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Sestili (Bplus): ‘Attendiamo sviluppi sui 500 milioni, situazione critica’

15 ottobre 2015 - 09:06

L’amministratore straordinario di Bplus, Stefano Sestili, analizza con GiocoNews.it le problematiche che affliggono il settore del gioco.  

Scritto da Ac
 Sestili (Bplus): ‘Attendiamo sviluppi sui 500 milioni, situazione critica’

 

Roma – “La tassa di 500 milioni imposta dalla Legge di Stabilità per il 2015 rappresenta un onere, per noi insostenibile. Per questo aspettiamo di capire come si dovrà procedere, auspicando di avere indicazioni dal governo o dal tribunale”. A parlare è Stefano Sestili, amministratore straordinario del concessionario Bplus, che in un’intervista a GiocoNews.it racconta della “situazione critica” che sta attraversano l’intero comparto. “Da parte nostra, come al solito, c’è la solita volontà di partecipare agli obblighi previsti dalla legge ma in questo caso si tratta evidentemente di impossibilità a procedere – spiega – tenendo conto che dal conto effettuato dai Monopoli di Stato la nostra società avrebbe dovuto versare oltre 80 milioni di euro di contributo previsto dalla Stabilità a fronte di circa 25 milioni di utile. E’ quindi evidente che i soldi non ci sono e non si potranno pertanto versare. Se per la prima tranche abbiamo trovato il modo di rispettare i termini, ad aprile, adesso non abbiamo modo di farlo. Naturalmente verseremo quello che abbiamo incassato mentre la quota non ricevuta comporterà delle segnalazioni all’Adm dei gestori che non hanno contribuito, come previsto dalla norma. Ma speriamo in una soluzione diversa”.


Cosa auspica per la prossima Legge di Stabilità? “Credo che, a questo punto, la soluzione ideale potrebbe essere quella di un aumento del prelievo erariale sugli apparecchi che renda lineare l’imposizione. In questo modo, almeno, anche se ci sarebbe una seria riduzione dei margini, le società avrebbero comunque la possibilità di poterlo gestire e dei attrezzarsi per adeguarsi alla norma, a differenza di quanto avviene oggi con il contributo previsto dalla vecchia stabilità che ha stravolto il modo di operare. Con un approccio lineare, invece, sarebbe tutto diverso”.
A proposito di Bplus, invece, quando durerà ancora l’amministrazione straordinaria della società? “Prima di tutto occorre ribadire che si tratta di una amministrazione straordinaria e non di un commissariamento, come spesso si sente dire. E la differenza è sostanziale poiché, a differenza di quanto dovrebbe fare un commissario, noi non dobbiamo gestire la società fino al raggiungimento di un obiettivo, ma dobbiamo, invece, gestirla in maniera normale in sostituzione della proprietà. Detto questo, il nostro incarico non ha una scadenza ben definitiva e bisognerà quindi, anche qui, attendere gli sviluppi. Che dovranno arrivare dal Prefetto – che è il soggetto che deve decidere quando porre termine all’amministrazione. Qualche indicazione, tuttavia, potrebbe arrivare dal Consiglio di Stato con la pronuncia prevista per i primi di dicembre, dopo che il Tar aveva sospeso l’interdittiva antimafia che era all’origine della nostra amministrazione”.
Se fosse domani il giorno in cui termina il suo incarico, in che condizioni lascerebbe la società? “Credo di poter dire, senza apparire presuntuoso, che la proprietà non avrebbe nulla da dire della gestione che è stata fatta in questi mesi dai tre amministratori che hanno mantenuto il ruolo di mercato e le operazioni. Mi sento però di dire che, probabilmente, restituiremo alla proprietà un’azienda un po’ meglio organizzata rispetto a prima”.
Per quanto riguarda la politica generale: cosa ne pensa delle ipotesi di divieto di pubblicità dei giochi di cui si parla in questi giorni? “Onestamente, se devo essere sincero, credo che il tema della pubblicità non rappresenti l’elemento di criticità in cima alla lista delle priorità. Trovo molto più urgente e assolutamente prioritario risolvere il problema degli enti locali che quello sì sta compromettendo seriamente il lavoro degli operatori. E’ opportuno però ricordare che ogni restrizione applicata al gioco legale non fa altro che favorire il gioco illegale, quindi anche sulla pubblicità occorrerebbe fare questa riflessione”.

 

 

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