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Gioco, Tar Veneto conferma orari Abano Terme: 'Scelta proporzionata'

30 agosto 2021 - 14:00

Per i giudici del Tar Veneto l'ordinanza oraria che dal 2016 limita gli apparecchi e le attività di gioco ad Abano Terme (Pd) è 'adeguatamente motivata e fondata'.

Scritto da Fm
Gioco, Tar Veneto conferma orari Abano Terme: 'Scelta proporzionata'

La scelta del Comune è proporzionata, in primo luogo, poiché in potenza capace di conseguire l'obiettivo: mediante la riduzione degli orari è ridotta l'offerta di gioco; l'argomento addotto dall'appellante secondo cui i soggetti affetti da ludopatia si indirizzerebbero verso altre forme di gioco - definite più subdole, rischiose o incontrollabili - prova troppo poiché dimostra che comunque è opportuno limitare già una delle possibili forme di gioco (le slot machines, appunto) se altre ve ne sono a disposizione. Resta in ogni caso una affermazione non dimostrata”.

Questa la motivazione al centro della sentenza con cui il Tar Veneto rigetta il ricorso di una società contro l’ordinanza di regolamentazione degli orari di esercizio delle attività e degli apparecchi di gioco firmata dal commissario straordinario del Comune di Abano Terme (Pd) nonché la sua deliberazione di approvazione del regolamento in materia, entrambi risalenti al 2016.

 

Per i giudici amministrativi, innanzitutto “è infondato è il primo motivo di ricorso, con cui si lamenta la violazione del principio di liberalizzazione degli esercizi commerciali e la violazione dell’art. 50 Tuel”, in quanto le Amministrazioni, con l’adozione di ordinanze restrittive degli orari, secondo quanto evidenziato anche dal Consiglio di Stato, hanno “realizzato un ragionevole contemperamento degli interessi economici degli imprenditori del settore con l'interesse pubblico a prevenire e contrastare i fenomeni di patologia sociale connessi al gioco compulsivo, non essendo revocabile in dubbio che un'illimitata o incontrollata possibilità di accesso al gioco accresca il rischio di diffusione di fenomeni di dipendenza, con conseguenze pregiudizievoli sia sulla vita personale e familiare dei cittadini, che a carico del servizio sanitario e dei servizi sociali, chiamati a contrastare patologie e situazioni di disagio connesse alle ludopatie”. Senza dimenticare, altresì, che, anche “alla luce delle decisioni della Corte di giustizia dell’Unione europea nel settore dell’esercizio dell’attività imprenditoriale del gioco lecito, le esigenze di tutela della salute vengono ritenute del tutto prevalenti rispetto a quelle economiche”.
 
In linea generale, ricorda la sentenza del Tar Veneto, “si osserva che questo Tribunale, in fattispecie del tutto analoghe, ha già precisato che 'nell’attuale momento storico la diffusione del fenomeno della ludopatia in ampie fasce della società civile costituisce un fatto notorio o, comunque, una nozione di fatto di comune esperienza, come attestano le numerose iniziative di contrasto assunte dalle autorità pubbliche a livello europeo, nazionale e regionale'”, e peraltro, “nell’impugnata ordinanza relativa alla delimitazione degli orari, l’Amministrazione comunale, dopo aver inquadrato in termini generali la problematica della patologia derivante dal gioco d’azzardo, ha dato conto che 'il territorio urbano è stato nell’ultimo decennio capillarmente occupato da installazioni di gioco aleatorio sia all’interno di locali destinati ad altra attività, sia quale attività a sé stante, generando crescenti problemi a carico dell’Amministrazione comunale e della Usl n. 16 presso la quale è attivo l’Ambulatorio per la prevenzione e il trattamento della dipendenza da gioco d’azzardo nell’ambito del Dipartimento per le dipendenze, che ad oggi ha in cura ben 360 soggetti con tipologia di gioco prevalente: slot e Vlt, gratta e vinci e scommesse; dalle indagini statistiche in possesso del Dipartimento delle dipendenze relative all’Usl n. 16 di Padova risultano dati preoccupanti sul fenomeno del gioco d’azzardo, delle persone in terapia per Gap (gioco d’azzardo patologico)  37 sono residenti nel distretto dei Colli e 15 casi seguiti riguardano il solo Comune di Abano Terme”.
 
Pur "ritenendo che i dati relativi ai soggetti in terapia non appaiano poco significativi in relazione alla popolazione locale, va comunque evidenziato che gli stessi riflettono un’immagine comunque 'sottostimata' della problematica, dal momento che il fenomeno della 'ludopatia' tende a restare sommerso ed è connotato da una notevole cifra oscura, in quanto molti soggetti ludopatici, perché sottovalutano la propria patologia o per altre ragioni, non si rivolgono alle strutture sanitarie e ai servizi sociali”, sottolineano i giudici.
 
“La preoccupante diffusione del gioco e l’esigenza di introdurre misure volte a contrastare la ludopatia, poste dal Comune a base dell’ordinanza impugnata, erano state, peraltro, confermate anche dalla petizione, con raccolta firme, presentata dai cittadini del Comune resistente di data 13 giugno 2016, con cui era stata richiesta all’Amministrazione la presa in carico della problematica connessa alle conseguenze della 'ludopatia' e all’incremento delle sale 'slot/scommesse'.
L’ordinanza impugnata, dunque, appare adeguatamente motivata e fondata su una sufficiente attività istruttoria, atteso che, oltre alla rappresentazione della situazione sul territorio comunale e su quello limitrofo, sono stati specificati anche i rischi derivanti alla salute dei cittadini in conseguenza della diffusione della 'ludopatia', pur evidenziandosi la consapevolezza che con le limitazioni poste all’orario di funzionamento degli apparecchi non si sarebbe eliminato il fenomeno, ma solo creato le condizioni per disincentivare il loro utilizzo continuativo e a tempo pieno”.
 

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