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Gioco, si parta da gestione del territorio

22 marzo 2014 - 10:07

Uno strumento che non ha certo l’immediatezza del decreto legge, ma che consentirà la necessaria riorganizzazione normativa e fiscale di un settore, quello del gioco, che spesso è stato ‘vittima’ di una giungla giuridica del quale gli enti locali lamentano di essere stati tra le principali vittime.

Scritto da Anna Maria Rengo
Gioco, si parta da gestione del territorio

È il decreto delegato che il nuovo governo guidato da Matteo Renzi dovrà mettere a punto nei prossimi mesi, ai sensi della legge delega in materia fiscale approvata ormai definitivamente e che entrerà in vigore il prossimo 27 marzo. Il Senato, che ha esaminato il testo originario messo a punto a Montecitorio, ha lavorato a lungo su tutti i suoi aspetti e anche sull’articolo 14, dedicato appunto al ridisegno del gioco pubblico.

 

Il presidente della sesta commissione Finanze del Senato, Mauro Maria Marino, evidenzia quelli che sono i punti principali su cui il governo, attraverso la delega fiscale, dovrà intervenire in materia di gioco.

“Fondamentalmente sulla gestione del territorio. Sappiamo che lo Stato svolge un ruolo principe nella lotta all’illegalità e che esiste la riserva di legge sul gioco, ma vediamo anche questo movimento spontaneo di diversi sindaci italiani. Penso che il punto più urgente sia quello di raccordare la dimensione territoriale con quella nazionale. Bene o male lo Stato riceve oltre otto miliardi di euro annui di gettito fiscale dai giochi, mentre i territori lamentano di averne sono le ricadute negative e non quelle positive. Da un lato quindi serve un’armonizzazione dei rapporti, dall’altro la redistribuzione di una parte del gettito, che ora è tutto in capo allo Stato. Ciò penso che aiuterebbe ad abbassare i livelli di tensione tra chi ha ricadute potenzialmente negative e lo Stato che invece fa cassa dal gioco”.

Ci sono degli aspetti che secondo lei non possono aspettare i tempi della delega fiscale?

“L’urgenza è sicuramente massima, però considero che il valore aggiunto della delega fiscale sia dato dal vedere tutti i problemi assieme, e quindi intervenire con altri provvedimenti prima dell’attuazione della stessa rischia di ingenerare nuova confusione. Poniamoci dunque il problema di accelerare i tempi di attuazione della delega. La cosa più saggia è affrontare la cosa nel suo insieme, sennò penso che interventi parcellizzati servano a poco”.

In materia di gioco e minori, oltre che di gioco e pubblicità e di Lea, era intervenuto anche il decreto Balduzzi. Secondo lei ha avuto degli effetti positivi?

“Io penso che il decreto Balduzzi abbia rappresentato un primo significativo passo in avanti. Diciamo che ha bisogno di alcune specificazioni: la dipendenza da gioco è un fenomeno che esiste e va gestito in maniera razionale, e questo è il senso in cui si è mosso il decreto Balduzzi. Quanto alla norma sulle distanze, l’esperienza ha insegnato che sarebbe opportuno che ci fosse una specificazione di carattere generale sulla definizione di luoghi sensibili, così da evitare interpretazioni disparate sul territorio, e che si andasse nell’ottica di quantificare anche le distanze. La normativa deve specificare in maniera univoca l’architrave del decreto Balduzzi, questo per la certezza del diritto e perché non ci siano abusi, né in un senso né nell’altro”.

In attesa della delega le Regioni continuano a legiferare in materia di gioco. Come potranno armonizzarsi le diverse norme?

“Il rischio vero è che si possano creare le condizioni di un conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato di fronte alla Corte costituzionale e questo non è positivo. Penso che la delega, nel momento in cui viene scritta, deve da un lato tenere conto delle situazioni che ci sono, dall’altro cercare di risolvere potenziali conflitti. E ciò può avvenire solo con uno Stato che detta norme di carattere generale e che, attraverso la cessione di una parte delle proprie entrate, come dicevo prima, accontenta parte delle istanze che ci sono sul territorio. Armonizzazione norme che richiederà dei sacrifici, e occorre inoltre omogeneità nella trattazione della materia. Se ognuno va per conto proprio la questione diventa complessa”.

