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I produttori: 'Inutile partire senza regole certe e specifiche per il settore'

27 aprile 2020 - 10:15

Il direttore generale di Acmi Interactive, associazione dei costruttori di giochi, chiede certezze per l'industria e annuncia un piano di azione del gioco.

Scritto da Ac
I produttori: 'Inutile partire senza regole certe e specifiche per il settore'

Lo slittamento della ripartenza del comparto giochi che emerge dall'ultimo Decreto del presidente del consiglio dei ministri con il quale si delinea la tanto attesa “fase due”, non è da prendere in maniera completamente negativa. Al di là della preoccupazione collettiva, che riguarda ogni settore e l'intero paese, relativamente al protrarsi dell'emergenza generale, per gli operatori del comparto giochi c'è da guardare alla realtà: nella consapevolezza che non possono essere i locali da gioco a partire prima di altri, perché senza il ritorno alla normalità (o a quel surrogato di normalità al quale ci dovremo probabilmente abituare nei prossimi mesi), non si potrà certo pensare al ripristino delle precedenti abitudini sia a livello di consumo che di frequentazione degli ambienti esterni alle proprie abitazioni. Ciò che preoccupa gli addetti ai lavori, quindi, non è tanto lo spostamento in avanti delle date quanto, piuttosto, la mancanza di una specifica analisi e programmazione relativa al comparto.

Questo, almeno, è il parere di Gennaro Parlati, direttore generale di Acmi Interactive, associazione che rappresenta i costruttori di macchine da intrattenimento, che spiega a GiocoNews.it le esigenze della filiera. “Guardando alla ripartenza in senso generale e non solo nell'ottica delle imprese del gioco, ritengo inutile pensare a una riapertura frettolosa perchè credo che non ci siano i presupposti, ad oggi, per ripartire”, spiega Parlati. “Bisogna peraltro evidenziare, come spesso sfugge, che dal momento in cui si riapre un'attività, vengono automaticamente interrotte le misure di supporto all'economia disposte dal govero attraverso i precedenti provvedimenti, che già si rivelavano insufficienti e al limite della sopravvivenza per molte imprese e lavoratori. Lo vediamo con quegli esercizi che sono ripartiti con le vendite da asporto e che certo non possono compensare i mancati guadagni di questi mesi con qualche vendita e consegna a domicilio. Figuriamoci quindi cosa potrebbe accadere nel far ripartire prematuramente un'attività di gioco”. 
Non è quindi una questione esclusivamente di date, secondo Parlati, ma di certezze, più in generale.
In questo momento stiamo vivendo una grande confusione e un'enorme frustrazione dovute all'evidente impreparazione dimostrata nell'approccio al gioco, che continua a non essere considerato, né tanto meno capito, da chi si sta occupando della gestione dell'emergenza – aggiunge Parlati – anche se usciamo in parte confortati, se non altro, dal rinvio perchè ripartire senza programmazione ben definita, sarebbe un disastro”. 
Secondo il rappresentante dei costruttori “dobbiamo essere noi a dettare una serie di requisiti minimi che dovranno esserci garantiti per poter riattivare le attività, perché non ci possono essere indicate misure e specifiche tecniche da chi non conosce mimimanete la realtà che riguarda il nostro settore e l'intero indotto, che presenta caratteristiche uniche e che devono essere prese in considerazione”.
Per tale ragione, spiega Parlati, questo mese che separa gli addetti ai lavori dal 1 gugno che potrebbe rappresentare la data della riapertura anche per il gioco, “sarà un mese di lavoro serrato durante il quale definiremo un manifesto con i requisiti minimi per ripartire”. 
Ma come stanno vivendo questa fase di interruzione gli addetti lavori? “È un periodo senz'altro fortemente critico per la manifattura del gioco – commenta il direttore Acmi - perchè i nostri operatori vivono quotidianamente nell'incertezza, alla quale sono relegati ormai da anni, già molto prima della pandemia. In questo caso, poi, c'è stato un ulteriore spostamento dell'intera emergenza che rende oggi impossibile qualsiasi previsione e ogni tipo di programmazione aziendale ed economica. Se pensiamo che il nostro settore viene da anni di conflitto giuridico e normativo tra Stato e Regioni che prima riguardava specificamente il nostro settore, e che ora si è espanso all'intera nazione e a più ambiti, a partire dalla sanità, si potrà forse capire anche dall'esterno quanto sia difficile essere un operatore del gioco, oggi più che mai”.
Adesso, quindi, è arrivato il momento di prendere il toro per le corna e iniziare a delineare il futuro. Anche per i giochi. “Serve un intervento serio, prima di tutto, a sostegno dell'economia, che riguardi tutti i settori e tutti i lavoratori. Una sorta di nuovo 'piano Marshall', come invocato da più parti, che possa contemplare tutte le esigenze, quindi anche quelle del nostro settore. Solo quando le imprese avranno una base di certezze si potrà ricostruire il futuro dell'economia e quindi del paese.
Credo da sempre e molto alla capacità del popolo italiano di rialzarsi e per questo sono convinto che anche questa volta ce la faremo. Ma non possiamo certo basarci sui meri buoni auspici: servono fatti, e una programmazione seria e oculata per realizzarli”.
Nel frattempo, tuttavia, il settore è riuscito a organizzarsi arrivando, se non altro, alla stesura di un piano comune come mai prima d'ora accaduto. “Lo considero il frutto di un grande operazione ed è già di per sé un risultato – commenta Parlati - perché dimostra la presa di coscienza dell'intera filiera del problema. Nell'auspicio generale che questa ritrovata unione possa essere l'inizio di un percorso di unità serio e concreto. É un atto che si rendeva necessario e indispensabile ma spero che non ci si limiti soltanto a questo manifesto e che si possa proseguire su questa strada”.
Per quanto riguarda le prossime iniziative, che l'associazione dei costruttori intende portare avanti ancora congiuntamente con le altre sigle, ci sarà anche la richiesta di interventi economici su misura per le imprese del gioco, come la richiesta di intervento sul versamento del Preu, legata all'impossibilità di eseguire il cambio macchine programmato dalla filiera e mai completato, oltre alla richiesta di una serie di interventi che riguardino i versamenti vari e le imposte, ma anche ai contratti di lavoro e tutto ciò che sarà ritenuto utile per dare liquidità alle imprese.

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