Pertanto, il fatto che dalla riunione di pre-Consiglio dei Ministri svoltasi ieri sia emersa la necessità di un ulteriore momento di riflessione sul decreto in oggetto “è da considerare positivo”, secondo Curcio, “sempre con l’auspicio che ciò porti il Governo a rivedere la norma e a confrontarsi con le associazioni del settore”.
Del resto “tale iniziativa è apparsa da subito ridondante e priva di efficacia nel combattere le ludopatie e il gioco minorile”, aggiunge, sottolineando come “basterebbe ragionare sul fatto che il gioco a vincita in denaro è vietato agli under 18 e che su chi non rispetta questo divieto gravano sanzioni molto pesanti. Per quanto riguarda poi le NewSlot, che sono al centro delle “attenzioni” del decreto, la prossima introduzione dei dispositivi di riconoscimento dell’utente rende oltremodo inutile l’applicazione del vincolo delle distanze minime”.
“A mio avviso, l’apparato normativo costruito in questi anni è di per sé pienamente idoneo a garantire l’integrità del sistema e a preservarlo dalle malversazioni, purché, ovviamente, venga ulteriormente rafforzata la lotta contro l’offerta di giochi illegali, attraverso controlli rigidi e costanti sulle location e l’inasprimento delle sanzioni. Di pari importanza è amplificare le iniziative di informazione e di prevenzione a livello sociale, così da permettere all’utenza di avere un approccio più consapevole ed equilibrato al gioco”.
In definitiva, “il decreto Balduzzi non migliora le tutele anzi potrebbe essere dannoso per lo Stato, che rischia di perdere un’importante quota di gettito per la lotta all’illegalità, perché dando un taglio netto agli apparecchi leciti non si fa altro che dare nuove opportunità alle organizzazioni criminose. Anche le imprese di gestione subiranno un danno, vedendo svanire in maniera irrimediabile i massicci investimenti sin qui effettuati non solo vantaggio a proprio, ma anche nel pieno rispetto delle regole del settore. Così come per le migliaia di esercizi pubblici che nel gioco hanno una delle principali fonti di reddito”.
“Per concludere, mi domando ancora: perché, quando si parla di fenomeni di devianza legati al gioco, l’indice è sempre puntato su quello svolto su rete fisica, mentre della pericolosità del gioco on-line non si parla mai, in nome della tanto declamata identificazione dell’utente che, in effetti, può essere facilmente aggirata?”.