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Cardia (Acadi): 'Riaprire gioco, ma urge intervento su norme locali'

06 febbraio 2021 - 09:37

Geronimo Cardia, presidente di Acadi, fa il punto su alcuni dei temi più cari al settore del gioco legale: riordino, questione territoriale e riapertura.

Scritto da Fm
Cardia (Acadi): 'Riaprire gioco, ma urge intervento su norme locali'

 "La priorità oggi è la riapertura. Ma è anche vero che l’obiettivo di rimozione delle incongruenze tra la normativa territoriale e quella nazionale rimane costante ed al momento invariato nel tempo se non sempre più urgente".

Ne è convinto Geronimo Cardia, presidente di Acadi - Associazione concessionari di giochi pubblici aderente a Confcommercio, che in una lunga intervista a GiocoNews (parte di uno speciale pubblicato sul numero della rivista di febbraio 2021, consultabile a questo link, dedicato alla ripresa del dialogo sulle leggi regionali), fa il punto su alcuni dei temi più cari al settore del gioco legale: riordino, questione territoriale e riapertura.

Cominciando proprio dal riordino - promesso dal sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, auspicato a gran voce dal direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna - atteso dal 2017, e strettamente intrecciato alla babele di normative locali che continuano sempre più a limitare il margine di azione delle imprese di gioco.

"Lo abbiamo scritto in numerosi interventi quanti siano stati i tentativi andati falliti di legislatori e governi di portare a termine il riordino del comparto (cfr., in particolare, 'Il Riordino passa per i revirement delle Regioni responsabili', GC, Gioconews settembre 2019, 'I riordini nazionali solo annunciati negli anni' GC, Gioconews ottobre 2019, 'Il riordino spinto dal territorio', GC, Gioconews marzo 2020).
Così come abbiamo seguito e seguiamo per i distanziometri espulsivi la situazione della Provincia di Bolzano, della Regione Piemonte, della Regione Emilia Romagna posto che tra pochissimi mesi ci dovremo confrontare con quella della Regione Lazio (cfr., in particolare, da ultimo, 'Due pesi e due distanze', GC, Gioconews dicembre 2020, 'Distanziamento sociale e distanziamento espulsivo', GC, Gioconews giugno 2020, 'Gioco e distanze, è ora di decidere', GC, Gioconews febbraio 2020)", esordisce Cardia, ricordando i tanti approfondimenti su questi temi pubblicati proprio sulla nostra testata.

"Così come seguiamo le vicende relative alle misure di limitazione degli orari di apertura talmente stringenti da palesarsi con veri e propri quasi-lockdown che rendono impossibile la prosecuzione delle attività (cfr., in particolare, da ultimo 'I nodi del proibizionismo vengono al pettine', GC, Gioconews settembre 2020, 'La circolare vale anche per il distanziometro', GC, Gioconews dicembre 2019, 'L’occhio pigro di chi non vuol vedere', GC, Gioconews gennaio 2019).
Così come seguiamo quelli che abbiamo chiamato revirement responsabili di Regioni e Province virtuose che hanno trovato la forza di tornare sui propri passi abbattendo i parametri espulsivi o sterilizzando i distanziometri espulsivi, facendo salve le realtà esistenti (cfr., in particolare, 'Meglio tardi che fuori', GC, Gioconews ottobre 2020, 'Il Riordino nazionale spinto dai territori', GC, Gioconews marzo 2020, 'Il Riordino passa per i revirement delle Regioni responsabili', GC, Gioconews settembre 2019).
La giurisprudenza nazionale in materia presenta gli stessi cortocircuiti, dovendosi registrare a volte segnali di consapevolezza a volta segnali contrari ma soprattutto un calo importante dei casi sollevati, certamente motivato da delusione e rassegnazione degli operatori per le pronunzie sino ad oggi registrate, ma anche preoccupante, perché lo strumento delle impugnazioni rimane pur sempre uno strumento sul tavolo (cfr., in particolare, 'Come può uno Stato', GC, Gioconews giugno 2019, 'I nodi del proibizionismo vengono al pettine', GC, Gioconews settembre 2020)".

