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Pucci (As.Tro) e studio Cgia: 'Addetti Awp e Vlt pietra angolare del settore'

09 luglio 2019 - 09:31

Massimiliano Pucci (presidente As.Tro): 'Con la Cgia abbiamo certificato che gli addetti Awp e Vlt sono la pietra angolare del settore!' 

Scritto da Cesare Antonini
Pucci (As.Tro) e studio Cgia: 'Addetti Awp e Vlt pietra angolare del settore'

Il presidente di As.Tro, Massimiliano Pucci, torna a parlare dell'indagine commissionata alla Cgia di Mestre sul settore del gioco pubblico con particolare riferimento al settore degli apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro, Awp e Vlt. Una fotografia del comparto, dei suoi lavoratori, di quante tasse produce per l'erario (finalmente senza fake news di mezzo) e quanto indotto genera. Come si prosegue, adesso, a cosa serve e a cosa servirà questa indagine? Il presidente Pucci ha fornito tutte le risposte a Gioconews.it.

Che impatto può avere sul settore del gioco questa ricerca della CGIA Mestre ? “E’ ancora presto per dirlo ma possiamo già affermare, non nascondendo un certo orgoglio, che i dati che ci offre consentono al mondo dei gestori di vedere finalmente suturata una ferita che era rimasta aperta dai tempi del c.d. “bozzone”, il progetto di riforma propugnato dal Governo Renzi”.
In che senso? “Secondo quel progetto, la figura del gestore era sacrificabile perché si trattava di una categoria di “parassiti”. Non sto esagerando: questa fu esattamente la definizione che ci venne affibbiata nel corso del confronto che accompagnò quell’idea di riforma. Ebbene, oggi la ricerca della Cgia Mestre dimostra, con rigore scientifico e non su calcoli fatti “per sentito dire”, che il segmento relativo ad awp e vlt, occupa, al di fuori delle società concessionarie, circa 60.000 addetti (compresi i dipendenti degli esercizi la cui attività prevalente non è quella legata al gioco, ad esempio bar e tabaccai, la cui stima è stata effettuata mediante un’analisi ponderata)”.
Un patrimonio umano rilevante: “Esattamente. Oggi il lavoro del centro studi veneto certifica che siamo la pietra angolare su cui si poggia l’intero comparto degli apparecchi: dalla gestione del prodotto, fino all’interlocuzione quotidiana con le istituzioni di prossimità, il settore non può fare a meno della nostra presenza”.
Perché avete deciso di incaricare un ente terzo per questa ricerca? “Parafrasando Italo Calvino, un settore può passare attraverso catastrofi, ma deve al momento giusto ritrovare i suoi dei. Sentivamo il bisogno di intervenire su alcuni punti nevralgici e per farlo bisognava innanzitutto fare chiarezza sui numeri. Un settore per essere credibile deve almeno conoscere se stesso. I nostri interlocutori spesso non ci hanno reputati credibili, per i troppi numeri che diffondevamo in libertà sperando che, suscitando allarme, si sarebbe potuta ottenere un’attenzione benevola da parte della classe politica. Nel mio taccuino di lavoro ho appuntato prima 300.000 dipendenti, poi 250.000, poi 150.000. Quando si sparano numeri a caso, non supportati da un metodo scientifico di elaborazione, si ottiene l’effetto contrario a quello auspicato: la totale perdita di credibilità. A quel punto diventa inevitabile, e per certi versi perfino comprensibile, che la politica rivolga al settore attenzioni tutt’altro che benevole”.

A parte l’aspetto occupazionale, quali sono gli altri temi su cui si concentra la ricerca della Cgia Mestre ? “La ricerca è formata da 80 cartelle ed è il frutto di un anno di studi, tenterò qui di sintetizzarne alcuni aspetti. Si parte dalla fotografia riguardante la diffusione territoriale delle imprese e dei rispettivi addetti, si passa poi alla quantificazione dell’esatto ammontare del gettito fiscale riferito ai soli apparecchi (Awp e Vlt) con una efficace proiezione dell’incidenza delle risorse provenienti dal nostro settore sulle coperture dei recenti provvedimenti legislativi a più alto impatto mediatico: l’evidenza di quest’ultimo aspetto è di fondamentale importanza. La politica dovrebbe infatti gettare la maschera e rivelare quale sarebbe l’impatto sulle tasche dei cittadini di una politica proibizionista portata alle estreme conseguenze”.
E lei è convinto che i dati offerti da questa ricerca possano veramente indurre la classe politica ad una riflessione in tal senso? “Onestamente no. Però, proprio grazie ai termini di raffronto sapientemente evidenziati dai ricercatori della Cgia, ora possiamo contare su “prove schiaccianti” per smascherare l’ipocrisia che sta inquinando il dibattito sul gioco che, da un lato, è raffigurato come il male assoluto mentre dall’altro è utilizzato come salvadanaio necessario per mantenere le promesse elettorali. Se gli ispiratori delle crociate etiche contro il gioco lecito fossero realmente mossi da buone intenzioni, si guarderebbero bene dall’attingere risorse da un settore da loro stessi additato come “criminale””.
Torniamo all’elencazione dei temi di cui si è occupata la ricerca: “Sempre rimanendo sull’argomento delle risorse erariali provenienti dagli apparecchi, la ricerca contiene l’analisi dell’impatto sul settore dei continui aumenti del Preu attuati nel corso degli anni, con una proiezione anche futura che tiene conto del già programmato aumento progressivo delle aliquote. Viene quindi evidenziata l’incidenza di tali politiche fiscali sui margini delle imprese del settore e il quadro che ne emerge è a dir poco allarmante, sia con riguardo alla sopravvivenza delle stesse imprese, che per le ricadute occupazionali. Nell’affrontare il tema della pressione fiscale e delle relative conseguenze, i ricercatori della CGIA hanno dettagliatamente quantificato anche l’incidenza delle altre imposte, riguardanti ogni tipologia di impresa (IRES, IRPEF, ecc.), che vanno a sommarsi al PREU. Quest’ultima operazione, che sembrerebbe ovvia, è invece di vitale importanza per dimostrare, contrariamente a quanto vorrebbero far credere i paladini dell’antigioco, che si sta parlando di un settore particolarmente penalizzato rispetto a qualsiasi altra attività d’impresa”.
C’è anche un’interessante analisi dell’impatto delle restrizioni provenienti dalle normative regionali e comunali. “Non poteva mancare un simile approfondimento. Il settore sta subendo un attacco concentrico proveniente, come già detto, da una politica fiscale punitiva (è lo stesso On. Di Maio ad attribuirle esplicitamente tale valenza), a cui si stanno appunto accompagnando gli interventi delle Regioni e dei Comuni in materia di distanze dai c.d. “luoghi sensibili” e di limitazioni orarie al funzionamento degli apparecchi”.
Questa collaborazione tra As.Tro e la Cgia Mestre avrà un seguito? “L’obiettivo di As.Tro è quello di avere un monitoraggio costante su tutti gli aspetti che incidono sul nostro settore. Quindi il lavoro con la Cgia Mestre non finisce qui. Proseguirà con l’aggiornamento dei dati già elaborati e con dei focus regionali”, conclude Pucci.
 

 

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