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Sanatoria slot: lo Stato incassa 230 milioni dai sei concessionari, per gli altri quattro continua il processo

05 novembre 2013 - 10:03

E' scaduto alla mezzanotte di ieri il termine previsto dal governo per l'adesione alla cosiddetta “sanatoria new slot”: ovvero, la transazione agevolata con cui lo Stato intendeva recuperare circa seicento milioni di euro tout court, cancellando l'intero procedimento ancora pendente sulle spalle dei dieci concessionari di rete, arrivato soltanto al primo grado di giudizio e in attesa del ricorso in appello presentato dalle stesse società. Ma la “soluzione facile” proposta dal governo è andata in porto a metà (o, meglio, al 47 percento in termini di importi), con lo Stato che è riuscito a portare nelle proprie casse soltanto (si fa per dire..) poco più di 230 milioni di euro, versati entro la scadenza concordata dalle sei concessionarie aderenti (Gtech, Sisal, Cirsa, Cogetech, Snai, Gamenet ). Per tali società, come anticipato, è prevista l'estinzione totale del procedimento, con la Corte dei Conti chiamata, entro la settimana corrente, a risolvere in via definitiva il contenzioso rideterminando nella misura del 20 percento il danno quantificato nella sentenza di primo grado, (rispetto alla misura del 30 percento decisa dalla stessa Corte in una ulteriore pronuncia di qualche giorno fa). La situazione è invece ben diversa per le altre quattro società concessionarie (Gmatica, Codere, Hbg e Bplus) che non hanno aderito alla sanatoria. Per le quali lo scenario è ancora tutto da delineare e, nella peggiore delle ipotesi, pronto ad approdare anche in Europa.

Scritto da Alessio Crisantemi
Sanatoria slot: lo Stato incassa 230 milioni dai sei concessionari, per gli altri quattro continua il processo

 

ORIGINI E SVILUPPI DEL CONTENZIOSO – Per capire come potrebbe risolversi il contenzioso per le quattro società che non hanno aderito alla 'sanatoria' proposta dal governo, occorre prima tornare indietro di qualche anno, alla pronuncia in primo grado della Corte. Quando, vome noto, tutti e dieci i concessionari venivano condannatati (in primo grado, appunto) dalla sezione regionale del Lazio della Corte dei conti, al pagamento dell’importo complessivo di 2,5 miliardi di euro. Il giudizio è stato però successivamente impugnato dalle società le quali rimangono tutt’oggi in attesa del giudizio di appello richiesto alla Sezione Centrale della medesima Corte. Giudizio che, a questo punto, dovrà arrivare solo per i quattro (auto)esclusi dalla sanatoria, i quali, guardando le carte, avrebbero tutte le ragioni di attendere una conclusione favorevole del contenzioso. Tanto per cominciare, vale la pena osservare che esistono diversi precedenti che hanno visto assolti alcuni co-imputati di soggetti che avevano già definito “transattivamente” la controversia, a scacciare lo spettro di una possibile ‘ricaduta’ negativa della decisione delle altre sei concessionarie nei confronti degli attendisti. Ma soprattutto, guardando al merito della questione, vale la pena osservare che la misura della sanzione applicata dalla Corte – a detta dei concessionari – è stata disposta utilizzando un parametro errato. Basandosi cioè sul cosiddetto ‘aggio’ percepito dai concessionari nell’arco di tempo sotto osservazione (fine 2004 – inizio 2007) in cui il disservizio sarebbe stato commesso (100 percento per Bplus, 80 percento per tutti gli altri), la Corte dei Conti avrebbe considerato quale aggio del concessionario l’intero importo risultante come differenza tra gli importi giocati al netto delle vincite e delle imposte. Mentre è noto a chiunque operi nel settore che il 90 percento di tale importo viene invece distribuito alla filiera, ovvero ai gestori e agli esercenti. Pertanto, pur ammettendo tale principio, la misura delle sanzioni sarebbe dovuta essere nell’ordine del 10 percento di quanto applicato dalla sezione Regionale della Corte dei Conti. Un aspetto che, se riscontrato nel giudizio di appello, potrebbe ‘sgonfiare’ notevolmente l’importo del contenzioso (facendo pentire amaramente, a quel punto, anche le sei ‘aderenti’.

 

IL POSSIBILE SBARCO IN EUROPA - Infine, in ultima ipotesi, qualora neanche la sentenza della Corte di Appello dovesse accogliere le ragioni dei concessionari, gli esperti dicono esserci numerosi elementi per ricorrere ulteriormente alla Corte di Cassazione e, qualora necessario, anche alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Occorre infatti evidenziare che il procedimento di cui si sta parlando appare in violazione con uno dei principi stabiliti dalla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo (Ne bis in idem), secondo cui lo stesso soggetto non può essere giudicato sui medesimi fatti da due corti diverse tra loro. E giova quindi ricordare come la giustizia amministrativa (Consiglio di Stato per le prime tre penali e Tar Lazio relativamente alla quarta penale) ha già giudicato ed assolto i concessionari dai fatti in contestazione.

 

UNA CURIOSITÀ - Rileggendo la famosa sentenza 214/2012 della Sezione Giurisdizionale per la Regione Lazio della Corte dei Conti da cui è scaturita la vicenda che ci occupa, balza agli occhi la disparità, per i vari concessionari, tra la richiesta di sanzione formulata dalla Procura e quanto invece applicato dalla Corte:

 

 

Sanzione richiesta dalla procura

Sanzione Comminata

rapporto % della sanzione sulla richiesta

Bplus

27.025.247.052

845.000

3,1%

Cogetech

8.003.673.500

255.000

3,2%

Sisal

1.001.811.988

245.000

24,5%

Gamenet

2.003.673.500

235.000

11,7%

Snai

4.006.400.000

210.000

5,2%

HBG

6.006.124.500

200.000

3,3%

Gmatica

1.502.184.256

150.000

10,0%

Cirsa

3.001.458.944

120.000

4,0%

Codere

3.002.822.052

115.000

3,8%

Gtech

3.002.391.456

100.000

3,3%

Totale

58.555.787.248

2.475.000

4,2%

 

Come si vede dalla tabella si va dal 3 percento circa di Gtech, BPlus, Cogetech e Hbg fino ad un rapporto del 25 percento per Sisal. Paradossalmente Sisal, per cui la Procura aveva chiesto la sanzione più contenuta, “solo” 1 miliardo, è stata oggetto della sanzione più elevata dopo BPlus e Cogetech.

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