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Scardovi: ‘Non c’è margine per aumento Preu senza ritocco payout’

29 ottobre 2019 - 15:54

Al consiglio direttivo di As.Tro, il consulente fiscale Francesco Scardovi analizza le ripercussioni dell'aumento del Preu sui bilanci delle aziende del settore.

Scritto da Ac
Scardovi: ‘Non c’è margine per aumento Preu senza ritocco payout’


Bologna - “L’aumento del Prelievo erariale unico previsto dalla prossima Manovra di bilancio per le Awp provocherà la riduzione del 16 percento dei ricavi per un’impresa di gestione, determinando - in maniera forzata - la previsione di perdite economiche importanti, rispetto ai risultati di equilibrio, per quanto precario, del 2019”.

Ad affermarlo è Francesco Scardovi, consulente fiscale esperto in materia di gioco, intervenendo al consiglio direttivo di As.Tro a Bologna, tenutosi oggi, 29 ottobre.


“Stiamo elaborando con il Centro Studi di As.Tro un approfondimento sulle ripercussioni che l'aumento del Preu avrebbe sui bilanci delle aziende del settore. Ma già in questa sede possiamo esprimere alcune importanti considerazioni e previsioni, basandoci su un campione di oltre un centinaio di aziende che ho potuto esaminare per consulenze e difese tributarie. 

Assumendo una Awp che ‘incassa’ annualmente 80mila euro si evidenzia che: con un aumento del Preu al 23 percento del cosiddetto ‘in’, la tassazione sul margine passerebbe dal 70 al 74,4 percento. La quota di compenso del gestore (ripartita per semplicità al 50 percento con l'esercente) si riduce appunto del 16 percento: nell'esempio dunque la quota di ricavo di un apparecchio scende da 3.470 euro annui a 2.910 euro annui. Senza tener conto degli ulteriori effetti riduttivi derivanti da regolamenti regionali e comunali sempre più restrittivi”.
 
 
Quale impatto, dunque, sui bilanci dei gestori?
“Prendendo a riferimento tre tipologie di imprese - micro, piccola e media - che si basano sul lavoro del titolare e di un collaboratore, con 50 Awp gestite con 8 addetti e 250 Awp gestite con 32 addetti e 1000 Awp gestite - spiega ancora Scardovi - per tutte le tre tipologie esaminate si evidenzia come la riduzione del 16 percento dei ricavi determina forzatamente la previsione di perdite economiche importanti, rispetto ai risultati di equilibrio, per quanto precario, del 2019. E questo fondamentalmente perché le aziende di gestione che ancora operano nel settore hanno già adottato da anni una politica di ottimizzazione dei costi, di economie di scala e di investimenti mirati. Dunque la riduzione dei ricavi va per forza ad abbattersi sui risultati economici di gestione per quanto possano essere ancora adottati ulteriori risicati correttivi di riduzione dei costi, tenuto conto in particolare dell'incidenza sui bilanci degli ammortamenti degli investimenti eseguiti nell'ultimo biennio”.
 
 
“Nella piccola impresa il compenso di lavoro di fatto corrisponde con il reddito del titolare che va quasi completamente ad azzerarsi. Nella piccola impresa e nella media impresa l'inversione del trend economico è ancora più eclatante. Con la prevedibile chiusura di tante aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Di contro le entrate erariali (che comprendono oltre al Preu e al canone Adm, anche l'Iva indetraibile, l'Ires, l'Irap, i Noe etc) secondo le aspettative del legislatore dovrebbero salire complessivamente di almeno 500 milioni.
Riteniamo invece molto più probabile che con la crisi di tante piccole e medie imprese, le entrate vadano sensibilmente a diminuire”.
 

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