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As.Tro: Roma e Milano decretano il ‘game over' per il gioco lecito

16 ottobre 2014 - 11:32

“Nessuna industria può vivere come lecita attività, se la medesima politica che ne ha decretato la nascita si diletta a ‘sfregiarla’ con provvedimenti di mera impronta ‘punitiva’”.

Scritto da Redazione
As.Tro: Roma e Milano decretano il ‘game over' per il gioco lecito

 

Lo sottolinea il presidente As.tro, Massimiliano Pucci, che porta due esempi: “Da Roma il messaggio ricevuto è forte e chiaro: le slot vanno punite attraverso una imposizione tributaria insostenibile, con esclusivo guadagno per l’Erario. Se vogliono continuare ad esistere queste sono le condizioni.

Da Milano si anticipano i tempi, decretando la immediata scomparsa del 70% della capacità di raccolta degli apparecchi legali installati nel comprensorio comunale, attraverso un’ordinanza che statuisce limitazione orarie addirittura peggiori di quelle che all’epoca vennero stabilite a Genova, e tali (per esempio) da impedire a tabacchi e bar di proporsi come punti vendita effettivi del gioco lecito.

La ‘presentazione’ del provvedimento comunale del resto è molto chiara: impedire alla maggior parte della popolazione di reperire accesi i congegni legali, in quanto oggetti intrinsecamente dannosi alla salute. Il ‘salto logico’ è quindi il seguente: dal divieto alle imprese di proporre gioco nelle aree sensibili, al ‘divieto per i cittadini di giocare ovunque ai prodotti leciti’.

 

IL RICORSO AL TAR - Su queste basi si proporrà sicuramente un ricorso al T.A.R. che comunque ha ben pochi margini di positivo esito: l’idea che si afferma è oramai chiara nell’escludere la compatibilità tra ‘Stato’ e gestione del gioco, dovendosi relegare nell’alveo della ‘tossicità’ il gioco a premio.

Genova e Bolzano non hanno insegnato nulla agli Amministratori Locali, per i quali, evidentemente, la involuzione del rispettivo territorio a ostello delle offerte illegali e non controllate di gioco e scommesse, non suscita alcun problema, al pari del licenziamento di tutti gli addetti che il calo della raccolta espelle dal loro impiego ‘lecito’.

Se il gioco dello Stato è veramente l’unico demonio che rende l’Italia il Paese in cui non è più possibile costruire qualcosa di bello e importante, allora si aprano i festeggiamenti.

Il momento di ‘fermarsi’ è quindi prossimo, e prescinde persino dalle oggettive condizioni fiscali in cui si vuole (o vorrebbe) far lavorare gli apparecchi leciti: non si può pretendere di marchiare di infamia lavoratori, imprenditori, commercianti, esercenti, tabaccai che si limitano ad applicare la legge onorando quella fondamentale mission di tutela dell’ordine pubblico che si sostanzia nell’offerta al pubblico ‘della meno redditizia’ tra le sfide di sorte, ovvero quella legale, controllata e tassata.

Se gli apparecchi da gioco lecito sono l’unico problema del Paese, si inizi pure a risolvere anche le altre ‘inezie’ che ci stanno condannando alla perenne crisi.

Nessun operatore del gioco lecito può ancora sentirsi impunemente accusare di essere un ‘untore di peste’, e contemporaneamente assistere al trionfo delle offerte di gioco non autorizzato sul mercato. Con che coraggio e con quale onestà intellettuale sarà ancora possibile istruire le nostre imprese al rispetto integralistico della legalità, se il risultato di tale virtù si materializza nei recenti eventi?”

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