skin

Maestrelli (As.Tro): "Gioco lecito vuole diventare ‘compatibile’ con territori e cittadini"

02 settembre 2014 - 10:46

“Partiamo da due presupposti innegabili. Il gioco lecito (e solo quello lecito, ovvero regolamentato, autorizzato, controllato e tassato) è oggi considerato un ‘fenomeno’ la cui ‘non-eliminazione’ è percepita come derivato della crisi delle casse erariali.

Scritto da Redazione
Maestrelli (As.Tro): "Gioco lecito vuole diventare ‘compatibile’ con territori e cittadini"

La campagna di demonizzazione attuata in questi ultimi due anni ha, infatti, sedimentato nelle ‘sommarie convinzioni popolari’ l’idea che ‘non si possono abolire gli strumenti di sfida alla sorte ‘solo perché lo Stato ci guadagna’. Il gioco lecito segna negli anni 2004-2010 una storica ‘vittoria’ contro il gioco ‘non legale’, relegando l’irregolarità ad una fenomenologia di carattere marginale (grazie agli investimenti industriali realizzati per ‘conquistare’ il territorio e quindi occupare il mercato dell’offerta di gioco a premio ai cittadini). Oggi purtroppo il ‘trend’ si è già invertito, e il mai contestato dato diffuso dalla Gdf attesta a 23 miliardi il volume di affari annuo del gioco non controllato dallo Stato”. Parte da qui l’analisi del vicepresidente As.Tro, Riccardo Maestrelli, alla luce delle varie iniziative locali sul gioco. “Considerate queste due premesse, una industria ‘cinica’ del gioco lecito si porrebbe in una posizione di ‘attesa’, sfruttando la necessità dello Stato di mantenere quelle voci certe di introito erariale (che anche all’Ue bisogna saper mostrare come ‘confermate’ per il futuro). Distanziometri, divieti di pubblicità, limitazioni orarie per ragioni socio-sanitarie, sono tutte misure che, a prescindere dalla evidente contrarietà al principio del monopolio statale sul gioco, hanno trovato giurisprudenziale avvallo da parte di una Magistratura che ‘ciclicamente’ rinnova l’Ordinamento, rivisitando la portata dei principi e delle competenze istituzionali degli Enti, soprattutto quando può utilizzare lo strumento espansivo dell’interpretazione che è costituito dal ‘diritto alla salute’. Al cospetto di ogni ‘evoluzione giurisprudenziale’ il rimedio è sempre una nuova legislazione nazionale, e nel caso di specie, l’articolo 14 della legge delega fiscale, i cui principi pongono definitiva fine al potere legislativo locale, e severa indicazione al contrasto delle attività prive di licenza nazionale. Nonostante questo quadro, l’industria ‘reale’ del gioco lecito non si arrocca nelle sue posizioni, e offre al Governo un pacchetto di soluzioni che possono garantire l’avvio di un percorso di effettivo ‘controllo e gestione’ anche dei profili socio-sanitari del gioco autorizzato. Partendo dal presupposto che ‘ci sarà sempre’ una persona che al gioco (legale e-o illegale) troverà disgrazia e sventura, il complesso delle misure studiate dal contesto confindustriale del gioco lecito contiene una rivisitazione così analitica dei fattori censiti di criticità, da rendere ‘accettabile’ che uno Stato ‘serio’ si arroghi il diritto di decidere ‘per tutto il territorio, e per tutta la popolazione nazionale’, modi e forme del gioco a premio legale. L’obiettivo, ovviamente, non è la ricerca di benemerenze, ma la tutela di quegli avviamenti aziendali che sarebbero comunque compromessi senza una nuova legittimazione politica del gioco lecito, la cui esistenza non può prescindere da una determinazione istituzionale di mantenere in essere una chiara e netta distinzione: da un lato esiste il gioco d’azzardo vietato dalla legge, e dall’altro lato esiste il gioco a premio governato da leggi statali e controllato in modo da evitare degenerazioni non accettabili. La serietà dell’approfondimento svolto, e la completezza delle disamine effettuate depone per un doveroso ottimismo nei confronti delle valutazioni che saranno condotte dagli esperti del Governo, nei cui confronti non si può che rinnovare l’invito ad accelerare l’attuazione della legge delega”.

Articoli correlati