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Indagine sul gioco alla Camera: ecco le conclusioni "Servono dati scientifici e nessun proibizionismo, ma nuove regole"

01 agosto 2012 - 07:56

La commissione Affari Sociali della Camera arriva alle conclusioni dell’indagine conoscitiva sul gioco iniziata il 15 febbraio scorso e che ha visto l’audizione di numerosi rappresentanti del mondo associativo, istituzionale e degli operatori del settore del gioco. “Innanzitutto – si legge nelle conclusioni - c’è l’esigenza di disporre di una conoscenza dei dati epidemiologici tecnicamente e scientificamente validati.

Scritto da Sara

Oggi si dispone di una serie ampia di ricerche e stime utilizzate anche dalle stesse fonti ministeriali, ma che non hanno la necessaria validazione tecnico-scientifica per cui appare difficile programmare i servizi di competenza regionale e diventa problematico stimare l’onere finanziario connesso alla applicazione dei Lea.

È quindi necessario promuovere una indagine, affidata a soggetti privi di conflitto di interessi, che individui i profili per individuare le persone vulnerabili che hanno maggiori probabilità di sviluppare una dipendenza da gioco, le persone problematiche che cioè presentano caratteri evolutivi verso la dipendenza e le persone patologiche per le quali il disturbo si manifesta secondo le caratteristiche del G.A.P.

È risultata unanime nel corso delle audizioni la valutazione di inefficacia di un approccio proibizionistico, né appare convincente l’esortazione al gioco « responsabile», mentre è largamente condivisa la necessità di nuove regole per limitare l’offerta dei giochi, tutelare i minori, liberare l’industria del gioco dagli inquinamenti della malavita ed affrontare il tema della presa in carico dei giocatori patologici.

Prevenzione e informazione. Il primo intervento va operato sulla pubblicità, perché occorre limitare i messaggi pubblicitari e di marketing sul gioco d’azzardo, vietare la pubblicità ingannevole e la pubblicità ammiccante e adottare specifici codici di autoregolamentazione. Nel campo della prevenzione primaria, è necessario promuovere campagne di sensibilizzazione per l’uso responsabile del denaro, per la limitazione all’accesso al debito e sui rischi collegati al gioco d’azzardo, particolarmente nelle scuole.

Vanno promosse iniziative sperimentali di prevenzione e di formazione estesa agli esercenti allo scopo di prevenire gli eccessi di gioco. Va inoltre avviata una puntuale e rigorosa informazione in ciascun gioco al fine di informare il giocatore sulla probabilità di vincita per ogni giocata.

Sperimentare formule organizzative che prevedano l’accesso ai giochi esclusivamente con una card personale per autolimitare la spesa da impiegare nel gioco ed impedire l’accesso ai minori.

Limitazione dei giochi. Occorre distinguere i giochi in relazione alla maggiore o minore potere di creare dipendenza ed in relazione a queste risultanze si deve ridurre la capillarità della diffusione del gioco d’azzardo, soprattutto dei giochi rapidi che sarebbe preferibile collocare in sale dedicate: in tal modo sarebbe più agevole svolgere i controlli, far osservare le regole che vietano il gioco ai minori e si renderebbe più agevole la promozione di strategie per il «gioco responsabile», anche con la collaborazione dei gestori.

Al riguardo la Commissione riterrebbe necessario introdurre un criterio per regolare le nuove autorizzazioni e sospendere la proliferazione dei giochi mediante la modifica del decreto-legge 138/2011 con il quale il ministro dell’Economia ha dato mandato all’Azienda dei Monopoli di Stato di autorizzare nuovi impianti al fine di incrementare le entrate: le nuove autorizzazioni potrebbero essere agganciate al tasso di crescita del paese.

