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Lauro (Pdl): “Giochi, falliti obiettivi di sottrarre risorse a illegalità e garantirne all’erario”

09 luglio 2012 - 08:03

Nell’ultimo decennio il mercato del gioco ha registrato un incremento esponenziale che lo ha portato dai 10 miliardi di euro del 2001 agli 80 miliardi di euro del 2011 e tale crescita “è stata determinata dalle politiche dei governi di centrodestra e di centrosinistra, nonché del governo tecnico in carica, basate su due assiomi: 1) l'espansione del mercato legale sottrarrebbe risorse al mercato illegale, in mano alla criminalità organizzata; 2) l'espansione del mercato legale assicurerebbe crescenti risorse al pubblico erario”.

Scritto da Redazione

Così il senatore del Pdl Raffaele Lauro spiega le motivazioni della crescita del gioco pubblico nella sua lectio magistralis di questa mattina alla sala delle biblioteca della Link Campus University – Scuola internazionale de L’Aquila di Roma su ‘Il gioco d’azzardo, una minaccia per i giovani, per le famiglie, per la legalità e per la sicurezza. Le cause, gli effetti ed i rimedi di carattere legislativo, all’esame del Parlamento’, con la quale si inaugura il corso su etica e sicurezza.

Per Lauro “Le indagini (e le relazioni dell'antimafia) hanno provveduto a smentire il primo assioma (esiste un ‘continuum’ tra il mercato cosiddetto autorizzato e quello controllato direttamente dalle mafie: 41 clan, tra mafia, ‘ndrangheta, camorra ed altre associazioni criminali, anche straniere, controllano, sul territorio nazionale, il mercato del gioco d’azzardo) e i dati sulle entrate del primo semestre 2012 hanno smentito il secondo (il MEF, su 44,71 miliardi di euro di raccolta, avrebbe dovuto - non tutti versano ed i controlli sono lenti e carenti! – incassare 4,11 miliardi di euro, pari al 9,2% delle somme lorde giocate, con una caduta di un punto in meno del valore dello scorso anno e una discesa della quota riservata all’erario sotto la soglia del 10%). A fronte di una crescita del mercato, si evidenzia una caduta delle entrate, in termini sia assoluti che relativi. Le entrate erariali totali sul gioco d’azzardo, che hanno consentito allo Stato di incassare fino a 13,7 miliardi di euro nel 2011, quindi, sono in rapida contrazione e si può prevedere, nel prossimo triennio, un buco nelle entrate dello Stato da gioco, se prima non crolla, del tutto, il castello di carta, con una bolla finanziaria.

Di fronte a questa crescita abnorme, con tutti i problemi connessi, i governi ed i parlamenti non hanno varato misure idonee a governare l'imponente fenomeno, le cui ricadute negative hanno prodotto una vera devastazione del tessuto sociale, che, in futuro, si tradurrà in costi, allo stato non quantificabili, a carico della collettività nazionale. Inoltre, l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, di recente accorpata, immotivatamente, all’Agenzia delle Dogane, non poteva, da sola, in carenza di norme ferree ed adeguate, fronteggiare la situazione, in termini di prevenzione e di controllo, con particolare riferimento alla trasparenza proprietaria delle società concessionarie, alla tutela dei minori, al divieto assoluto della pubblicità ingannevole, alla cura dei malati di gioco patologico, al risarcimento economico delle famiglie dei malati e, molto importante, alle norme antimafia ed antiriciclaggio da applicare”. Per Lauro si è così determinato un far west, che rischia di trasformarsi, a breve, in una guerra perduta, una Caporetto sanitaria, sociale, familiare e, da ultimo, finanziaria.

Ricostruendo, poi, la lentezza dell'iter legislativo dei disegni di legge, proposti dall'antimafia e da altri parlamentari, nonostante la dichiarazione unanime di urgenza da parte dell'Aula del Senato, all'esame delle commissioni congiunte Giustizia e Finanze del Senato (la Camera si è limitata ad un'indagine sugli effetti sociali del gioco d'azzardo), Lauro paventa il rischio di una mancata approvazione della riforma, entro la fine della legislatura, e invoca un provvedimento d'urgenza del Governo Monti sugli aspetti più critici del fenomeno gioco d'azzardo, anche on-line (tutela dei minori; cura dei malati da gioco patologico; risarcimenti alle famiglie; divieto assoluto di pubblicità ingannevole; trasparenza totale delle società concessionarie; norme antimafia e antiriciclaggio; poteri, oggi inesistenti, da attribuire alle Regioni, alle Province ed alle Amministrazioni Municipali). In tal modo, il parlamento potrà applicarsi agli altri aspetti, in un'ottica di riforma organica dell'intero pianeta del gioco.

Per Lauro “Siamo al limite fisico di crescita della spesa per giochi e l'Italia rischia seriamente che il mercato del gioco d'azzardo diventi la nostra bolla finanziaria. L'economia dell'azzardo, che naviga verso i 100 miliardi di euro per anno, stracarica di prodotti derivati della finanza creativa, di obbligazioni, di anticipi e di fideiussioni, potrebbe crollare, come un castello di carta. Il default travolgerebbe parte del sistema bancario e il pubblico erario. A fronte di 44,71 miliardi di euro di giocate, nel primo semestre 2012, inoltre, lo Stato avrebbe dovuto incassare (non tutti versano!) 4,11 miliardi di euro, pari al 9,2% delle somme giocate. La parte riservata all'erario è scesa, quindi, sotto la soglia del 10%, quasi un punto in meno del valore dell'anno scorso. La triangolazione perversa tra Stato (concessioni a fisco contenuto), concessionarie indebitate (sovraindebitamento anche con prodotti di finanza creativa) e sistema bancario esoso (altissimi tassi di interesse imposti, per prestiti, ai concessionari) andrebbe in pezzi. Gli italiani pagherebbero tre volte: al fisco (anche con l'IMU!) al posto delle concessionarie; alle concessionarie con le loro giocate e, in caso di default, al sistema bancario. Una follia tutta italiana!"

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