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Acadi al Governo: 'Gioco, tavolo di confronto non più rinviabile'

25 gennaio 2019 - 16:02

L'associazione dei concessionari di giochi pubblici torna a chiedere un tavolo di confronto al Governo per garantire la tenuta del comparto.

Scritto da Redazione
Acadi al Governo: 'Gioco, tavolo di confronto non più rinviabile'

“Restituire equilibrio e stabilità al sistema del gioco pubblico ed ai rapporti concessori, da un lato, e rimuovere gli ostacoli al presidio del territorio imposti dalle norme locali individuando le giuste misure di tutela del cittadino, dall’altro. Il tutto per la tenuta del sistema, per la tutela della salute e del risparmio, della legalità e dell’ordine pubblico, del gettito erariale, dell’impresa e certamente non da ultimo dell’occupazione. Ecco di cosa parlare al non più prorogabile tavolo di confronto serio e leale che Acadi chiede alle Istituzioni”.

È questa la posizione Acadi, l’associazione dei concessionari di giochi pubblici, che attraverso il proprio presidente, Geronimo Cardia, torna a chiedere un confronto con il Governo circa le prospettive future del settore alla luce del nuovo aumento del Preu compreso nel decreto per l'introduzione del reddito di cittadinanza.
 
 
“Acadi, i cui associati contribuiscono ogni anno col 70 percento del gettito erariale generato dal comparto pari complessivamente a circa 10 miliardi di euro, ha già giudicato molto negativamente la decisione del Governo di incrementare in pochi mesi per ben tre volte consecutive il prelievo fiscale diretto sui giochi regolamentati”, prosegue Cardia. “Tali ripetuti, ravvicinati e disordinati aumenti rappresentano l’ennesimo cambio di condizioni di esercizio delle concessioni che rende ancora più critica la tenuta del sistema pubblico di controllo dell’offerta, compromettendo l’equilibrio economico degli affidamenti, i livelli occupazionali di comparto e conseguentemente la capacità di tutela della domanda degli utenti. L’ennesima spallata all’equilibrio concessorio e alla tenuta del sistema legale è peraltro imposta in combinazione con le politiche espulsive adottate dalle normative territoriali, disarticolate rispetto alle leggi nazionali, da sole idonee a eliminare intere categorie di operatori e occupati e intere partite di gettito erariale anche compromettendo l’ordine pubblico con l’apertura delle porte all’offerta illegale pronta a reimpossessarsi del territorio". 
 
 
"Lo squilibrio del sistema del gioco pubblico, peraltro già denunciato dallo stesso Ufficio Parlamentare di Bilancio nel documento specifico del 2018 addirittura prima dei tre aumenti in questione, compromette la stabilità delle entrate erariali ed in particolare delle risorse di copertura che invece si impone negli anni per la realizzazione delle politiche governative pure recentemente deliberate. Acadi ha già esortato il Governo ed il Parlamento ad analisi tecniche approfondite sulle reali dinamiche, sulle reali possibilità e capacità di contribuzione del mercato dei giochi pubblici e degli operatori. Acadi ha già più volte ribadito la propria immediata disponibilità ad interloquire con il fine primario di restituire stabilità al sistema del gioco pubblico riequilibrando i rapporti concessori e dando certezze ai livelli occupazionali di comparto e arrestare la deriva espulsiva del gioco pubblico dal territorio, dando priorità alla tutela della persona con giuste ed efficaci misure che sostituiscano strumenti inefficaci e dannosi quali orari e distanze.  Ormai gli operatori sono determinati a far valere i diritti della persona, del lavoro, dell’impresa, dell’ordine pubblico e del gettito erariale.  Non è più procrastinabile un tavolo di confronto serio e leale”, conclude il presidente.
 

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