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Maxipenali slot, Pdl sollecita governo al recupero delle somme

22 novembre 2012 - 08:54

I deputati del Pdl Mancuso, Crolla, Giro, Ciccioli, Girlanda, De Luca, Barani e Bocciardo hanno presentato un’interrogazione al presidente del Consiglio, al ministro dell’Interno e al ministro dell’Economia per sapere se e in che modo il Governo intenda agire per il recupero delle somme che, in primo grado, sono state condannate a pagare le dieci maggiori società che gestiscono le slot machines. Legge di Stabilità. sì finale della Camera, si va in Senato Camera, un'interrogazione Pdl chiede a governo piano di risanamento settore ippico Accorpamento Aams-Dogane: a piazza Mastai faccia a faccia con i sindacati sul piede di guerra

Scritto da Amr

I deputati ricordano in premessa che “prima del 2002, in Italia, le slot machines erano illegali e terreno di conquista per la criminalità organizzata; in seguito il sistema venne regolamentato, rendendole legali, ma con l’imperativo categorico di collegare ogni macchinetta a un sistema telematico di controllo; tale sistema doveva inviare alla Sogei, la società informatica del Ministero dell’economia, i dati di ogni singola giocata, affinché fossero applicate le tasse e vi fosse un controllo dello Stato su tutto il business; nel maggio del 2007 una Commissione parlamentare prima e il gruppo antifrodi delle tecnologie della Guardia di finanza poi, comunicano i risultati delle loro indagini alla Corte dei conti; essi dicono che le dieci maggiori società che gestiscono le slot machines avrebbero contratto un debito con il fisco, per gli anni 2004/2007, di circa 98 miliardi; questo perché i due terzi delle macchinette non sono collegate alla Sogei; nel solo 2006 le società indagate incassano il triplo dell’importo dichiarato al fisco: 43,5 miliardi anziché 15,4; il 4 dicembre 2008 ha inizio il processo, ma i difensore delle società gestrici contestano la competenza della Corte dei conti obiettando che di tale questione se ne dovrebbe occupare il TAR del Lazio; nel dicembre del 2010 la Corte di cassazione decide che i giudici contabili possono continuare ad indagare; il processo è ripreso nell’ottobre del 2011; la Commissione d’indagine parla anche di « interrogativi, sorti durante l’inchiesta su specifici comportamenti tenuti dai Monopoli di Stato in particolari occasioni, che riguardano sia la fase di avvio delle reti telematiche e in particolare l’esito positivo dei collaudi allora condotti, subito dopo smentiti dall’esperienza applicativa, sia l’accelerato rilascio di nulla-osta di distribuzione, per apparecchi nell’imminenza dell’entrata in vigore di una disciplina più stringente, sia l’omessa applicazione di sanzioni previste dalla legge e l’invenzione di regimi fiscali forfettari »; oltre ai vertici dei Monopoli, gravi accuse di corruzione sono state rivolte dalla Commissione a singoli funzionari che, attraverso « anomale procedure », avrebbero permesso ad almeno 28 aziende (alcune delle quali oggetto di indagini da parte della magistratura per presunti reati di corruzione nei confronti di dirigenti dei Monopoli) di eludere le disposizioni introdotte successivamente dalla legge; la verifica informatica fungeva anche da garanzia per il singolo giocatore; per questo il pubblico ministero”.

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