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Sanatoria new slot, c'è chi dice no: ecco cosa accade a chi aderisce e a chi attende

29 ottobre 2013 - 09:27

Il Decreto Imu è Legge, la “sanatoria” sulle penali in capo ai concessionari di rete è realtà. E dei dieci soggetti coinvolti nella vicenda, sei (Gtech, Sisal, Cirsa, Cogetech, Snai, Gamenet) hanno già manifestato la loro adesione alla transazione proposta dal governo. Ma ora che fine farà il contenzioso presso la Corte dei Conti? E cosa accade a quei quattro soggetti che, al contrario, non hanno manifestato interesse (o possibilità) ad aderire? Lo scenario è assai complesso, ma è possibile dedurre alcuni possibili scenari. Per i sei aderenti, intanto, la strada sembra già delineata: e in attesa di risposte formali, a dare indicazioni è stato il Sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che intervenendo in Senato ha spiegato come, pur non trattandosi di un condono per le società, ma di un contenzioso aperto nei tribunali, il Governo avrebbe stabilito, “anche in accordo con la Corte dei conti, un dato quantitativo che consente ed ha consentito di allargare la platea dei contribuenti, di coloro che aderiscono alla transazione”. Lasciando intendere che, essendo la Corte è d’accordo, la storia si dovrebbe chiudere qui per questi sei concessionari. Rimane invece aperto il procedimento per i quattro soggetti - G.Matica, Codere Hbg e BPlus – i quali, a quanto pare, non intendono aderire.

Scritto da Alessio Crisantemi
Sanatoria new slot, c'è chi dice no: ecco cosa accade a chi aderisce e a chi attende

 

 

PERCHE’ ADERIRE E PERCHE’ NO - Se lo scenario sopra descritto sarà confermato, la sanatoria proposta dal governo troverà accoglimento dal 60 percento dei concessionari, ma per importi relativi a meno del 50 percento di quelli attesi dal Governo (in quanto ai quattro non aderenti corrispondono il 53 percento delle sanzioni, pesando, la sola BPlus, per il 30%). Ma se i motivi di adesione della maggioranza appaiono pressoché evidenti (come ricordato nell’editoriale di ieri), le ragioni della mancata partecipazione sono probabilmente vari, ma legati comunque dallo stesso filo conduttore. Ovvero, la presunzione (e convinzione) di innocenza delle concessionarie le quali, come  cercano di ribadire, sono già state parzialmente “assolte” dal Consiglio di Stato, il quale, con Sentenza n.9347/2010 (quindi due anni prima rispetto al giudice erariale), ha adottato una decisione definitiva, di recente confermata e fatta propria dal Tar, con la quale ha stabilito che nessuna responsabilità può essere attribuita ai concessionari per gli eventuali ritardi o disfunzioni che si siano verificati nell'avviamento e nella gestione della rete telematica, dimostrando così la “buona fede” delle società. Peccato però che tali giudicati definitivi, che avrebbero dovuto escludere ulteriori sindacati giudiziali sul punto, non hanno mai trovato ascolto nelle valutazioni della Corte dei Conti, che le ha completamente disattese, tornando a pronunciarsi su una questione che si sarebbe dovuta ritenere chiarita. Ma così non è stato, e questo sperano di dimostrare i concessionari nel giudizio di appello.

 

IN ATTESA DI VERDETTO - Per questo, nonostante per la maggioranza delle società non aderenti (Hbg, Codere e Bplus), la mancata adesione sembrerebbe più essere legata all’impossibilità di reperire i fondi richiesti, non potendo procedere, per vari motivi, alla ricapitalizzazione necessaria, in tutti i casi permane comunque la ferma volontà di far prevalere le proprie ragioni, confidando nel giudizio finale. E a confermare l’opposizione al concetto di sanatoria è la mancata adesione da parte di Gmatica, la quale, probabilmente, non avrebbe problemi di liquidità per fare fronte alla sanzione rimodulata (pari, nel suo caso, a 30 milioni di euro) potendo contare sulla proprietà austriaca di un colosso industriale come Novomatic. Ma, proprio in logica industriale, che senso avrebbe per un investitore aderire ad una proposta che, condizionerebbe i concessionari quasi a lavorare ‘gratis’, in media, per i prossimi sei o sette anni? In assenza di “opportunismi finanziari”  la scelta, laddove possibile, va dunque ponderata. E così è stato.

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