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Norme gioco Lazio, operatori e politica: 'Legge nazionale sempre più urgente'

20 febbraio 2020 - 12:03

Piovono critiche sulle norme sul gioco approvate dal Consiglio del Lazio in seno al Collegato al Bilancio, non solo dagli operatori del settore ma anche dall'Osservatorio regionale.

Scritto da Fm
Norme gioco Lazio, operatori e politica: 'Legge nazionale sempre più urgente'

All'indomani dell'approvazione al consiglio regionale del Lazio dell'articolo del Collegato al Bilancio che ha reso retroattiva la legge sul gioco varata nel 2013, quindi valida anche per attività già autorizzate, seppur con alcuni anni di tempo per adeguarsi, Gioconews.it ha raccolto i commenti del settore, ma anche quelli della politica.

 

FAGGIANI (OSSERVATORIO): "NON ASCOLTATO NOSTRO PARERE" - A cominciare da Domenico Faggiani, responsabile del Tavolo dell'Anci sulle problematiche del gioco e membro dell'Osservatorio regionale del Lazio sul Gap. "Ho già avuto modo di dire cosa penso già durante le riunioni dell'Osservatorio. Sono ben due volte, da quando esiste questo organismo, che il Consiglio modifica la legge del 2013: una prima volta ad ottobre 2018, per un emendamento proposto in Consiglio e non ci fu il tempo di acquisire il parere dell'Osservatorio; la seconda ieri, in questo caso l'articolo del Collegato che modifica la normativa sul gioco scaturisce da una proposta di legge della giunta regionale, e mi chiedo come mai non abbia ritenuto di chiedere e ascoltare il nostro parere. Non l'ha fatto neppure la commissione Politiche sociali, che ha esaminato il testo, anche se fra i membri 'di diritto' dell'Ossercatorio figurano sia l'assessore alle Politiche sociali che il presidente della commissione.
Se avessero presentato il testo all'Osservatorio, visto che annovera componenti che seguono le leggi nazionali e regionali in materia avremmo potuto avanzare delle proposte ulteriori, tenendo conto di quanto fatto anche nelle altre regioni, La Giunta ha licenziato il suo testo il 31 ottobre, quindi c'era tutto il tempo per fare audizioni in merito", evidenzia Faggiani.
"Quanto è accaduto ci riconduce alla stringente necessità di una legge nazionale che ponga fine a questi continui rinvii e aggiustamenti su distanze ed orari. Avevamo pronte delle proposte per modificare la normativa in un senso 'fattivo', che colmasse alcune lacune, come l'assenza di corsi di formazione obbligatori per gli operatori delle attività di gioco. Un punto fondamentale, ed un'occasione persa per introdurli.
Per non parlare della decisione di vietare i punti gioco 'nel raggio' di 500 metri dai luoghi sensibili, che rischia di mettere in difficoltà i Comuni che dovranno provvedere alla mappatura e alla misurazioni. La distanza secondo il 'percorso pedonale più breve' è prevista dal Codice della strada, ma con quale criterio si misura il raggio?".
 
 
MARCOTTI: "BANDI SARANNO UN FLOP" - "Il settore ha bisogno di regole certe, necessità certificata dal Consiglio di Stato pronunciatosi riguardo il futuro bando. La norma votata dalla Regione Lazio è l’ennesima riprova di come solo una legge a carattere nazionale possa riportare ordine in un mercato stravolto dalla schizofrenia dei legislatori locali", puntualizza Italo Marcotti, vice presidente di Sistema gioco Italia. "Roma ne sarà un esempio lampante. Simulando l’applicazione sulla Capitale troveremo che insistono oltre 5.000 punti sensibili , con una possibilità di insediamento dello 0,74 percento del territorio. Riassumo il tutto in una sola parola: proibizionismo. Si camuffa la cancellazione della rete di gioco pubblico con la scusante del riordino. Se le condizioni prodromiche al bando sono le normative regionali ritengo che lo Stato dovrà trovare nuove coperture perché i bandi saranno un flop".
 
 
BARBIERI (ASCOB): "LEGGE TOTALMENTE ESPULSIVA" - Sulla nuova legge dice la sua anche Salvatore Barbieri, presidente di Ascob - Associazione dei concessionari sale bingo. "È una storia infinita, perché si danno ancora più poteri ai Comuni, come se non bastassero le leggi regionali.
Nel 2016 come Ascob abbiamo promosso uno studio, presentato alla Regione Lazio, da cui è emerso che nella provincia di Roma nel 2015 c'erano 22 sale bingo attive: di queste, con il distanziometro a 500 metri ne dovevano chiudere 20, quindi avevamo proposto di considerare la particolarità di Roma, colma di luoghi 'sensibili' a comunciare da quelli di culto, facendo scendere in questo caso il distanziometro a 200 metri per salvarne 16.
Non so perché siano tornati indietro sulla legge e l'abbiano resa retroattiva, ora completamente espulsiva.
Bisogna vedere cosa succederà: se il Pd porta a situazioni come questa a livello regionale cosa accadrà con il Governo nazionale a trazione Pd-5stelle? Da tempo si parla di riprendere il testo dell'intesa sui giochi approvato nel 2017 in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni – che firmerei anche domattina – ma temo che dovessero metterci mano potrebbero anche peggiorarlo.
Lo Stato dovrebbe dire una volta per tutte che il gioco lecito in Italia è vietato e da lì iniziare una strada che ci porterebbe a riqualificare il nostro settore.
Manca la certezza di tutto se non si ha la possibilità di poter fare impresa con un arco temporale preciso di riferimento, un imprenditore – qualsiasi esso sia – non può essere messo in discussione ogni 2 o 3 anni".
 