LAVORARE SULLA PERCEZIONE DEL GIOCO PUBBLICO - Per poi domandarsi, e domandare al settore: "Cosa chiediamo alle Istituzioni territoriali e nazionali? Chiediamo di dimostrare di avere assunto consapevolezza dell’effetto espulsivo e della questione territoriale come fatto da altre regioni. Ma non è mai facile.
Chiediamo anche che si affronti il tema del riordino effettivamente. Ma va detto che quando poi si affronta il tema del riordino accade sentir dire che occorre superare alcune barriere e che anche il comparto deve fare il suo.
Spesso il comparto si sente dire che c’è un tema reputazionale da risolvere. E per risolverlo forse bisognerebbe insieme lavorare sulla percezione, posto che il comparto del gioco pubblico ha già e da sempre una serie di punti di forza che non possono non strutturare una reputazione importante, punti di forza che oggi certamente non possono più considerarsi nascosi. E’ di questo numero di Gioconews un articolo in cui mi limito a ricordare cosa fa il gioco per la legalità, per le forze investigative, per la magistratura, per la salute dei cittadini, per il gettito erariale, per la ricchezza del Paese, per i lavoratori etc, etc.
Così come capita spesso che il comparto si senta dire che le forze di rappresentanza non sono unite. Su questo aspetto l’anno appena concluso ed l'inizio del nuovo anno stano confermando una mobilitazione collettiva ormai quasi consolidata non solo a livello di forze confederali (sono numerose ed apprezzate le prese di posizione assunte dalle tre associazioni facenti parte delle sigle confederali nazionali Acadi-Confcommercio, Fiegl-Confesercenti e Sgi-Confindustria) ma anche più in generale, essendo anche in questo caso state numerose di fronte alle massime istituzioni le prese di posizione all’unanimità di tante associazioni rappresentative della filiera dei concessionari, gestori, gestori di sala, esercenti, produttori.
Ormai il percorso fatto segna molte tracce che confermano che molti macrotemi, tra cui la rimozione dei distanziometri espulsivi e degli orari insostenibili, vedono il mondo della rappresentanza sostanzialmente compatto. Ed infatti vi è condivisa e piena condivisione del fatto che gli strumenti espulsivi, che peraltro non assicurano in concreto il giustamente voluto contrasto al disturbo del gioco pubblico, sono irti di effetti collaterali anche contro lo scopo, come detto timidamente in qualche elaborato peritale, e del fatto che pertanto intanto andrebbero rimossi.
Sugli strumenti di avanzamento e sulle proposte, oggettivamente e largamente condivise e condivisibili abbiamo scritto tanto, anche pubblicamente ed anche a livello federale ed interconfederale sia a gennaio dell’anno scorso che a gennaio di quest’anno per esempio in articoli a cui per questo rimando (cfr., in particolare, 'Dall’analisi alle proposte', GC, gennaio 2020, 'Tante ragioni, un solo obiettivo', GC, Gioconews gennaio 2021)
Allora e per concludere non va dimenticato che certamente il comparto del gioco pubblico deve fare il suo o meglio deve continuare a fare il suo, sempre meglio ovviamente, e che però non possa prescindersi da una volontà politica – sia nazionale che a livello territoriale - chiara, determinata e responsabile, peraltro anche oggi sorretta da una consapevolezza sempre più importante da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

