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Gioco tra delega e Dlgs, gli operatori sociali: “Le responsabilità della politica”

11 agosto 2014 - 09:04

Entro ottobre il Dlgs sui giochi che darà attuazione alla delega fiscale. Prima, durante o forse dopo il prosieguo dell’iter del Ddl sul gioco patologico alla Camera dei deputati. Secondo Daniela Capitanucci, socio fondatore di And-Azzardo e Nuove Dipendenze, “Ci vuole del tempo per formulare un provvedimento adeguato, e nel mentre lo scenario cambia: così quando arriva la proposta, ammesso che poi riesca a passare, è già obsoleta. Così, si finisce per mettere toppe su toppe, con risultati spesso a dir poco imbarazzanti.

Scritto da Anna Maria Rengo
Gioco tra delega e Dlgs, gli operatori sociali: “Le responsabilità della politica”

Sono passati ormai quasi due anni dalla proposizione del Gap nei Lea e ancora non sono operativi, se mai lo saranno. Di pari passo, i territori insorgono (prima i Comuni e poi anche le Regioni): regolamenti, ordinanze restrittive, leggi regionali...”.

 

Quanto al come potrà risolversi la tenzone tra la delega fiscale e il disegno di legge sul gioco d’azzardo, “intanto il tempo passa e le persone si ammalano. Più volte mi sono chiesta che cosa si potrebbe fare al punto cui siamo arrivati, in questo contesto, caotico e sempre più di difficile gestione, e sono arrivata a una conclusione. Non si potrà ragionare che a bocce ferme. E come fare, giacchè è evidente che sembra di essere su un ottovolante impazzito? Potrebbe stare la soluzione in tre mosse? Il primo passo prevede l’analisi della situazione alla luce della storia. Ripartire dall’analisi dei contratti e agire di conseguenza è quindi il secondo passo. Se la politica oggi si è ormai avveduta che la rotta va cambiata, anche se non è ancora chiaro in quale direzione, è necessario fermare le bocce e ciò vuol dire attuare una moratoria immediata di tutto ciò che può essere fermato, e una consapevolezza che altri impegni dovranno essere portati a compimento, in virtù di contratti che non possono essere rescissi dallo Stato prima della scadenza, se non con il pagamento di penali ai concessionari. Moratoria e riprogrammazione è il terzo passo. A quel punto sarà necessario ripartire da zero. La storia di questo quindicennio dovrà servire solo ad essere valutata, con i suoi benefici e con i suoi costi. Ma dovrà rimanere nella storia appunto, e non per forza essere modello da riprodurre”. Secondo Capitanucci “il nostro Paese dovrà chiedersi, al di là dell’azzardo, qual è il progetto complessivo da seguire per uscire da una crisi profonda e duratura che vede le famiglie perdere casa e lavoro sempre più spesso. Come l’azzardo potrà o dovrà entrare in questo progetto? Con quali canali distributivi? Con quali tutele per i giocatori, le loro famiglie, la collettività? Un pensiero complessivo prevede l’adozione un modello organizzativo che a fronte di un’analisi effettiva di costi e benefici, disciplini integralmente l’offerta del gioco d’azzardo, la prevenzione di fenomeni distorti collegati al gioco d’azzardo offerto legalmente, la cura della patologia e il sostegno alle famiglie coinvolte.

GIOCO E POLITICA - Queste scelte andranno fatte dalla politica, evidentemente senza il coinvolgimento dell’industria (almeno nelle fasi di decisione delle linee di indirizzo portanti). Se si decidesse che il gioco d’azzardo lecito potrà avere ancora uno spazio nel nostro Paese, gli obiettivi inquadrati nella cornice di tutela della salute pubblica dovranno essere basati sull’obbligo per tutte le parti in causa di adoperarsi per limitare i danni prodotti da questa attività autorizzata, con metodi oggettivi di verifica, ormai consolidati all’estero. Sempre più la promozione della salute passa attraverso l’adozione di stili di vita sani e l’evitamento di comportamenti a rischio (non solo azzardo, ma alcol, tabacco, cibi grassi o zuccherini, …) e la politica ha grande margine di azione nel dettare le linee guida a riguardo: l’Oms stesso afferma che sempre più per garantire il benessere degli individui ci si dovrà occupare delle determinanti sociali della salute, cioè di promuovere ed orientare i cittadini verso gli stili di vita più salutari per prevenire per quanto possibile l’insorgere di patologie. È a tutto questo che si dovrebbe pensare ora, senza perdere tempo a rincorre le mucche fuggite dalle stalle, preparandosi almeno ad essere pronti ad affrontare la questione quando davvero lo si potrà fare in modo incisivo”.

LE RESPONSABILITA’ DEL GAP – Secondo il responsabile del centro di terapia di Campoformido, Rolando De Luca, “l’azzardo fino al 1990 in Italia non era un problema sociale ma lo è diventato dopo per scelte chiare precise. Ecco ora invece avanza tutta la giostra della prevenzione, delle leggi regionali, della futura legge nazionale, del tanto blaterare, dei convegni organizzati da chi produce azzardo e anche non, degli inciuci; basterebbe (ma oramai non basta più) eliminare la pubblicità, diminuire l’offerta, introdurre regole del buon senso e si otterrebbero dal punto di vista sociale esiti comunque importanti per un’inversione di tendenza. Non capire tutto questo è terribile e poi che senso ha diventare complici ? Solo perché arriveranno le briciole dei finanziamenti? Così non si va da nessuna parte. Se non dalla parte che conferma l’azzardo di stato, chi lo gestisce (attenzione in modo legale: quindi io che rispetto la legge non ho nulla da eccepire su chi gestisce legalmente il tutto) e la criminalità che è uscita dalla porta ed è rientrata dalla finestra. In questo lo Stato e una parte del privato sociale, sono complici e hanno contribuito e contribuiscono a mantenere lo stato delle cose”.

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