 
PERRONE (SAPAR): "CONFLITTO FRA LEGGI LOCALI E BANDO" - Dello stesso tenore il commento di Gabriele Perrone, delegato del Lazio per l'associazione Sapar.
Si è compiuta un'altra arroganza verso il settore del gioco legale. La legge del 2013 almeno non era retroattiva e invece, improvvisamente e a due anni dalla scadenza delle concessioni, la Regione decide di mettere il comparto in ginocchio, stracciando i diriitti di chi ha investito, di chi lavora in concessione per lo Stato.
Anche se avvertiti in ritardo delle intenzioni della Regione, abbiamo cercato di intervenire, abbiamo chiesto un'audizione per spiegare le nostre ragioni, ma invano.
Come è possibile che un imprenditore improvvisamente possa essere defraudato dei propri diritti, chi ci ripaga i milioni di investimenti fatti finora?
Purtroppo è già successo in Piemonte, in Emilia Romagna, sono già stati fatti tanti massacri. Non so proprio dove andremo a finire.
E non capisco come sia possibile la coesistenza fra i precetti restrittivi degli Enti locali e il nuovo bando, in programma entro il 31 dicembre, che prevede per lo Stato l'entrata di miliardi di euro per le concessioni". Per poi aggiungere: "Non perderemo tempo nel rimarcare i reali obiettivi di questa modifica di legge, consegnare il lavoro di molti a pochi, ma ribadiamo che faremo tutto ciò che è in nostro potere per fermare questa espropriazione forzata e i devastanti effetti occupazionali ed erariali che ne deriverebbero. Continueremo il dialogo con le forze politiche che hanno manifestato disponibilità ad ascoltare le nostre istanze per far loro comprendere come i provvedimenti varati ieri siano distanti anni luce da qualsiasi forma di equilibrio. Prevedere un diverso termine delle disposizioni transitorie di adeguamento, 18 mesi per gli esercizi (ricevitorie, rivendite di tabacchi, bar) e 4/5 anni per le sale da gioco è profondamente sproporzionato. Si 'tutela' il gioco nelle sale, business core dei grandi gruppi, e si taglia fuori in modo chirurgico (qualche mese prima del rinnovo delle Concessioni….) l’asse portante del settore: aziende di gestione con storie trentennali ed una capillare rete di vendita costituita da esercizi altamente specializzati".
 
 
FERRARA (AS.TRO): "A RISCHIO IL 97% DELLE AZIENDE" - Anche Pietro Ferrara, portavoce dell'associazione As.Tro, prende posizione sulla nuova legge.
"Il consiglio regionale del Lazio è tornato a legiferare sul gioco d’azzardo ha provato a trovare 'mediazione', inserendo un limite temporale di adeguamento al distanziometro per le sale già esistenti. Numeri e statistiche, però, continuano a smentire la posizione politica assunta in regione.
Il consiglio regionale ha sentito la necessità di limitare a 18 mesi l'operatività del prodotto che ha meno impatto sul consumatore, vale a dire la slot a moneta metallica in bar e tabacchi.
Scelte come queste manderanno a casa circa il 97 percento delle aziende che attualmente operano nel Lazio e circa 5000 lavoratori nella sola Capitale", rimarca Ferrara.
Alle sale situate in un raggio inferiore ai 500 metri dai luoghi sensibili non rimarrà che chiudere, o trasferirsi: "Obbligare migliaia di attività a spostarsi in quartieri e luoghi periferici, considerando che ad esempio una città come Roma è piena di luoghi sensibili come chiese e ospedali, comporterebbe la ghettizzazione del gioco legale in zone che già sono state e sono ancora teatro di episodi di cronaca che ben conosciamo legati alla malavita organizzata".
Il consiglio regionale dovrebbe, secondo il portavoce di As.Tro, deliberare nel rispetto dei principi giuridici fondanti della nostra democrazia. "La modifica approvata confonde la dipendenza patologica di persone in difficoltà con il gioco, che è semplicemente il sintomo, non la causa". Posizioni di questo tipo, ricorda Ferrara, sono state espresse dal procuratore generale antimafia Federico Cafiero De Raho: "Un uomo di cui non è contestabile né la terzietà, né l'autorevolezza. Queste le sue parole: 'Intervenire vietando di fatto di giocare legalmente, per un verso non garantisce una libertà che deve essere comunque rispettata, per l’altro spalanca praterie per il gioco illegale'".
 
 
 

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