Lei ha auspicato una collaborazione tra commissioni e governo nella fase di stesura dei decreti delegati. Per quanto riguarda il tema del gioco, su quali punti punterete l’accento?

“La questione territoriale emerge in tutta la sua rilevanza, non possiamo non essere attenti alle istanze che nascono dal territorio perché hanno ratio importante. In secondo luogo, la mia commissione ha promosso un’indagine conoscitiva sugli organismi fiscali e sul rapporto fisco-contribuente. Questa indagine conoscitiva è aperta a tutti coloro che vogliono dare un contributo e serve ad accompagnare la stesura dei decreti delegati. Visto che il governo ha dato la disponibilità a scrivere insieme queste norme, mi sono permesso di dire: facciamo un’ampia consultazione dei soggetti interessati, questo ci permetterà di arricchire le nostre cognizioni in materia e quindi di operare una sintesi delle istanze che verranno poste dai soggetti auditi per poi sottoporla al governo. È una cosa sperimentale che vogliamo fare per evitare che Parlamento dia la delega e poi il governo faccia decreti che cadono sulla testa del Parlamento. È un modo diverso e nuovo di ragionare, vediamo se avrà un senso. Una collaborazione forte tra commissione e governo è importante, e c’è stata anche in passato, ma serve anche il recepimento delle istanze di coloro che vorranno essere auditi: enti territoriali, associazioni di consumatori, insomma tutti coloro che sono interessati all’attuazione dell’articolo 14 , quello sul gioco, e di tutti gli altri che compongono la delega. Abbiamo iniziato a febbraio e il calendario è già pieno per tutto marzo”.

La delega rappresenta uno strumento valido per il rilancio dell’ippica italiana?

“Noi siamo consci che il settore dell’ippica è in grandissima difficoltà, oltretutto in sede di delega c’è stato l’incidente per cui la commissione Bilancio del Senato aveva ritenuto non coperte le norme scritte alla Camera. Abbiamo cercato di intervenire dando delle coperture e ci auguriamo che le norme incluse nella delega siano sufficienti a dare un nuovo slancio a settore in difficoltà che ha una tradizionale importanza e che non può essere abbandonato a se stesso”.

Come mai non si è pensato di regolamentare anche il settore del poker live, al momenti privo di norme?

“In Senato abbiamo cercato di intervenire meno possibile sull’articolo 14. Io personalmente sarei per non creare le condizioni per un ulteriore allargamento dell’offerta di gioco, che finisce per generare l’aumento della domanda, piuttosto per controllare quello che già c’è. Quindi bisogna fotografare l’esistente e controllarlo, senza aumentare l’offerta”.

Nei più disparati disegni di legge alla Camera e al Senato si continua a chiedere di innalzare la tassazione sul gioco, così da finanziare una pluralità di interventi. Ritiene che si tratti di richieste superate dall’arrivo della delega?

“Per rispondere a questa domanda potrei ricorrere a uno slogan: la delega serve per effettuare, rispetto al tema della tassazione sul gioco, un’opera di razionalizzazione e di armonizzazione. Razionalizzazione perché c’è la possibilità di affrontare il tema nel suo insieme, e armonizzazione perché ci sono prelievi fiscali diversi. È dunque un’occasione per mettere mano in maniera seria al settore, sapendo che nella razionalizzazione non bisogna esagerare con innalzamento della tassazione. La delega prevede anzi che non ci deve essere aumento della pressione fiscale, escludo dunque un incremento della tassazione, piuttosto occorrerà creare le condizioni per un’armonizzazione al suo interno, di cui c’è necessità. E a tale proposito va ricordato il rischio dell’espansione dell’illegalità, che ha costi minori e dunque può offrire premi maggiori, sottraendo gettito allo Stato”.

La crisi di governo e l’arrivo di Matteo Renzi a Palazzo Chigi potrebbe cambiare qualcosa nelle politiche governative in materia di gioco e nei tempi e modi del decreto delegato sul gioco?

“Io penso che la sensibilità che ha maturato il presidente del consiglio da sindaco potrà essere un arricchimento nuovo nell’affrontare questo delicato tema anche sulla logica dell’attenzione al territorio”.

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