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As.Tro alla Regione Piemonte: 'Legge Gap, mappare luoghi sensibili'

04 dicembre 2017 - 12:54

L'associazione As.Tro chiede alla Regione Piemonte maggiore chiarezza e assunzioni di responsabilità da parte della Giunta sull'attuazione di legge sul Gap.

Scritto da Redazione
As.Tro alla Regione Piemonte: 'Legge Gap, mappare luoghi sensibili'

 

"Quando è un sindaco a constatare che l’applicazione di una legge regionale, come quella relativa all’abolizione degli apparecchi leciti, è di complessa realizzazione nell’ambito di un’azione amministrativa comunale 'lineare e trasparente', bisogna prenderne atto, ma soprattutto non si può più relegare ogni riflessione sull’argomento alle fumose categorie della 'schermaglia politica centro-periferia'.
Sempre più sindaci stanno evidenziando come la mappatura dei luoghi sensibili sia un atto dovuto nei confronti della cittadinanza che ha attività commerciali sul territorio, in quanto ad essi deve essere data la opportunità di verificare e affrontare, in un legittimo contraddittorio, la procedura attraverso la quale si sono individuati i luoghi e i percorsi pedonali di interdizione, magari anche al solo fine di programmare un’eventuale spostamento dell’attività commerciale, o avviare per tempo le pratiche di rimozione".


Lo scrive, in una nota, l'associazione As.Tro chiedendo alla Regione Piemonte maggiore chiarezza sull'attuazione della legge sul Gap e in particolare sulla mappatura dei "luoghi sensibili", dopo il "caso" del sindaco di Mirabello Monferrato (Al), Mauro Gioanola, che ha emanato un'ordinanza oraria sul gioco che tutela giocatori e imprese. 

 

 
"I 18 mesi di tempo a che altro dovevano servire altrimenti, se non per dotare ogni comune di una planimetria ufficiale e tecnicamente conforme alle leggi urbanistiche, da esibire – con anticipo e pubblicità legale – a tutti i cittadini?
Che senso ha sanzionare un esercizio che oggi confina con un bancomat, se nessuno sa se lo sportello è stato aperto prima o dopo la legge regionale, e se nessuno sa se il luogo sensibile ha legittimamente 'forza espulsiva' anche se aperto dopo la legge regionale, e se nessuno sa se anche le prossime aperture (o spostamenti) degli sportelli bancomat (come anche degli ambulatori o di certi centri di aggregazione) muteranno la geografia del gioco lecito?
Di profili critici, la legge n. 9/ 2016 ne presenta diversi, e tutti sono suscettibili di esporre i Comuni a rivalse tanto gravose, quanto evitabili, in presenza di un 'accompagnamento attuativo' della legge stessa attraverso quelle delibere di Giunta che molte altre Regioni hanno previsto quanto hanno varato provvedimenti analoghi (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Provincia Autonoma di Bolzano)", prosegue As.Tro.
 
 
"Nessuno contesta il fatto che anche un barista può accorgersi di confinare con un istituto di credito (luogo sensibile per la legge regionale del Piemonte), ma chiunque dovrebbe convenire sul fatto che un apparecchio installato da un gestore – proprietario e telematicamente allacciato ad una rete di un concessionario, può essere concretamente rimosso dall’esercizio solo se il concessionario e il gestore sono stati posti nelle condizioni materiali e giuridiche per farlo (tanto per fare un esempio, avendo avuto conoscibilità legale della data certa di insorgenza del luogo sensibile, e della ubicazione del locale all’interno di un percorso pedonale interdetto), e se – a livello teorico almeno – quell’apparecchio ha ancora un residuale spazio di delocalizzazione conforme all’intesa del 7 settembre scorso.
Alcuni sindaci, pertanto, chiedono semplicemente alla Regione di assumersi la responsabilità di una attività legislativa incompleta, ponendovi rimedio con opportune attività della Giunta, e di rispondere a chi di competenza della propria scelta politica di espellere dal territorio regionale un’attività che lo Stato reputa lecita, che lo Stato ha originariamente autorizzato, e che lo Stato ritiene di aver regolamentato in accordo con la regione stessa nei termini dell’intesa sottoscritta il 7 settembre scorso. Anche dal punto di vista politico, infatti, non è corretto riversare sui sindaci, che dovranno gestire la desertificazione commerciale post abolizione del gioco lecito, il peso di un dissenso e di una contrarietà generati da equilibri interni del consiglio regionale.
Se è ingiusto che lo Stato riversi sulla periferia solo gli oneri del gioco lecito, riservandosi tutti gli utili, è anche ingiusto che all’ultima ramificazione dell’amministrazione territoriale, ai Comuni, siano addossate tutte le responsabilità e gli oneri della contrapposizione con il Governo in materia di gioco", conclude l'associazione.
 

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