differenza tra il corrispettivo di cessione meno il valore nominale delle quote, con una aliquota diversa in caso si tratti di partecipazioni qualificate o meno, cioè superiori o inferiori al 20 percento del capitale sociale: per le non qualificate il cedente verserà il 26 percento del guadagno, mentre per le qualificate assoggetterà a tassazione ordinaria il 49,72 percento della plusvalenza. È ancora possibile accedere, ancora per pochi mesi, ad una tassazione di favore a seguito del rinnovo previsto dalla Finanziaria 2017 della facoltà del socio di rivalutare le proprie quote ad un costo agevolato (8 percento del valore rivalutato). Tale operazione è generalmente meno gradita all’acquirente, oltre che per l’assunzione di responsabilità e sopravvenienze imputabili alla gestione precedente anche per l’impossibilità di dedurre, ai fini dei redditi, il costo sostenuto per l’acquisto delle partecipazioni (salva futura ri-cessione delle stesse quote).
L'AUTORE - Francesco Scardovi è socio dello studio Scardovi e Giordani.

 

 

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