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As.Tro: 'Finanziamenti, no a discriminazioni per aziende di gioco'

21 maggio 2020 - 11:24

Pucci (As.Tro), invia lettera al premier Conte e al Mef per segnalare che le aziende del gioco non possono partecipare all’iniziativa 'Credito Adesso Evolution' promossa dalla Regione Lombardia.

Scritto da Redazione
As.Tro: 'Finanziamenti, no a discriminazioni per aziende di gioco'

 


"Per fronteggiare la situazione di improvvisa carenza economica causata dall’emergenza Covid-19, la Regione Lombardia, attraverso l’iniziativa 'Credito Adesso Evolution', ha inteso supportare le imprese mediante l’erogazione di finanziamenti: nell’avviso si legge, però, che 'non possono partecipare, i soggetti la cui attività è destinata alla produzione e promozione del gioco d’azzardo e delle attrezzature correlate'.
In un momento di forte difficoltà come quello odierno, simili situazioni si traducono inevitabilmente in discriminazioni nei confronti delle aziende di gioco, ovvero di realtà imprenditoriali che operano in un settore riconosciuto, regolato ed autorizzato dallo Stato".

A scriverlo è l'associazione As.Tro che ha deciso di segnalare questa circostanza alle Istituzioni competenti in una missiva indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, al ministro dell’Economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, e al presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.


Nella lettera, a firma del presidente di As.Tro, Massimiliano Pucci, l'associazione ricorda che "alcune Regioni stanno operando discriminazioni a carico delle imprese del gioco, escludendole espressamente dai benefici economici deliberati per fronteggiare le conseguenze economiche dell’emergenza Covid-19, nonostante tali imprese siano tra quelle che più di altre stanno subendo i danni economici connessi all’emergenza sanitaria in corso: sono state infatti incluse tra le prime il cui esercizio è stato sospeso e, ad oggi, non è prevista una data per la ripartenza.
Abbiamo notizia che anche altre Regioni stiano procedendo nella stessa maniera, addirittura giustificando espressamente l’esclusione sulla base di 'motivi etici', come se, in una moderna democrazia occidentale si potessero giustificare con tali motivi, per loro natura 'soggettivi e nebulosi' (a differenza delle norme di legge) delle discriminazioni a scapito di soggetti che operano nella piena legalità.
Continueremo quindi a segnalare i suddetti casi alle Autorità in indirizzo (per quanto di loro competenza), anche al fine di scongiurare l’ipotesi che essi possano rappresentare dei pericolosi precedenti nel drammatico contesto della complessiva gestione dell’emergenza economica, conseguente all’epidemia da Covid-19.
Le imprese autorizzate (mediante licenze rilasciate dalle autorità̀ di pubblica sicurezza) all’offerta di gioco con vincita in denaro, sono infatti pienamente riconosciute, regolate e controllate dallo Stato, facendo parte di un settore di pertinenza pubblica, le cui attività lo Stato stesso esercita mediante concessionari pubblici che, a loro volta, si avvalgono degli altri soggetti (anch’essi svolgenti alcune funzioni di rilevanza pubblica), i quali, tutti insieme, compongono la filiera del gioco 'pubblico' legale.
Tali caratteristiche rendono del tutto impropria l’equiparazione, operata nel documento in esame, delle attività del comparto del gioco pubblico alle altre attività anch’esse oggetto di esclusione (ad es: pornografia e commercio di armi)", sottolinea Pucci.
 

"Nel caso descritto, come in quelli analoghi che stiamo segnalando, si è quindi di fronte ad interventi che, non solo discriminano imprese pienamente legali ma che addirittura operano per conto e sotto l’egida dello Stato, assicurandogli un gettito complessivo di circa 12 miliardi annui.
Non si può neanche sorvolare sui riflessi occupazionali che deriverebbero dalla chiusura di queste imprese.
Discriminazioni di tale natura esprimono perciò, implicitamente, anche l’insopportabile idea di una distinzione tra dipendenti diserie A e di serie B (pur essendo entrambi dipendenti di imprese legali), venendo riconosciuto solo ai primi il diritto di mantenere il proprio posto di lavoro. Come se, ad esempio, il mutuo o le rette degli asili non gravassero in ugual misura su tutti i lavoratori, ivi compresi quelli che prestano la loro attività per le imprese del gioco.
In sostanza si tratterebbe di stabilire - una volta per tutte - un principio che dovrebbe essere scontato in un ordinamento liberaldemocratico: i soggetti economici che operano entro e nel rispetto dei confini tracciati dall’ordinamento giuridico vigente meritano, anche nel rispetto del principio di uguaglianza stabilito dall’art.3 della Costituzione, di non subire discriminazioni.
La presente quindi per fare appello alle Autorità governative affinché, soprattutto in un momento come quello che stiamo vivendo, facciano quanto necessario, nell’ambito dei loro poteri costituzionalmente riconosciuti dall’art. 120 della Costituzione, per evitare discriminazioni (con riferimento alle misure di sostegno alla ripresa economica) tra le diverse imprese che operano nella legalità: l’unico parametro che deve guidare la concessione di sussidi e benefici dovrebbe continuare ad essere rappresentato dal pregiudizio economico-occupazionale che la crisi sta cagionando all’intero settore economico legale", conclude il presidente di As.Tro.
 

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