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Tar Cagliari: 'Sindaco non può fissare distanze gioco da luoghi sensibili'

03 novembre 2018 - 08:35

Il Tar Sardegna accoglie ricorso su incompetenza sindacale a dettare distanze minime degli apparecchi da gioco dai 'luoghi sensibili' e annulla cessazione attività.

Scritto da Fm
Tar Cagliari: 'Sindaco non può fissare distanze gioco da luoghi sensibili'

 


"Emerge, dunque, dall’intesa (in Conferenza unificata Stato Regioni, Ndr)  la scelta di coinvolgere (anche) gli enti locali nelle iniziative di contrasto della ludopatia, ma con l’espressa precisazione che i criteri sull’ubicazione territoriale dei videoterminali potranno - a livello locale - essere introdotti soltanto nei 'piani urbanistici' e nei 'regolamenti comunali', cioè in seno ad atti amministrativi di carattere normativo/generale la cui approvazione è riservata al Consiglio Comunale, mentre nessun potere è riconosciuto al Sindaco in merito alla distribuzione territoriale dei videoterminali per il gioco d’azzardo".


Lo evidenzia il Tar Sardegna nella sentenza con cui accoglie in parte il ricorso proposto da una società per l'annullamento, previa sospensione dell’efficacia, del provvedimento del Dirigente del Servizio Suape del Comune di Cagliari con il quale è stata ordinata la cessazione immediata dell'attività di sala giochi, e delle ordinanze sindacali n. 15/2017 e n. 39/2017, ma limitatamente alla parte relativa alla distanza minima dai luoghi sensibili.

Per il resto, i giudici amministrativi hanno respinto la parte del ricorso "secondo cui la contestata decisione del sindaco sarebbe sprovvista di adeguati riscontri istruttori e motivazionali". Allo stesso modo "non coglie nel segno l’assunto di parte ricorrente circa la violazione della libertà d'iniziativa economica, anche alla luce del canone di proporzionalità dell’azione amministrativa" e "spetta alle autorità amministrative individuare discrezionalmente le misure - anche interferenti sullo svolgimento delle attività economiche - necessarie alla tutela degli interessi generali". Infine non "può ipotizzarsi - con specifico riferimento agli orari di apertura (il discorso è diverso per le distanze, come si è visto) - che vi sia, stata da parte del Comune (come parte ricorrente parrebbe forse, anche se non chiaramente, adombrare) un’invasione di competenze riservate all’Autorità statale".
 
 

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