skin

Stabilità, As.Tro: ‘Preu al 60% del cassetto? Facciamo i conti’

28 settembre 2015 - 11:35

L’associazione degli operatori di gioco, As.Tro, commenta le anticipazioni sulla prossima legge di Stabilità e fa i conti.

Scritto da Redazione
Stabilità, As.Tro: ‘Preu al 60% del cassetto? Facciamo i conti’

“L’anticipazione giornalistica che preannuncia la ‘stangata’ sul mondo del gioco (mica vero sul gioco, solo sulle awp), annunciando l’intenzione dell’esecutivo di innalzare il Preu al 60% del cassetto (attualmente è circa il 50%), descrive un’operazione di ‘alta chirurgia politica’: quella di eliminare la categoria del gestore, tramite la scomparsa della rispettiva marginalità, e probabilmente anche di eliminare le ‘famigerate’ slot dagli esercizi generalisti”. Lo sottolinea l’associazione degli operatori del gioco lecito, As.Tro, commentando le anticipazioni sui contenuti della prossima legge di Stabilità in materia di gioco.

 

“Un’operazione ‘pulita’, senza norme e senza principi, senza prese di posizione e senza formali decisioni abolizioniste, e senza bisogno di complessi testi unici da esaminare e approvare: si cancella, semplicemente, ciò di cui vivono i gestori di Awp e ciò di cui vivono i locali generalisti che non possono fare a meno delle Awp. Facciamo i conti sulla base di 180€ di coin In medio giornaliero = 65.700 coin in annuo. Pay out 74% = 48.618, equivalente ad una base imponibile di 17.082 euro, ed una spettanza erariale di 10.249,2 euro. Ipotizzando l’applicazione di questo scenario all’attuale mercato, Adm + concessionario + gestore + punto vendita hanno complessivamente a disposizione 6.832,8 euro. Una verosimile ‘ripartizione’ potrebbe essere: 800 Adm, 3.000 punto vendita, 2600 gestore, 400 costo rete. Da tale ‘ripartizione’ emergerebbe che il gestore perderebbe ‘in media’ 2 euro/giorno a protrarre l’installazione dell’Awp, mentre la metà dei bar che oggi sopravvivono grazie alle Awp (circa 30.000), perderebbero circa 9.000 euro/anno di corrispettivi (da ciò derivando l’impossibilità sopravvenuta di pagare l’affitto con il gioco lecito). Se la matematica non mente, inoltre, preventivare 3,9 miliardi di Preu dalle Awp equivale a ipotizzare oltre 380.000 awp (3,9 miliardi/10.249,2) in servizio effettivo e permanente (numero astronomico e irrealizzabile con questo mercato), ciò rendendo inverosimile la stessa pianificazione di riscossione. Ecco quindi che occorre ‘ritoccare’ i parametri attraverso i quali l’Erario ipotizza la propria spettanza, elevando il coin in e abbassando il pay out, percorrendo l’unica strada che rende attuabile questo binomio, apparentemente impossibile, ovvero, la contestuale riduzione delle Awp e la segregazione delle stesse solo in ‘negozi di gioco professionalizzati. Con un mercato così rinnovato i numeri sarebbero diversi, essendo diversa la capacità di raccolta di un bar rispetto ad un centro di gioco specializzato in cui concentrare scommesse sportive, virtual, Awp, Vlt, lotterie e pronostici vari. Coin in medio giorno di 250 euro = 91.250 euro coin in annuo.
Pay out 72% = 65.700, equivalente ad una base imponibile di 25.550, pari ad una spettanza erariale (60%) di 15.330 euro. Con questa ‘nuova redditività’ il calcolo di 3,9 miliardi/15.330 euro scende esattamente a 254.000 apparecchi (113.000 in meno degli attuali). Il riordino del sistema, quindi, è bello che fatto, senza alcun bisogno di contrapposizioni formali tra Stato e enti locali: con semplicità e rapidità si preleva dal settore la fiscalità preventivata, e si racconta al ‘popolo’ di aver ‘solo’ tassato le slot. A riprova della totale assenza di ‘marginalità’ che l’aliquota al 60% del cassetto generebbe ‘a prescindere’ per il gestore, proviamo a ipotizzare l’applicabilità immediata del pay out al 72%, nell’attuale mercato Awp. 180 euro di coin in medio giornaliero = 65.700 coin in annuo. Pay out al 72% = 47304, equivalente ad una base imponibile (coin in – coin out) di 18.396, con spettanza erariale pari a euro 11.037,6 (comunque insufficiente per traguardare gli obiettivi di riscossione), e un ‘residuo di gioco’ pari a 7.359. Sottraendo i verosimili 1.200 a soddisfazione dei canoni (concessione e connessione), resterebbero 6.159 tra gestore e punto vendita, con una ‘ripartizione ottimale’ che non potrebbe comunque andare oltre i 3159 per il punto vendita e 3000 euro per il gestore. Quest’ultimo, in detta ipotesi, se la caverebbe con 0.70/0.90 euro di perdita /giorno. Secondo la tabella econometrica già sviluppata da As.Tro, infatti, l’ebit giornaliero medio di un Awp con 190 euro di coin in giornaliero è pari a 76 centesimi. Abbassando il coin in del 5% (in ottemperanza del trend 2015) e aumentando la tassazione del 20% (dall’attuale 50 al 60) la prospettiva di ‘utile di esercizio’ diventa impossibile per tutte le Awp che non traguardino 360 euro Coin In giorno (il 30% dell’attuale parco congegni).
Paradossalmente, questo progetto è una ‘liberazione per tutti noi’: essendo impossibile che il gestore possa sopravvivere diventa più ‘semplice’ gestire il confronto istituzionale, e meno complesso rappresentare le difficoltà della categoria”, aggiunge l’associazione.
La proposta è quindi di “elevare il Preu delle Awp al 90% del cassetto, affinché l’erario possa garantirsi effettivamente i traguardi di fiscalità auspicati, e al contempo non si trasformi la morte del gestore (e dei relativi 50 mila addetti) in un mero profitto finanziario per i fondi comuni di investimento. L’unica istanza allo stato avanzabile, pertanto, è che si conceda l’onore delle armi, almeno, ai lavoratori che resteranno a casa, risparmiando loro di vedere il loro posto trasformato in qualche ‘spilletta d’oro’ sulla giaccia degli speculatori finanziari. L’annunciata tassazione, infine, è accompagnata anche da ‘rumors’ non meglio identificati secondo i quali essa concretizzerebbe la reazione governativa alla mancata collaborazione di una parte della filiera al pagamento della stabilità 2015. Non si commentano le voci di corridoio, ma se ne rappresenta, comunque, l’assurdità: abbattere la redditività del ‘prodotto’ – awp comporta l’eliminazione di un numero così elevato di operatori da rendere la ‘punizione’ sicuramente estesa anche a quelli virtuosi e collaborativi, e indebolisce l’industria sino a renderla incapace di sfidare l’offerta non autorizzata di gioco. Più che di reazione, pertanto, si auspica sempre che un giorno si assista ad una ‘azione’ dello Stato a tutela del suo prodotto, unica strada per tutelare la ‘sua’ cittadinanza, e il ‘suo’ erario”.

Articoli correlati