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Online, operazione rilancio: Rodano (Adm), “Offerta italiana completa, serve recupero del sommerso”

30 agosto 2014 - 08:46

Contrasto ai siti illegali, rivisitazione dei giochi più antichi e uno sguardo attento sull’Europa in cerca di un partner per la liquidità internazionale. È la ricetta dei Monopoli di Stato per rilanciare il gioco online, illustrata a Gioco News dal suo autore, Francesco Rodano. 

Scritto da Redazione
Online, operazione rilancio: Rodano (Adm), “Offerta italiana completa, serve recupero del sommerso”

I recenti studi presentati dagli analisti sono piuttosto impietosi: dopo la caccia all’oro di appena qualche anno fa, il settore dell’online deve fare i conti con una forte diminuzione delle giocate. Roba da oltre il 30 percento, come ha rivelato l’Osservatorio del Politecnico di Milano. Ma se il segno meno preoccupa inevitabilmente gli addetti ai lavori, secondo il responsabile del settore nei Monopoli di Stato, non si tratta di una perdita di appeal da parte dei giocatori quanto, piuttosto, di una “contrazione fisiologica, che tra l’altro non si sta verificando solo in Italia”. E proprio perché in settori come questi, non è facile azzardare alcuna conclusione, vista la complessità della materia, la rivista Gioco News ha deciso di dedicare a questo settore uno speciale di approfondimento (pubblicato nel numero di giugno del cartaceo e di cui riportiamo, qui, un estratto) per capire qual è la realtà, e quali le prospettive, del mercato dell’online italiano, partendo proprio dal parere del regolatore, grazie all’intervista concessa da Rodano con il quale vogliamo guardare avanti. 

“Alla base di questa contrazione – spiega il dirigente dell’Agenzia – sembrano esserci diversi fattori concorrenti. Alcuni giochi, soprattutto il poker, dopo anni di grande successo, hanno esaurito l’effetto novità e stanno, per così dire, passando di moda. Ma si tratta di un fenomeno globale, al quale ha contribuito il fatto che i giocatori hanno sottostimato l’importanza dell’abilità nel poker, e quelli più bravi hanno ‘spremuto’ i principianti, che a loro volta hanno via via abbandonato il gioco”. Un altro importante fattore riguarda dell’economia, che ha pesato soprattutto sulla capacità di spesa dei giocatori tra i 20 e i 30 anni, cioè il target vocazionale per il gioco online. “Non a caso – aggiunge Rodano - la contrazione della spesa in giochi online segue l’andamento negativo della spesa in consumi finali delle famiglie italiane, misurata dall’Istat. Su questo target peraltro pesa una non troppo indiretta concorrenza rappresentata dalla vastissima offerta di giochi sui social network, molti dei quali davvero simili ai giochi online con vincita in denaro. I soldi e il tempo – entrambi risorse scarse – spesi per i giochi sociali potrebbero essere verosimilmente sottratti ai giochi online tradizionali”.


TUTELA DEI CONSUMATORI - Un ultimo fattore è rappresentato dall’effetto della continua azione di sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica riguardo ai rischi connessi al gioco d’azzardo nonché all’introduzione di misure che hanno reso il gioco online legale particolarmente sicuro, in particolare per quanto riguarda l’esclusione dei minori. “Si tratta, evidentemente, di un fenomeno positivo, poiché riguarda una riduzione degli eccessi, come tra l’altro è stato recentemente mostrato dai risultati, presentati lo scorso 16 maggio, dell’ultima indagine Espad Italia 2013 condotta dal Cnr sulle fasce giovanili di età compresa tra 15 e 19 anni, presso le quali è stato registrato un netto calo dell’attività di gioco e della prevalenza del gioco problematico”.

