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Binetti: "Non rinnegare il sano intrattenimento ma evidenziare un rischio"

11 aprile 2013 - 17:25

Roma - "Nella precedente legislatura abbiamo lavorato molto per far si che il tema della 'ludopatia' venisse affrontato in maniera concreta e che venisse inserito nel sistema di assistenza sanitaria facendo in modo di dare la giunta attenzione a un fenomeno ormai molto presente nel quotidiano. Questo è un tema su cui stiamo lavorando anche se - per fortuna - il numero di giocatori patologico è molto basso e, al contrario, è altissimo il numero di giocatori occasionali. Noi non vogliamo quindi negare il valore del sano intrattenimento ma vogliamo soltanto fornire un warning nei confronti di un tema che comunque esiste". E' quanto afferma l'onorevole Paola Binetti, durante la presentazione del suo libro 'Quando il gioco non è più un gioco'.

Scritto da Alessio Crisantemi

"Il fenomeno del gioco è in fortissima e continua espansione che nel suo sviluppo si porta con sè degli effetti molto spesso negativi che ricadono sui giocatori e che portano anche alla dipendenza. Per questa ragione il libro vuole offrire un momento di riflessione su questo fenomeno guardandolo dal punto di vista dell'impatto sociale e delle rischio di patologia. Il gioco però è anche un momento di intrattenimento e c'è chi gioca per puro divertimento. Però bisogna tener conto anche di quelli che giocano troppo e, si può vedere, in alcuni casi anche senza il minimo divertimento ma per quella che diventa una necessità e quindi, una dipendenza. È quindi fondamentale essere in grado di distinguere tra questi due casi e garantire un supporto ai giocatori che hanno un problema. Serve un approccio senza dubbio di tipo psicopedagogico per evitare che il gioco possa diventare patologia e già nelle famiglie occorre monitorare l'attività dei propri figli e dei familiari, spiegando che esistono altre attività piuttosto che passare le ore davanti uno schermo per giocare, che può essere un pc ma anche una Playstation. La patologia da gioco ha effetti fortissimi sui soggetti che ne diventano vittime perché vengono come 'svuotati' dei espropri valori. Io ho trovato appassionante studiare questo fenomeno perché si deve essere in grado di capire e affrontare questo disagio".

 

 

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