Norme per la cura. Finora la cura della patologia del giocatore d’azzardo patologico è stata affidata ad iniziative sporadiche messe in atto da associazioni o da servizi pubblici (SERT) su iniziativa prevalentemente volontaria di operatori e specialisti, ma non esiste oggi il diritto alla cura per questa patologia e tantomeno ci sono misure per aiutare la famiglia del giocatore. In verità il Governo nel 2010 con la legge di stabilità ritenne di dover intervenire per la prima volta con una «norma primaria» per definire «linee di azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero di fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo » e pervenne alla predisposizione di un decreto interdirigenziale, approvato dalla Conferenza Stato-regioni, ma bloccato da un anno perché privo della norma finanziaria, necessaria alla attivazione delle azioni individuate per gli interventi sociali e sanitari che si inquadrano nell’ambito del G.A.P., non della ludopatia come erroneamente nel decreto si afferma. La norma che prioritariamente - ad avviso della Commissione – occorre introdurre nell’ordinamento riguarda il riconoscimento del G.A.P. e l’inserimento del gioco d’azzardo patologico (GAP) nei LEA (livelli essenziali di assistenza) in adesione all’orientamento dell’OMS che identifica il gioco d’azzardo compulsivo come una forma morbosa che può diventare un’autentica malattia sociale.

Trasparenza e legalità. La Commissione giudica imprescindibile avviare una «operazione trasparenza» nelle procedure di concessione, controlli specifici per le società estere che approdano in Italia, esclusione dai soggetti della filiera dell’industria del gioco di coloro che hanno avuto precedenti penali; è necessario introdurre la tracciabilità dei flussi di gioco e l’applicazione rigorosa delle norme antiriciclaggio, viene richiesto l’inasprimento delle pene sulle norme che vietano il gioco ai minori e requisiti più stringenti per i gestori di giochi.

Riordino delle competenze. Da varie parti è venuta la sollecitazione a definire una legge quadro sul gioco d’azzardo per meglio definire le funzioni di governo e di programmazione politica sulle attività di gioco d’azzardo distinte dalle competenze di gestione e di controllo.

In tal senso la Commissione ritiene opportuno ridefinire le funzioni dall’Azienda dei Monopoli di Stato, di recente accorpata con l’Agenzia delle Dogane. Un capitolo importante è riservato ai

nuovi poteri da affidare ai Comuni ai quali arrivano i giocatori in difficoltà economica, che hanno perso il lavoro, che sono preda dell’usura e talvolta – nell’8 percento dei casi – che hanno visto frantumarsi la famiglia.

In questi anni si sono moltiplicati i conflitti istituzionali in ordine alle richieste dei Comuni di determinare gli orari di funzionamento degli apparecchi di gioco differenziati rispetto agli esercizi pubblici ove sono collocati e/o la ubicazione delle sale giochi o degli apparecchi da gioco al fine di evitare la contiguità con scuole e luoghi di aggregazione giovanile. I Sindaci hanno fatto ricorso all’uso delle ordinanze, ma è esploso un contenzioso che va risolto estendendo le funzioni ed i poteri dei Comuni negli ambiti citati.

Risorse finanziarie. C’è innanzitutto un interrogativo, aldilà di valutazioni pur importanti di natura etica: può lo Stato incentivare il gioco d’azzardo per esigenze di cassa e non farsi carico delle

ricadute di tali scelte ? E qualora intendesse farsene carico può non porre in relazione l’utilità economica con i costi sociali e sanitari che comporta la riparazione del danno provocata dal gioco d’azzardo? In Svizzera viene destinata una quota delle entrate derivanti dal gioco lecito – a carico quindi dello Stato ma anche dei concessionari e gestori – per far fronte alle spese sanitarie per la prevenzione e la cura del gioco patologico d’azzardo e da molti soggetti intervenuti nelle audizioni è venuta la richiesta di applicare anche in Italia analoga normativa. In una fase di emergenza finanziaria quale quella che stiamo attraversando questa modalità va seriamente esplorata pur evidenziando che appare contraddittorio finanziare i servizi di welfare destinati a riparare i danni provocati dal gioco d’azzardo con le risorse che derivano dalla incentivazione della diffusione

del gioco stesso. In sede di audizione delle società scientifiche degli Psicologi è emersa anche la proposta di ricorrere ad una quota delle sanzioni comminate a concessionarie o gestori degli apparecchi da gioco per finanziare i servizi previsti dai L.E.A..

Occorre infine rimuovere la differente tassazione fra gioco e gioco attualmente esistente e la scontistica prevista per incentivare la diffusione dei giochi: si eviterebbero così i comportamenti elusivi che vedono aumentare l’ammontare delle somme giocate ma diminuire percentualmente il gettito per l’Erario”.

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