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Ludopatia: As.Tro, “la differenza tra affrontare un problema e cercare di risolverlo”

30 agosto 2012 - 11:46

“Tutti vogliono affrontare il 'problema' ludopatia, ma nessuno vuole risolverlo”. E' la tesi a cui giunge l'associazione As.Tro in seguito alle dichiarazioni del ministro della Salute Renato Balduzzi. “Tutti vogliono tutelare l’essere umano dai rischi che si corrono se il prodotto gioco viene fruito irresponsabilmente – scrive l'associazione - ma nessuno vuole mettere la collettività in condizione di fruirlo in modo responsabile e sicuro. Tutti ritengono il gioco in sé una piaga e una anomalia etica per uno Stato che promuove la mission della guida spirituale e morale del cittadino, nessuno pensa come asservire un prodotto dello Stato, e di cui lo Stato beneficia in ragione del quadruplo dei relativi attori economici,  a finalità (laiche) di virtuosismo sociale e civile, oltre che erariali. Il baco è quindi culturale oltre che politico”.

Scritto da Vincenzo Giacometti

“Il gioco non è una sostanza a contenuto nocivo intrinseco ma lo si tratta alla stessa stregua di un agente inquinante, peraltro non connesso ad una attività fondamentale della civica modernità, quindi è intrinsecamente eliminabile”.

“Tuttavia, non potendolo eliminare senza una iniziativa legislativa condotta con legittimazione popolare (alias governo non tecnico), si finge che sia un fattore tossico che la società debba sorbirsi, e di cui le Istituzioni debbano preoccuparsi solo di “arginarlo” e di “curarne” le relative ferite inferte”.
 
“Ecco quindi che la ludopatia si può solo 'affrontare', come lo smog, ma non risolvere, garantendo al sottobosco delle competenze non accasate professionalmente, lavoro, convegni, consulenze, passaggi televisivi, e tutto il resto”, scrive l'associazione.  

“Al pari dello smog, che aumenta nonostante le targhe alterne e che continuerà ad essere affrontato con le targhe alterne, il G.A.P. si affronta umiliando l’industria lecita e facendo finta di non sapere che chi non trova la slot legale nel suo bar di prossimità, riverserà su prodotti non autorizzati la sua domanda.

A differenza dello smog, invece, il gioco controllato non è causa diretta di alcuna malattia e risolvere il G.A.P. altro non richiede se non la “messa a sistema” di una serie di realtà imprenditoriali, di volontariato e istituzionali nell’ambito di un programma interdisciplinare ragionato, empiricamente verificabile e costantemente affinabile alla luce dei risultati che ottiene”.

“Le industrie che non lavorano sotto concessione non accettano questi “giochetti” e reagiscono: non ci volete? Allora chiudiamo e apriamo in un altro Stato”, ricorda l'associazione.

“I benpensanti e i sociologi – conclude As.Tro - otterranno, forse, il gioco non-vietato ri-ghettizzato nei Casinò dall’eterno fascino anni trenta, ma chissà che soluzione troveranno per i milioni di posti di lavoro perduti, e per la riviviscenza della criminalità connessa al gioco illegale, non controllabile e non tassabile.  Con questo trend il Gioco Lecito si candida a perdere 100mila unità lavorative direttamente impiegate e ad azzerare l’indotto necessario al mantenimento di altrettante maestranze”.

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