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Stabilità: Gioacchini (As.Tro) "Chi farà il lavoro del gestore 'parassita'?"

16 dicembre 2014 - 11:48

“Per chi non fa nulla il tempo non passa mai, eppure nelle aziende come la mia ci vorrebbero giornate di 50 ore.

Scritto da Redazione
Stabilità: Gioacchini (As.Tro) "Chi farà il lavoro del gestore 'parassita'?"

Gestisco ‘parassitariamente’ circa 1.450 congegni leciti con vincita in denaro (comprati e pagati), tramite 40 addetti dedicati esclusivamente all’esazione, alla manutenzione tecnica e meccanica, alla quotidiana verifica interna del punto vendita, indispensabile per controllare la perdurante regolarità della documentazione Balduzzi nel locale, l’efficienza dei sistemi di collegamento telematico del concessionario, e l’assenza di strani computer (o improvvisate attività di raccolta non autorizzata di scommesse, tanto di moda)”. È quanto afferma in modo provocatorio e diretto Paolo Gioacchini, vicepresidente dell’associazione degli operatori del gioco lecito, As.tro, dopo il maxiemendamento del Governo alla legge di Stabilità, dove nella relazione tecnica viene descritta la ‘natura parassitaria’ del gestore e si afferma che "per quanto riguarda le filiere di raccolta - specie nel sottosettore delle Awp - siano lunghe e articolate, le risorse che residuano disponibili per aggi e compensi sono pur sempre cospicue, specie se si considera che in alcuni casi (per esempio quelli dei noleggiatori di apparecchi e di esercenti presso i quali gli apparecchi sono installati, al compenso non corrisponde una vera attività lavorativa)". “Trasmetto ai concessionari – prosegue Gioacchini - circa 1,5 milioni di euro/mese, e dopo aver sostenuto costi –retribuzioni – tributi/contributi mi ritengo fortunato se all’azienda resta, da detto asset, un utile (da tassare) che compensi questa impressionante esposizione di rischio. Peccato che la fortuna latiti da un decennio a questa parte, e quindi l’ambizione di utile si abbatte, a causa: dei furti/spaccate che nottetempo subiscono sia i congegni nei bar, sia i locali aziendali, per non parlare, delle esazioni differite (al fine di consentire al punto vendita di non subire lo sfratto), delle simpatiche novità che una volta al mese la Banca propone per alleggerire la sua esposizione nei confronti di un cliente vecchio di 2 generazioni, che non ha mai avuto un euro fuori posto, ma che, con tutte le fideiussioni che rilascia, è diventato rischioso come una squadra di calcio e con tutto il contante che versa (per inciso monete che alla banca fruttano una commissione supplementare) fa lavorare troppo sia lo sportello che l’addetto all’archivio unico anti-riciclaggio. Eppure dovrei essere felice, dall’alto del parassitismo che contraddistingue il mio lavoro da quello, per esempio, dei Concessionari. Scorrendo i contratti (quelli che il Governo vorrebbe far rinegoziare), mi ricordo quali sono i miei incombenti, in qualità di operatore che il Preu lo genera e poi lo raccoglie, e gli oneri del sostituto di imposta (che il Preu lo versa allo Stato dopo averlo ricevuto). Obblighi del concessionario: richiedere il nulla osta di messa in esercizio; mettere a disposizione la rete telematica per il collegamento degli apparecchi di gioco. Obblighi del gestore: gestisce i flussi di cassa nel rispetto delle normative; frequenta corsi di formazione a proprie spese; si fa carico delle spese del personale preoccupandosi di inquadrarlo correttamente; promuove il gioco legale sui punti, verificando e contrastando la presenza di attività non autorizzate; fa rispettare la normativa sulla comunicazione sui punti (Balduzzi); sostiene gli oneri bancari per le garanzie; presidia il territorio dal punto di vista della funzionalità dei Pda; provvede alla manutenzione degli apparecchi; effettua le dismissioni; presidia il territorio dal punto di vista della normativa sul contingentamento; si fa carico della corretta esposizione dei nulla osta; si fa carico del trasferimento in magazzino degli apparecchi; applica le procedure di blocco; custodisce diligentemente i Pda; presidia i locali dal punto di vista dell’illegalità; verifica l’idoneità dei locali; stipula i contratti con gli esercenti, allestendo a proprie spese la rete commerciale che l’emendamento governativo regala al concessionario investendolo del ruolo di negoziatore del futuro; paga un indennizzo anche se recede nei tempi; risponde delle sanzioni che Adm fa al concessionario. A tutto ciò si aggiungono gli oneri e gli investimenti necessari per mantenere l’offerta di gioco lecito nei locali, tra i quali le giacenze di valori nei congegni e nei cambia monete (che per inciso costano più degli apparecchi da gioco), l’aggiornamento periodico dei prodotti per soddisfare l’utenza, gli impianti di allarme da installare a proprie spese negli esercizi, ovvero, in parole povere, una immobilizzazione di capitale liquido che è pressappoco uguale al volume di affari (perché per fare il nostro lavoro serve la liquidità, unico carburante col quale possono essere alimentati i congegni da gioco lecito e le casse presso i punti vendita)”.

 

E Gioacchini allora chiede: “Vogliamo rinegoziare tutto questo? Vogliamo penalizzare i parassiti? Vogliamo premiare chi crea occupazione e valore aggiunto aziendale? Vogliamo riconoscere un merito a chi presidia la legalità nei pubblici esercizi e tutela il portafoglio giochi del Mef? Accomodatevi. Ma a quale altro parassita si potrà chiedere tutto questo, senza neppure accordargli in cambio la dignità di imprenditore?”.

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