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Il futuro del gioco pubblico tra Genova e Milano ma con l'esempio Bologna

04 luglio 2013 - 07:50

Il futuro del gioco pubblico passa per Genova e Milano. Due capoluoghi che esprimono, in modi diversi, l'antagonismo che le rispettive regioni di appartenenza hanno dichiarato contro il mondo del gioco e, più in particolare, nei confronti del segmento degli apparecchi da intrattenimento. E se a Milano si attende per oggi l'annuncio (in pompa magna) della nuova regolamentazione che la Giunta regionale intende imporre per limitare l'esercizio del gioco e tutelare la comunità nei confronti delle dipendenze di gioco - che vede un'insolita convergenza di tutte le forze politiche, con tanto di proclama del presidente Roberto Maroni – a Genova i giochi – è proprio il caso di dire – sono ormai fatti, dopo che il Comune ha già emanato un proprio “Regolamento per le sale da gioco e i giochi leciti”” attuando i dettami della legge provinciale, il quale è stato però impugnato dagli operatori dinanzi al Tar Liguria, il quale è chiamato a discutere questa mattina la vicenda, nell'udienza in camera di consiglio che porterà a un’ordinanza cautelare la quale imporrà l'orario di spegnimento delle slot e di chiusura delle sale giochi e degli esercizi dedicati di Genova.

Scritto da Alessio Crisantemi
Il futuro del gioco pubblico tra Genova e Milano ma con l'esempio Bologna


Ma la pronuncia del Tar viene accompagnata da una presa di posizione netta e dai connotati politici con tanto di manifestazione organizzata per questa mattina, di fronte alla sede del Tar, dalla Comunità di San Benedetto, Acli Liguria, Auser Liguria, Arci Liguria e Genova, Fondazione Antiusura alla quale ha annunciato di partecipare anche il partito Sinistra e Libertà attraverso il proprio coordimanento di Genova.

 

L'EMILIA COME ESEMPIO DI BUONA POLITICA - Un duplice scenario, quello di Genova e Milano, che rischia di compromettere e non poco l'attività degli operatori del gioco pubblico che potrebbero ritrovarsi semi-impossibilitati nell'esercizio delle proprie attività quotidiane a causa delle regolamentazioni di livello locale. Anche se, proprio in questi giorni, sarebbero arrivati buoni segnali da un'altra regione di primo piano come l'Emilia Romagna dove, anche qui, le forze politiche avevano deciso di intervenire per limitare il gioco, ma dopo un'attenta analisi del mercato e uno studio della filiera (per un esercizio, una volta tanto, di buona politica), accompagnato da una concertazione con le categorie (che ha visto la partecipazione di As.Tro e Confindustria Sgi), la giunta ha emanato un disegno di legge recante ‘Norme per il contrasto, la prevenzione, la riduzione del rischio della dipendenza dal gioco d’azzardo patologico, nonché delle problematiche e delle patologie correlate’, che si presenta coerente e assolutamente sostenibile, sia per la comunità che per il settore. Dopo aver abbandonato l'infelice ipotesi delle distanze geografiche per l'apertura delle sale (rimandando, come vuole la Legge, alla ricollocazione già imposta dal Balduzzi), la Regione ha pensato bene di introdurre sistemi sperimentali per l'assistenza da parte delle Asl del territorio oltre all'obbligo di corsi di formazione per i gestori ed esercenti, nell'evidente obiettivo di perseguire una professionalizzazione del comparto e con un approccio evidentemente costruttivo.
L'esempio di una regolamentazione sostenibile arriva quindi da Bologna e dalla Regione Emilia: un caso che, con tutta probabilità, potrà essere portato ad esempio nella discussione odierna presso il Tar Liguria e, magari, anche nella giunta lombarda. Staremo a vedere.

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