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Sala corso Vercelli, Comune Milano contro Regione Lombardia: "Legge sul Gap fa acqua da tutte le parti"

03 aprile 2014 - 09:47

La vicenda relativa all'apertura della sala scommesse di corso Vercelli a Milano torna a tenere banco, o meglio, i banchi: quelli del consiglio regionale della Lombardia e del Comune di Milano. Dopo la sentenza del Tar Lombardia che ha annullato l'ordinanza di sospensione dell'attività per sei mesi,  firmata dal sindaco Giuliano Pisapia, arriva infatti lo scontro a distanza fra l'assessore al Territorio Viviana Beccalossi e il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, che accusa: La legge regionale fa acqua da tutte le parti.

Scritto da Fm
Sala corso Vercelli, Comune Milano contro Regione Lombardia: "Legge sul Gap fa acqua da tutte le parti"


INTERPELLANZA IN CONSIGLIO REGIONALE - A fornire il destro alla querelle l'interpellanza riguardante la sala giochi in corso Vercelli a Milano presentata dal consigliere regionale Silvana Carcano (M5s). Il progetto di tale locale -  di tre piani per un totale di 800 metri quadrati  -, che  ha riscontrato l'opposizione di molti abitanti della zona, condomini dello stabile, associazioni anti racket e contro il Gap e ldello stesso Comune di Milano, per la Carcano sarebbe infatti "in contrasto con la legge regionale della Lombardia che prevede il divieto di aprire sale a 500 metri da luoghi sensibili, ancora priva dei decreti attuativi".

 

LA RISPOSTA DELLA BECCALOSSI – Dura la replica dell'assessore al Territorio, che ricordato la sussistenza dei decreti attuativi e come la Regione "non fosse a conoscenza del progetto di apertura della sala fino al ricorso al Tar, non avendo ricevuto richieste di informazione né dal questore di Milano né dagli uffici del Comune di Milano e neppure dalla società che ha presentato la richiesta di autorizzazione". Allo stato attuale, ha ribadito, "la Regione non può per legge assumere iniziative dirette e neppure intervenire nei confronti del Tar che di fatto, pur sospendendo l'ordinanza del Comune di Milano, ha sancito la costituzionalità e la legittimità della nostra legge. Sentenza che non va a toccare l'impianto normativo di Regione Lombardia ma piuttosto la motivazione di ordine pubblico  contenuta dal provvedimento comunale di ordine pubblico". Per ovviare al problema, secondo Beccalossi,  sarebbe bastato "negare l’autorizzazione alla Scia (la comunicazione di cambio attività, ndr)".

 

POSIZIONE PILATESCA DELLE QUESTURE – "Le questure, verificando esclusivamente la norma dell'articolo 88 del Tulps e rimandando alle autorità locali e ai Comuni la verifica dei requisiti previsti per l'apertura delle sale, in sostanza scelgono una posizione pilatesca: ammettono la legittimità delle legislazioni restrittive regionali ma nel loro provvedimento tengono solo conto della sussistenza dei requisiti ministeriali e demandano ai Comuni il controllo e la verifica degli atti presupposti. Per questo motivo, ho chiesto al presidente Maroni di incontrare quanto prima tutti i questori di Regione Lombardia per spiegare questa legge perché non succeda quanto accaduto a Milano.  Appare evidente il bizantinismo di questa posizione, contrario all'obbligo di semplificazione del procedimento contenuto nella legge 241/90, anomalia che può solo essere corretta da una modifica della legislazione nazionale", ha ricordato l'assessore regionale.

 

DE CESARIS: "LEGGE LOMBARDIA FA ACQUA"  -  Una posizione netta che ha destato le ire di Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco di Milano e assessore all'Urbanistica, al lavoro sul regolamento edilizio comunale per introdurre una norma che vieti l'apertura di sale gioco a meno di 200 metri dai luoghi sensibili. "La legge regionale sul contrasto alla ludopatia – afferma - non si occupa delle sale scommesse (che sono quelle autorizzate dalla questura, ndr);  è priva dello strumento per intervenire retroattivamente come nel caso di corso Vercelli; lascia immutato il meccanismo della Scia per questo tipo di attività, fatto che consente elusioni. Infine, nel periodo tra l’approvazione e i decreti attuativi della legge, non si è pensato a impedire la corsa alle autorizzazioni".

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