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Un bene comune sociale: Ferrero (Prc) "Gioco non deve essere oggetto di appropriazione indebita"

16 giugno 2012 - 06:34

Il gioco non deve essere oggetto di appropriazione né da parte della politica né da parte del mercato. Parola del segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, il quale in un'intervista a Gioco News dice la sua sul settore.

Scritto da Sara

Il gioco rappresenta un fenomeno sociale ed economico di rilievo nel nostro Paese. Che idea si è fatto su tale tema?

“Il gioco storicamente è un elemento fondamentale della crescita individuale e sociale di una comunità. Attorno al gioco si stabiliscono relazioni sociali e valoriali. Negli ultimi venti anni il gioco generalmente inteso è stato possibile perché gli uomini e le donne hanno potuto liberarsi dal lavoro per dedicare più tempo a loro stessi. La riduzione dell'orario di lavoro ha dato modo, insomma, alla nostra società di avere più tempo libero. In questo quadro il gioco come fattore sociale è aumentato producendo anche un indotto economico”.

La politica tende spesso a ‘far cassa’ con il gioco, ponendolo alla base anche di interventi volti alla risoluzione di problemi e questioni di carattere economico-finanziario, dal Decreto Abruzzo alla Legge di Stabilità. Cosa ne pensa?

“Penso che la politica tenda a ‘fare cassa’, come altrettanto fa il mercato, sul gioco. In realtà il gioco dal mio punto di vista è un ‘bene comune sociale’ che non dovrebbe essere oggetto di ‘appropriazione’ né da parte della politica né da parte del mercato. Trovo ingiusto che si tassi il gioco per finanziare lo stato sociale, occorrerebbe come diciamo da tempo prendere i soldi ai ricchi e alle banche. Al tempo stesso ritengo che l'accessibilità al gioco dovrebbe essere per tutti. Vedo inoltre con estrema preoccupazione la relazione tra crisi e gambling, perché sono proprio le fasce più povere che provano a tentare la fortuna. In questo quadro le pubblicità sulle scommesse dovrebbero essere meglio regolamentata, così come le slot machine, che non possono e non devono essere ovunque”.

Gioco e promozione pubblicitaria. Il ministro Riccardi ha evidenziato la volontà di una regolamentazione degli spot, anche attraverso l’equiparazione tra gioco e sigarette, pensando anche al divieto assoluto. Secondo lei cosa andrebbe fatto a riguardo?

“È evidente che il gioco legato alle scommesse e lotterie può provocare dipendenza, quando ero ministro avevamo iniziato ad affrontare la questione delle dipendenze senza sostanze. Io sono contro il proibizionismo, ma sono anche per dare un’informazione corretta”.

Secondo lei quali sono gli strumenti per controllare il fenomeno del gioco patologico e aiutare le comunità che ospitano chi ha problemi di dipendenza?

“I Comuni devono intervenire sulla materia con regolamenti per quanto riguarda l'utilizzo delle slot machine nei locali pubblici e il Governo deve smetterla di pubblicizzare le lotterie per fare cassa sulla povera gente. Questo vale anche per i giochi online. Non mi spaventano le nuove tecnologie, ma so che quando la logica del profitto entra dentro le dinamiche della vita sociale le deforma e le estremizza. Oramai i giochi e le scommesse sono pensati per riempire qualsiasi spazio della vita sociale e questo penso che sia un problema”.

Il coinvolgimento del Fondo sanitario nazionale quanto è importante?

“Certo, se esiste una dipendenza esiste un bisogno sociale, il fondo sanitario nazionale è importantissimo in questo e penso che i dipartimenti per le dipendenze debbano trattare l'argomento in maniera corretta, sapendo che chi è dipendente dal gioco d'azzardo non subisce lo stesso stigma sociale che subiscono altre forme di dipendenza da sostanze. Penso però che ci sia un tema che nessuno sviluppa in termini adeguati che è quello della prevenzione. La prevenzione è un investimento, per questo sono contro la pubblicità dei giochi, l'unica pubblicità da fare sarebbe rispetto ai rischi che questi possono avere”.
Quanto incide la crisi sulle problematiche legate al gioco in Italia?
“Moltissimo. Chi gioca spesso alle slot machine appartiene per lo più al blocco sociale che subisce maggiormente la crisi economica”.

State pensando di presentare qualche iniziativa sul gioco?

“Sì, come campagna di prevenzione e rafforzamento dei servizi. In alcuni Comuni abbiamo iniziato a porre la discussione all'interno dei programmi con i quali ci presentiamo alle elezioni”.

In molti, soprattutto a sinistra, hanno chiesto maggiore trasparenza per i concessionari di gioco. Secondo lei effettivamente manca e cosa occorre fare?

“Dove girano soldi è bene che ci sia il massimo della trasparenza, soprattutto in un paese come il nostro dove la criminalità a volte è più organizzata dello stato. È evidente che ci possono essere punti d'intreccio per il riciclaggio di denaro, è giusto per tanto dare alle forze dell'ordine tutti gli strumenti necessari per prevenire e contrastare questo fenomeno”.

Non si rischia a volte di demonizzare troppo il settore, che comunque è stato regolamentato rispetto al passato, togliendolo dalle mani della criminalità?

“Come ho detto prima non sono proibizionista, sono però per regolamentare le attività. Il vero problema è il mercato che tende a espandere la dimensione del gioco economico nelle attività sociali. Il mercato non è diviso in due come molti credono, ma ha una parte legale ed una illegale. Aver legalizzato il gioco economico da un lato ha favorito l'emersione, ma dall'altro ha anche aumentato le possibilità di espansione delle dipendenze da gioco. Occorre un equilibrio che solo una regolamentazione pubblica può definire. Sia chiaro però che questo non basta, occorre una presa di coscienza generale della società italiana rispetto a questo fenomeno di massa. Questa discussione manca ed è compito della politica svilupparla”.

Il gioco rappresenta la terza industria in Italia, fonte erariale importante. Crede che dovrebbe comunque essere limitato?

“Come ho detto, il mercato tende alla massimizzazione del profitto e senza regole produce barbarie. Occorre lavorare sulla dimensione simbolica, far comprendere che esiste l'uso, l'abuso e la dipendenza. Quando si parla di dipendenze si parla di sostanze, di stili di vita e comportamenti a rischio. La regolamentazione deve partire da questo elementi e prima di tutto tutelare l'individuo”.

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