IL GIOCO PUBBLICO È UN SERVIZIO ESSENZIALE - Nell'ultimo decreto varato dal Governo Conte bis è stata introdotta la categoria delle "zone bianche", da applicare alle regioni dove l'indice Rt scenderà a 0,5, con la conseguente possibilità di riaprire tutte le attività economiche, gioco compreso. Cosa pensa di questa misura e quanto crede che possa essere comunque importante per le sorti del settore?
"Qualsiasi criterio tecnico di legge che prevede una riapertura il comparto del gioco pubblico lo rispetta e lo rispetterà, come ha fatto sempre e come sempre farà.
La posizione che certamente va assunta ed è stata assunta è che al comparto venga riconosciuto lo stesso trattamento di altri comparti che presentano medesimi livelli di sicurezza e presidi, senza dover soffrire ancora di discriminazioni ideologiche. Il comparto ha dei protocolli di sicurezza importanti, approvati dai sindacati.
Un punto importante da chiarire è quello relativo alla battuta che sentiamo spesso fare quando si chiede la riapertura in sicurezza: 'quello del gioco non sarebbe un servizio essenziale'.
Andrebbe anzi tutto valutato se i presidi dei territori ed il confinamento della offerta illegale per una domanda di gioco che comunque esiste, da un lato, e la messa a disposizione di prodotti misurati e controllati da parte di operatori qualificati dalla legge stessa come incaricati di pubblico servizio, dall’altro, rendono già da soli il comparto del gioco pubblico un servizio essenziale.
Ma andando oltre, a ben vedere il sistema normativo delle chiusure e delle riaperture sino ad oggi stratificato, in questa seconda, ormai terza, fase di chiusure/riaperture il faro per le decisioni assunte non è certamente quello della valutazione se un servizio sia o meno essenziale.
Per essere chiari anche in questi giorni in cui vi sono zone arancioni è pieno di uffici ed esercizi che, nei modi contingentati previsti dalla legge, continuano a svolgere le loro attività mettendo a disposizione i propri servizi non necessariamente essenziali.
A ben vedere, e come ben detto già da qualcuno, non è essenziale il prodotto ma è essenziale la salvaguardia di oltre 150.000 lavoratori, è essenziale i presidio dei territori per il contrasto all’illegalità, è essenziale la distribuzione di prodotti controllati e misurati di Stato per il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo al posto di prodotti illegali fuori controllo, è essenziale non disperdere il gettito erariale da emersione che il comparto assicura.
È essenziale farlo in sicurezza anti-contagio".
 

QUESTIONE TERRITORIALE, NON C'E TEMPO DA PERDERE - Nonostante le promesse di riordino nazionale del Mef, le Regioni e i Comuni continuano a legiferare a spron battuto. A che punto è 'la questione territoriale'?
"La questione territoriale per i distanziometri vede alcuni territori che sono già sotto gli effetti del distanziometro espulsivo (Piemonte ed Emilia Romagna), altri che a breve lo saranno (Lazio), altri che vedono ancora in piedi il contenzioso portato avanti da pochissimi operatori (Provincia di Bolzano) e molti altri che responsabilmente hanno sterilizzato gli strumenti espulsivi e rimandato l’applicazione dei distanziometri espulsivi (e sono veramente tante, tra cui Liguria, Puglia, Abruzzo, Marche, Provincia di Trento, Calabria, Toscana, Campania).
Per le norme sugli orari vanno registrate sempre più realtà comunali che continuano ad infliggere orari insostenibili e le conseguenze si vedono sul piano della mancanza di prosecuzione delle attività.
Sulla gravità di questa situazione non c’è piena consapevolezza in questo periodo. Ciò perché ovviamente quest’anno il fenomeno delle limitazioni orarie insostenibili è stato surclassato dall’effetto negativo del lockdown al 100 percento, protratto per il gioco pubblico più che per ogni altro comparto.
Per affrontare e risolvere i problemi della questione territoriale restano fondamentali le vie messe a disposizione dell’ordinamento giuridico che passano per la consapevolezza politica (che non può che essere a più livelli, nazionale per il riordino, regionale/provinciale per i revirement responsabili e un livello comunale per i provvedimenti in materia di orari) e per iniziative giudiziarie (che potrebbero essere seguite, non solo dagli operatori, non solo a livello nazionale).
Tra tutte ricordo a me stesso l’importante presa di posizione del Consiglio di Stato nei confronti del Mef assunta nel mese di marzo 2019 (cfr., in particolare, Consiglio di Stato, pareri interlocutori nn. 1057/2019 e 1068/2019) riguardo all’impossibilità di procedere con le pure all’epoca avviate gare scommesse e bingo in ragione della persistenza della questione territoriale, come ho affrontato nell’articolo sopra richiamato. Presa di posizione dell’epoca, perfettamente coerente con l’odierna, trasversale e diffusa consapevolezza a tutti i livelli dell’imprescindibilità delle proroghe di attività.
Per concludere la questione territoriale c’è (anche se è coperta dall’emergenza della riapertura e di tenere in sicurezza la tenuta del comparto) lo sanno tutti e ognuno può fare il suo per contribuire a far sì che non si aspetti ancora tempo".

 

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