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Il ruolo del gestore di slot ai tempi del coronavirus

13 marzo 2020 - 10:26

Con le misure, sempre più restrittive, adottate dal governo italiano per contenere l'epidemia, chiudono i locali ma aumentano gli oneri per i gestori.

Scritto da Redazione GiocoNews.it
Il ruolo del gestore di slot ai tempi del coronavirus

All'indomani dei provvedimenti – vieppiù restrittivi – adottati dal governo italiano per contenere l'epidemia da Coronavirus, tra le imprese di gestione degli apparecchi da intrattenimento si è scatenato un autentico caos, per adempiere a tutti gli obblighi normativi e affrontare la situazione di emergenza dal punto di vista di gestionale. Per chi lavora nei locali pubblici fornendo i propri prodotti di gioco, infatti, per adempiere all'interruzione totale delle attività imposta dal governo, non basta abbassare una saracinesca. Al contrario, occorre eseguire una serie di attività per garantire la sicurezza dello Stato e dell'erario, oltre a quelle dei propri dipendenti e della propria attività.

GLI INTERVENTI NEI LOCALI - Già dal 12 marzo, in seguito all'estensione del provvedimento di chiusura dei locali pubblici in tutta Italia, le imprese di gestione hanno dovuto avviare una ricognizione nei locali in cui si trovano installati i propri apparecchi per completate le attività di raccolta, di messa in sicurezza della cassa e di blocco delle slot, laddove possibile. Tutto questo, naturalmente, nel momento in cui sono stati vietati tutti gli spostamenti non necessari da parte dell'esecutivo, sia pure con le dovute eccezioni, dettate da casi di necessità, anche lavorativa. Per questa ragione ogni società di gioco ha dovuto disporre degli interventi mirati nei locali, con una parte del proprio personale, autorizzandolo attraverso delle autocertificazioni nella quali indicare che l'azienda svolge attività di pubblico servizio per la raccolta di prelievo erariale ed importi correlati mediante apparecchi da intrattenimento, e per questa ragione si vede costretta ad espletare le proprie attività di raccolta e messa in sicurezza degli introiti presso gli esercizi sul territorio, sia per quelli in chiusura per decreto ministeriale sia per quelli ancora “attivi”, come le tabaccherie. Per quest'ultime, peraltro, l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha appena disposto l'interruzione della fornitura dei giochi – in estensione alle misure governative – per evitare l'invito alla frequentazione di questi locali e la permanenza al loro interno, contraria alle norme di contenimento dell'epidemia. Motivo per cui, ancora oggi, venerdì 13 marzo, continuano a dover girare dipendenti delle imprese di gioco sul territorio. Eppure, non mancano le difficoltà, dovute per lo più alla difficoltà di superare i controlli delle forze dell'ordine per le quali l’attività dei preposti o impiegati delle aziende di gioco non è considerata tra quelle considerate necessarie. Questo, almeno, è ciò che sta accadendo in vari territori, dove nei controlli eseguiti da parte degli agenti, la motivazione indicata nei moduli di autocertificazione forniti dal personale, viene spesso considerata non idonea. Per un'altra “grana” da gestire per i titolari delle imprese, nonostante le operazioni sugli apparecchi, come quella di “messa in blocco” delle macchine da gioco, non possono essere eseguite senza recarsi sul posto. E, soprattutto, è indispensabile secondo le norme vigenti, pena un’ammenda che consiste in una sanzione penale annotata nel casellario giudiziario del titolare. Da qui la situazione di ulteriore difficoltà e di rischio per gli imprenditori del gioco.
 
L'ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO - Una volta effettuate le attività sopra descritte e la messa in sicurezza l'intera rete di gioco – per la quale, è bene ricordarlo, transitano soldi pubblici e tanto basta per richiedere una doppia attenzione rispetto a qualunque altra attività – per le imprese del gioco pubblico ci sono poi le altre esigenze di carattere amministrativo e gestionale comuni a tutti gli altri settori economici e produttivi, da valutare e mettere in atto. A partire dall'organizzazione dei turni di lavoro, attraverso la riduzione degli orari e organizzando il più possibile modalità di lavoro a distanza (“smart working”) o favorendo l'astensione lavorativa anche attraverso ferie o altri provvedimenti. Con molte aziende che stanno optando per la chiusura momentanea (sperando che si tratta di un periodo di tempo più breve possibile), tenendo conto che la raccolta nei locali non potrà ripartire prima dell'inizio di aprile: mantenendo eventualmente in servizio alternato alcune funzioni apicali tipiche dell'azienda, come le figure addette alla gestione, la tesoreria, o gli uffici legali e amministrativi, senz'altro i più indaffarati in queste ore.
 
LA SALVAGUARDIA DELLE AZIENDE - Tra le misure di “contenimento” da adottare per le aziende del comparto, poi, ci sono anche quelle relative alle perdite economiche, che nell'industria del gioco si fanno sentire in maniera ancora più significativa rispetto ad altre attività con almeno un mese di incassi pari a zero. Per questo le aziende si vedono costrette a limitare i pagamenti ai fornitori, a causa della “forzata sospensione”, salvo quelli ritenuti strategici, oltre a quelli dei tributi per i quali è stato chiesto l'esonero all'amministrazione: dall'imposta sugli intrattenimenti che riguarda espressamente il comparto, alle varie aliquote che riguardano un po' tutte le attività, come per esempio l'Iva, il cui versamento abituale è previsto per il 16 di ogni mese. Su questi punti si è già espressa – almeno in parte – l'Agenzia delle Dogane e dei monopoli, concedendo agevolazioni alle imprese, mentre rimane grande attesa tra gli addetti ai lavori per conoscere gli strumenti di tutela che intenderà attivare il governo in aiuto delle imprese di ogni settore, per poi procedere con la cassa integrazione per i propri dipendenti e con l'adozione di altri eventuali iniziative concesse dall'esecutivo.
 
Nel frattempo le società di gestione stanno inviando ai concessionari di riferimento la richiesta di rinviare le ordinarie scadenze di versamento di prelievo erariale, canoni concessori e compensi del concessionario, oltre alla richiesta di moratoria su mutui e leasing eventualmente accesi con gli istituti preposti.
 

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