EMERSIONE DEL SOMMERSO - Ma poiché il mercato del gioco lecito deve essere tutelato, pena la ricaduta (o, meglio, la totale migrazione) verso la rete illegale, tra gli interventi allo studio dell'amministrazione per fermare il declino c'è proprio la lotta ai cosiddetti 'punto com': “Siamo partiti dalla constatazione di come gli stessi identici giochi fossero offerti, nel nostro Paese, sia da siti autorizzati che da siti illegali, che definiamo in gergo i ‘punto com’. I primi sono gestiti da società che hanno investito in una concessione e hanno accettato di operare secondo le regole italiane, pagando le tasse, e sottoponendosi al controllo statale. I secondi sono gestiti da operatori che risiedono in Paesi in cui l’impatto fiscale è decisamente più leggero e vi sono meno vincoli regolamentari. Il risultato è uno scenario concorrenziale completamente sbilanciato, poiché gli operatori non autorizzati, beneficiando di cospicui risparmi economici e di economie di scala dovute al fatto di utilizzare gli stessi prodotti su scala globale, possono investire il risparmio in bonus più aggressivi, giochi più flessibili, premi più alti e, soprattutto, più efficaci azioni di marketing. Poiché quei giochi offerti parallelamente attraverso il circuito legale e quello illegale sono prodotti da un numero limitato di fornitori internazionali, abbiamo chiesto a questi ultimi se fossero disposti a interrompere la fornitura di tali giochi ai siti non autorizzati, collaborando con noi nel cercare di risolvere lo squilibrio concorrenziale.
L’idea è che se ci avessero aiutato nel rendere il mercato regolamentato sostenibile per le imprese che vi investono – oggi non lo è ancora proprio a causa della concorrenza sleale degli illegali –, e quindi, in sostanza, a far funzionare il sistema italiano, il nostro modello avrebbe potuto essere seguito da altre giurisdizioni, europee e non, che ci stanno osservando prima di decidere se regolamentare i propri mercati. La regolamentazione di giochi online in altri paesi, infatti, rappresenterebbe per i produttori di giochi un’importante opportunità di espansione. Gli otto principali produttori mondiali hanno accettato di cooperare e hanno già rimosso, o lo faranno a breve, i propri giochi da quei siti che non hanno la concessione italiana, contribuendo così in maniera sostanziale alla repressione dell’offerta illegale. È importante sottolineare che non si tratta solo di recuperare entrate fiscali (la spesa in giochi online infatti rappresenta solo il 4,5% della spesa complessiva in giochi con vincita in denaro in Italia, per cui gli introiti erariali sono poco più che marginali), quanto piuttosto di estendere il controllo statale e tutti gli strumenti di tutela dei consumatori e di promozione del gioco responsabile su un’attività che, come detto, può presentare eccessi e comportamenti problematici”.


LA SFIDA SULLA LIQUIDITA' INTERNAZIONALE - Ma la vera sfida è quella della liquidità internazionale, di cui si parla da anni. È davvero un obiettivo possibile? “La liquidità internazionale, ovvero la possibilità di far partecipare ai giochi online multiutente (come il poker, il bingo, il betting exchange e, in parte, i giochi da casinò) cittadini di Paesi diversi è una possibile evoluzione futura di questo settore”, conferma Rodano. “Tale modalità permetterebbe infatti ai siti legali, cui accedono solo i giocatori del singolo paese, di competere meglio con quelli illegali, che offrono giochi cui partecipano persone da tutto il mondo. La sua implementazione è però molto complessa e vi sono diversi elementi di attenzione. Ne cito solo uno. Nel gioco online è di importanza fondamentale l’efficacia delle procedure di identificazione dei giocatori, per evitare sia l’accesso dei minori, che di soggetti che cercano di proteggersi con l’anonimato a fini di frodi o riciclaggio, ad esempio. Nel nostro sistema le procedure di identificazione sono molto rigide. Se condividessimo la liquidità con un paese in cui tali procedure sono deboli, rischieremmo di esporre i giocatori italiani al rischio di confrontarsi con giocatori minorenni o fraudolenti che sfruttano la facilità di accesso della ‘porta’ dell’altro paese. Inoltre, e non è un dettaglio, per condividere la liquidità occorre un ‘partner’, ovvero un altro paese interessato a perseguire il modello. Ci sono alcuni Stati interessati a collaborare con noi, in Europa (Francia, Spagna, Uk, Danimarca), ma, per motivi molto diversi tra loro, non sono ancora in grado di procedere operativamente. La discussione è comunque in corso, anche se i tempi di realizzazione sono difficili da stimare”.
Dal punto di vista del prodotto, però, il mercato sembra essere giunto al completamento e ora l’obiettivo è consolidare l’esistente. “L’offerta dei giochi online legali è pressoché completa, in quanto sono presenti praticamente tutti i giochi del mercato internazionale. Si sta lavorando ora alla modernizzazione di alcuni giochi che risentono di regolamenti molto datati e che pertanto non sono stati al passo con la velocità dell’evoluzione del mondo internet (vedi bingo o scommesse)”. Ma le evoluzioni, tuttavia, non mancheranno. L’altro fronte al quale stanno lavorando i Monopoli è l’ulteriore miglioramento delle misure di protezione dei minori e dei soggetti a rischio. “Abbiamo partecipato attivamente per due anni, con gli altri 27 Stati membri, ai lavori della Commissione Europea, volti all’individuazione delle best practices in questo campo, nonché ai criteri per la pubblicità responsabile dei giochi. I risultati si vedono con la pubblicazione da parte della Commissione Ue di due Raccomandazioni proprio su questi temi. La nostra Agenzia si impegnerà per implementarle il prima possibile, anche provando a sfruttare i decreti attuativi della Legge delega fiscale, il cui articolo 14 rappresenta un’importante opportunità di intervento sulle norme che regolamentano il comparto dei giochi pubblici. Appare sempre più importante accrescere la cooperazione con gli altri paesi in cui il gioco online è regolamentato al fine di concordare e adottare standard e requisiti comuni, una volta individuati i migliori. Oggi l’estrema frammentazione dei sistemi regolamentari nazionali comporta un onere enorme per gli operatori di gioco attivi in più giurisdizioni, che peggiora ulteriormente le condizioni concorrenziali rispetto ai siti illegali, da una parte, e non porta alcun beneficio in termini di protezione dei consumatori, dall’altra”.

 

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